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Resta in crescita l’economia italiana Il PIL italiano nel 2024 è atteso crescere pressoché in linea con la dinamica osservata nel 2023: nello scenario base, il CSC prevede un incremento annuo del +0,8%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto nello scenario di aprile. Ciò a fronte di una dinamica acquisita (la variazione che si avrebbe nel 2024 se negli ultimi due trimestri la crescita fosse zero) pari a +0,4% se si usano i dati trimestrali, ma che diventa +0,6% depurando il dato annuale dall’effetto stimato della correzione per i giorni lavorativi; il che implica che anche la seconda metà dell’anno è attesa in moderato miglioramento. Nel 2025 la crescita è attesa poco superiore, al +0,9% (Tabella 1).
Il ribasso delle previsioni sul 2024 è ascrivibile alle revisioni Istat rilasciate a settembre-ottobre 2024. Queste ultime, infatti, implicano un’eredità statistica del 2023 sul PIL 2024 più bassa di 0,2 punti, interamente dovuta alla peggiore dinamica nel 2023, mentre quella nella prima metà del 2024 è rimasta invariata.
D’altra parte, il quadro macroeconomico che fa da sfondo a questo scenario non è mutato in modo sostanziale da aprile. Sono confermate le attese di: una politica monetaria meno restrittiva da parte della BCE (il taglio dei tassi è già iniziato, si veda il par. 7.3); un miglioramento del reddito disponibile reale delle famiglie per via del rientro dell’inflazione; il venir meno soprattutto nel prossimo anno degli effetti degli incentivi all’edilizia; la spesa di una quota significativa delle risorse PNRR, che ammontano a oltre 100 miliardi nel biennio, sostenendo anche l'edilizia; una ripresa del commercio internazionale (si veda il par. 7.1), tra la seconda parte del 2024 e, in particolare, il 2025; un moderato recupero dell’Area Euro che crescerà sostanzialmente in linea con l’economia italiana ma che rimane condizionata dalla fragilità della Germania.
L’effetto restrittivo dei passati rialzi dei tassi di interesse, attualmente ancora su livelli elevati, ha condizionato le scelte di investimento delle imprese e quelle di consumo delle famiglie in modo più incisivo tra fine 2023 e prima parte del 2024 e dovrebbe persistere anche nel 3° e 4° trimestre di quest’anno nonostante i primi tagli, per poi attenuarsi progressivamente nel 2025, quando comunque la politica monetaria, seppur in allentamento, rimarrà restrittiva.
Congiuntura debole Nel 2023, il prodotto italiano è cresciuto dello 0,7% annuo, grazie al contributo rilevante dei consumi delle famiglie (+0,6%), degli investimenti fissi lordi (+1,9%), dei consumi collettivi (+0,4%) e delle esportazioni nette (+0,4%) che hanno più che compensato il fortissimo decumulo di scorte (-2,5%).
Il PIL italiano nel 2° trimestre 2024 è aumentato del +0,2%, in linea con la stima preliminare (+0,3% nel 1°). La dinamica dell’economia italiana tra aprile e giugno dell’anno in corso è stata sostenuta dal contributo della spesa per consumi delle famiglie (+0,2% da +0,1% nel 1°), della spesa della PA (+0,2% da -0,1%) e della variazione delle scorte (+0,3% da zero), mentre hanno contribuito negativamente la domanda estera netta (-0,5% da +0,4%) e gli investimenti fissi lordi (-0,01%, da -0,1%). Nel complesso, il contributo della domanda interna al netto delle scorte è stato positivo (+0,4%), quello della domanda estera netta negativo (Grafico 1).
Nel 2024 la variazione acquisita del PIL al 2° trimestre, che sconta la dinamica del 2023 e della prima metà dell’anno in corso, pari come ricordato al +0,4%, è sostenuta dagli investimenti (+1,1%, di cui +3,2% le costruzioni, -2,2% gli impianti e i mezzi di trasporto), ma non dai consumi totali (-0,1%, di cui -0,2% la spesa delle famiglie, +0,5% quella della PA).
Nel 3° trimestre del 2024, gli indicatori congiunturali sull’attività economica e sulla fiducia di imprese e famiglie fotografano una fase di debolezza. L’RTT index1 per l’Italia ha fornito indicazioni di calo nel mese di agosto (-5,5%) dopo il recupero di luglio (+4,1%), che delineano un acquisito nel 3° trimestre in contrazione del -1,9%. A settembre l’indice PMI composito è tornato al di sotto della soglia di espansione per la prima volta da gennaio 2024. L’Ita-coin tra luglio e settembre si è consolidato su valori recessivi (-0,21 punti di media, da -0,02 del 2° trimestre). Il credito a imprese e famiglie è ancora in calo, anche se in ripresa rispetto ai minimi. In positivo agisce l’inflazione, che si è fortemente attenuata.
Prospettive di crescita Nei prossimi sei trimestri, ci si attende che la ripresa dei consumi sarà ulteriormente favorita dal recupero del reddito disponibile reale già osservato all’inizio dell’anno e che è ipotizzato continuare nel prossimo biennio. Anche se parte di questo verrà destinato al risparmio, ci si attende che il tasso di risparmio, attualmente su livelli storicamente elevati, si attenui anche per via del calo atteso dei rendimenti sui titoli di Stato, negli scorsi trimestri molto favorevoli. Il credito al consumo verrà a sua volta favorito dai tagli dei tassi di interesse.
