Centro Studi Confindustria

La storia e la mission

La nascita del Centro Studi Confindustria (CSC) è strettamente connessa alla storia di Confindustria e all’evoluzione del Paese, i cui cambiamenti culturali, economici e politici hanno guidato la definizione del suo campo d’indagine e della sua struttura organizzativa.

Sin dalla sua nascita nel 1910 Confindustria indicava nel proprio statuto la volontà “di attuare quelle istituzioni e diffondere quegli studi che promuovessero una migliore e più cordiale intesa tra industriali e operai”.

Nel 1921 la struttura organizzativa associativa prevedeva due sezioni, una di natura economica e una sindacale, che rispondevano ai bisogni di rappresentanza e di tutela degli interessi generali economici delle imprese associate, dentro e fuori il perimetro sindacale.

Con l’ordinamento del 1926, alle associazioni territoriali e alle categorie che componevano la struttura confederale, si aggiunsero associazioni di assistenza tecnico-economica specializzate nello studio di problemi economici riguardanti specifici settori economici. Era il caso dell’associazione dell’industria cotoniera, laniera, meccanica, metallurgica, elettrica e automobilistica.

Le rilevazioni statistiche, eseguite in accordo con l’Istituto Centrale di Statistica, erano parte integrante del loro lavoro ed erano fondate su tre direttrici principali: statistiche dell’attività industriale, statistiche del commercio con l’estero, e variazione dei prezzi sui mercati mondiali.

Col passare degli anni nuovi servizi di assistenza tecnico-economica e fiscale sono stati sviluppati di pari passo con l’emergere di nuovi fabbisogni da parte delle imprese. Nel 1944 nacque l’Ufficio Studi e Rilevazioni, per alcuni anni coadiuvato dall’Ufficio Statistiche ed Economia del Lavoro, entrambi dediti alla produzione di rilevazioni statistiche e congiunturali, studi economici e finanziari, studi del mercato del lavoro e indagini sulle previsioni di sviluppo dell’industria.

È invece nel 1970 che il CSC entrò ufficialmente nello statuto confederale per merito dell’allora presidente Angelo Costa. L’articolo 26 ne sanciva obiettivi e campo di indagine, definendolo propulsore di indagini scientifiche a carattere economico, sociologico e tecnico. Il Centro Studi divenne ufficialmente lo strumento di conoscenza, interpretazione e previsione scientifica per conto del sistema associativo. Era la prima volta che Confindustria raggruppava in un’area specifica tutte le risorse economico-statistiche del Sistema.

Ma è tra il 1976 e il 1980, sotto la presidenza e il forte impulso di Guido Carli, che il CSC venne potenziato e trasformato in centro d’eccellenza. Carli, con il contributo dell’economista Paolo Savona, scelto come Direttore Generale, e di Enzo Grilli, nominato direttore del CSC, lo trasformò in un istituto di ricerca e indagine economica valido a livello internazionale, in grado di confrontarsi autorevolmente con gli altri istituti di analisi. Iniziarono a proliferare studi e rapporti macroeconomici e di politica industriale, oltre a previsioni di scenari economici di breve, medio e lungo periodo.

Il CSC tramite documenti e progetti, tavole rotonde e convegni, promuoveva l’incontro e il dibattito su argomenti di particolare importanza, dai problemi strutturali dell’economia italiana agli sviluppi della Comunità Europea. Le analisi e gli studi conferivano base scientifica alle proposte che Confindustria formulava al Governo e con le quali si inseriva nel dibattito politico. Inoltre il lavoro di consulenza, diffusione e supporto ha contribuito a creare una stretta vicinanza tra la Sede centrale e le Associazioni territoriali e di categoria.

È sempre in questi anni che Confindustria si dotò di un proprio modello econometrico dell’economia italiana, integrato con altri modelli esistenti all’epoca. Iniziato col lavoro di Massimo Tivegna, recatosi negli USA per beneficiare dell’esperienza del premio Nobel Lawrence Klein, e forte di collaborazioni con il Wharton Econometric Forecasting Associates/ Stanford Research Institute (il centro di modellistica economica più avanzato all’epoca) e il CNUCE-CNR di Pisa, Confindustria mise a punto il modello annuale dell’economia italiana più all’avanguardia nel nostro Paese insieme a quello della Banca d’Italia.

Da allora il CSC non ha più mutato la sua forma né dissipato la sua importanza, ma anzi ha aggiunto all’autorevolezza dei suoi studi la fama e il prestigio conquistati nel tempo.

Nel 2016 il CSC ha ottenuto da Eurostat il riconoscimento europeo come ente di ricerca economica. Non vi sono precedenti in Europa per l’assegnazione di tale riconoscimento a un’organizzazione imprenditoriale o sindacale. A motivarne la decisione il rispetto di criteri scientifici quali gli obiettivi istituzionali, l’indipendenza, l’autonomia e la qualità del proprio operato, oltre alla reputazione e alla storia che contraddistinguono il Centro Studi Confindustria.

Temi di ricerca

Il focus dell’attività del CSC varia dall’analisi della congiuntura economica alle questioni di policy, cercando di mettere in luce le azioni che possono favorire una crescita economica più inclusiva attraverso il rafforzamento del settore privato e una migliore performance dei conti pubblici italiani.

Vengono individuati quattro ambiti di analisi:

  1. Congiuntura e previsioni
  2. Scenari geoeconomici
  3. Tendenze delle imprese e dei sistemi industriali
  4. Valutazione delle politiche pubbliche

Dove siamo
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