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3. L’occupazione
3.1 Le ULA e gli Occupati
Lavoro su a ritmo più veloce del PIL fino a inizio 2024… In media d’anno, anche nel 2024 l’input di lavoro misurato in termini di unità equivalenti (ULA) crescerà a un ritmo più sostenuto rispetto all’attività economica: +1,4% previsto per le ULA contro il +0,8% del PIL. D’altronde, già nel 2023 le ULA erano cresciute di più (+2,3% contro +0,7%) e ciò ha lasciato in eredità al 2024 un’elasticità dell’input di lavoro al PIL ben sopra l’unità. Il 2024 si è aperto con una crescita occupazionale di nuovo più intensa dell’attività economica: +0,7% le ULA nel 1° trimestre sull’ultimo quarto 2023 (contro il +0,3% del PIL), +1,4% la crescita acquisita per l’anno (Grafico 12).
…ma inversione di tendenza nel resto del biennio Come già si legge nei dati del 2° trimestre, tuttavia, anche nel resto di quest’anno e l’anno prossimo le ULA sono attese avanzare ad un ritmo inferiore rispetto al PIL: +0,5% le prime in media d’anno nel 2025, a fronte del +0,9% del PIL.
L’occupazione in termini di teste è, tuttavia, attesa crescere più delle ULA: +1,7% nel 2024 (già acquisito in agosto) e +0,9% nel 2025. Il fatto che la crescita delle ULA sarà smorzata rispetto a quella del numero di occupati è dovuto al calo atteso delle ore lavorate per occupato, a parziale rientro del forte allungamento degli orari osservato negli scorsi anni. Gli andamenti previsti si tradurranno in un seppur lieve miglioramento della produttività del lavoro: +0,4% quella per ora lavorata nel 2025, dopo i cali registrati negli anni precedenti (-0,6% nel 2024 e -1,6% nel 2023).
Nel 2° trimestre 2024, a fronte del +0,2% del PIL, le ULA hanno registrato un -0,1% come risultato di una contrazione sul margine intensivo (-0,5% le ore lavorate per occupato). Una tendenza alla riduzione degli orari che riteniamo proseguirà nella seconda parte dell’anno e l’anno prossimo, alla luce di una serie di fattori, sia congiunturali (rallentamento dell’attività edile e debolezza del settore industriale) sia strutturali (ricomposizione dell’attività e dell’occupazione verso i servizi, caratterizzati da orari di lavoro più corti).
Nelle costruzioni caleranno più gli orari degli occupati Nel comparto edile, la straordinaria espansione del valore aggiunto registrata da inizio 2021 è stata accompagnata da un rialzo dell’input di lavoro utilizzato di intensità ben al di sotto rispetto all’attività: +43,1% il valore aggiunto il primo trimestre del 2024 su fine 2020 contro il +29,4% delle ULA, a loro volta cresciute molto di più degli occupati (+17,0%) dato il marcato allungamento delle ore lavorate pro-capite (+12,9%, equivalenti a quasi 4 ore in più a settimana). Ora che il ciclo delle costruzioni si è invertito, sia il divario apertosi tra valore aggiunto e ULA sia quello tra ULA e occupati sono attesi chiudersi progressivamente. Ciò implica che le ULA caleranno meno del valore aggiunto, e l’elasticità sarà ancora più bassa per il numero di occupati, data la contemporanea riduzione delle ore lavorate per occupato. Già nel 2° trimestre, d’altronde, a fronte del -0,6% del valore aggiunto nelle costruzioni, le ULA hanno fatto registrare un -0,5% e le ore lavorate per occupato un -1,5% (Grafico 13).
Poco slancio al lavoro atteso nella ripresa industriale L’industria in senso stretto è il settore dove, con la crisi energetica del 2022, si è manifestato un vero e proprio fenomeno di “occupazione senza crescita”: il valore aggiunto è arretrato del 2,1% dall’ultimo quarto 2021 al 1° trimestre 2024, e nello stesso periodo le ULA sono aumentate del 3,1%. Ciò ha compresso la produttività del lavoro (-5,7% in termini di ore lavorate).
Solo nel 2° trimestre del 2024 all’ulteriore calo del valore aggiunto (-0,5%) è seguita una contrazione dell’input di lavoro in termini di ULA (-0,7%), probabilmente a causa dell’impiego di ore di Cassa Integrazione Guadagni in alcuni comparti. Il ricorso alla CIG è atteso in ampliamento anche nel resto dell’anno, fintanto che durerà la debolezza del settore industriale: secondo i dati Inps, infatti, le ore autorizzate di CIG sono cresciute del 50% nella media del settore manifatturiero nei primi otto mesi dell’anno.
Nelle previsioni del CSC il rafforzamento dell’attività industriale, atteso non prima di fine anno (si veda il par.1.2), sarà accompagnato da una crescita dell’input di lavoro a ritmo più moderato. Ciò permetterà un recupero della produttività del lavoro nel 2025, seppur contenuto.
Produttività del lavoro attesa rimanere alta nei servizi L’aggregato dei servizi privati è stato caratterizzato in uscita dalla crisi pandemica da ampi guadagni di produttività: le ULA hanno recuperato il livello pre-pandemia a primavera 2022, quando il valore aggiunto segnava già un +5,1% rispetto a fine 2019; a primavera di quest’anno il divario, pur assottigliatosi, rimaneva ampio (+5,3% le ULA contro +8,1% il valore aggiunto).
Andando ad analizzare più nel dettaglio i vari comparti dei servizi, l’espansione delle ULA è stata particolarmente intensa in due settori, ovvero quello dell’informazione e comunicazione (+13,7%) e quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche e servizi di supporto (+16,9%; Grafico 14). Questi effetti di ricomposizione contribuiscono a spiegare l’aumento della produttività media, dato che questi settori hanno anche una produttività del lavoro superiore alla media dei servizi privati. Assumendo che il rialzo del valore aggiunto atteso per i servizi privati nel biennio in corso continui ad essere concentrato in settori ad alto contenuto tecnologico ed informativo, le ULA sono attese continuare a crescere a un ritmo più contenuto dell’attività.
3.2 Disoccupazione
Disoccupazione stabile La buona performance dell’occupazione in uscita dalla pandemia ha permesso un rientro del tasso di disoccupazione, dal picco del 10,2% raggiunto ad aprile 2021 al 6,2% nell’agosto 2024, sui livelli dell’estate del 2007, appena prima della crisi finanziaria.
Nel 2024, il tasso di disoccupazione si attesterà in media d’anno al 6,5% (poco sotto al valore medio già acquisito ad agosto, pari a 6,6%). Nel 2025 il tasso scenderà ulteriormente, al 6,0%, grazie ad un’occupazione ancora in aumento e a una forza lavoro in solo lieve espansione (+0,3%, dopo il +0,5% del 2024, con +0,6% acquisto ad agosto).
I dati mensili mostrano come in uscita dalla pandemia l’espansione dell’occupazione è andata di pari passo con l’aumento della forza lavoro: la ripresa dell’offerta di lavoro è stata, infatti, sostenuta dalla diminuzione del numero di persone inattive. Da fine 2023, tuttavia, l’aumento degli occupati si è tradotto pressoché “uno a uno” in un calo dei disoccupati: la forza lavoro è rimasta stabile e gli inattivi sono addirittura aumentati (Grafico 15).
Queste tendenze, che saranno esacerbate dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione, evidenziano il rischio che la crescita occupazionale possa essere limitata nel prossimo futuro dal lato dell’offerta di lavoro. È quindi fondamentale incrementare la partecipazione al lavoro, in particolare tra donne e giovani, ovvero gruppi ancora caratterizzati da tassi di occupazione molto bassi nel confronto europeo, e allo stesso tempo promuovere l’ingresso di un maggior numero di lavoratori stranieri (si veda il Focus n. 3).