Contestualmente, il miglioramento delle condizioni di accesso al credito per le imprese dovrebbe favorirne la capacità di investimento in modo progressivo a par- tire dal 4° trimestre 2024. Quando, inoltre, riprenderebbe in modo più significativo il commercio internazionale e migliorerebbe la fiducia degli operatori economici. Gli incentivi alle imprese e gli investimenti pubblici previsti dal PNRR dovrebbero parzialmente compensare il calo delle costruzioni di tipo abitativo dovuto, dopo il picco del 4° trimestre del 2023, soprattutto al venir meno del Superbonus.
La dinamica del PIL nella media del 2024 sarà sostenuta prevalentemente dalle esportazioni nette (con un contributo di +1,2% risultante da un +0,2% delle maggiori esportazioni e un +1,0% dovuto al calo delle importazioni) e in misura minore dagli investimenti fissi lordi (+0,1%). Contribuiranno negativamente, invece, i consumi delle famiglie (-0,1%) e la variazione delle scorte (-0,4%), mentre sarà nullo l’apporto dei consumi collettivi.
Nel 2025, invece, l’elemento trainante sarà costituito dai consumi delle famiglie (contributo di +0,5%), cui si aggiungeranno la crescita dei consumi collettivi (contributo di +0,2%), delle esportazioni nette (+0,1%, di cui +0,7% le esportazioni e -0,6% dovuto al miglioramento delle importazioni) e della variazione delle scorte (+0,4%), mentre sarà negativo l’apporto degli investimenti (-0,3%).
I rischi della previsione Nell’attuale contesto, lo scenario previsivo presenta alcuni rischi al ribasso, collegati tra loro. I principali sono:
Valore aggiunto trainato dai servizi privati, nel 2025 anche dall’industria Considerando gli andamenti settoriali nel corso del 2023, la variazione annua del valore aggiunto totale (+0,7%) è stata supportata interamente dalle costruzioni (+6,7%) e dai servizi privati (+1,5%), che hanno compensato la riduzione nella PA (-0,6%), nell’agricoltura (-3,5%) e nell’industria in senso stretto (-1,6%; Grafico 2). Il picco delle costruzioni che si era osservato in chiusura di 2023 era dovuto all’attesa riduzione delle agevolazioni edilizie da inizio 2024. Nel corso del 2023, avevano pesato in negativo sull’agricoltura le condizioni metereologiche avverse registrate nel 2° trimestre e l’alluvione in Emilia-Romagna.
Dal lato dell’offerta, il marginale miglioramento congiunturale del valore aggiunto osservato nel 2° trimestre 2024 (+0,1% da +0,3% nel 1°) è riconducibile alla dinamica dei servizi (+0,6% dopo un forte aumento anche nel 1°: +0,8%), nonostante il peggioramento in tutti gli altri settori. Sono risultati in calo, infatti, l’industria in senso stretto (-0,5% da -0,6%), le costruzioni (-0,6% da +0,4%), i servizi pubblici (-0,3%, da -0,7%) e l’agricoltura (-1,6%, da +2,8%).
Le informazioni congiunturali più recenti, relative al 3° trimestre 2024, convergono nell’indicare che l’attività nei servizi è in rallentamento. In particolare, il PMI conferma un’indicazione espansiva ma via via decrescente, in linea con quanto segnalato anche dall’RTT index per i servizi.
I servizi privati entrano nel 2024 con un’eredità statistica appena positiva (+0,1%). Questa dovrebbe essere rafforzata dal consolidamento della moderazione inflazionistica e dal miglioramento del reddito disponibile reale delle famiglie, che porterebbero il valore aggiunto del settore a crescere nell’anno in corso del +1,5%. Nel 2025 il miglioramento della fiducia dei consumatori e delle condizioni di accesso al credito al consumo spingerebbero il settore dei servizi al +1,3%.
Le costruzioni dal lato abitativo stanno risentendo fortemente della riduzione degli incentivi nel 2024 e ne risentiranno in misura ancora maggiore nel 2025 quando verranno meno alcune agevolazioni fiscali. Quelle di tipo non abitativo, invece, dovrebbero beneficiare delle risorse del PNRR e di impieghi bancari meno onerosi. Il valore aggiunto complessivo del settore sarà influenzato in misura preponderante dal primo fenomeno (-0,7% nel 2024, nonostante una variazione acquisita a inizio anno di +1,0%; e -5,8% nel 2025). L’RTT index relativo al settore delle costruzioni nell’acquisito del 3° trimestre 2024 (stimato in base ai dati disponibili ad agosto) è sceso del 21,8% rispetto al 4° trimestre del 2023.
Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è previsto recuperare nel prossimo anno (-0,8% nel 2024, in linea con l’acquisito, +0,9% nel 2025), grazie alla ripresa del commercio mondiale, quindi dell’export di beni, all’allentamento della stretta monetaria nell’Eurozona e all’aumento del reddito disponibile reale che aiuterebbe la ripresa del consumo di beni. L’acquisito dell’RTT index industria è sceso del 2,1% nel 3° trimestre rispetto al 2° (+1,9% invece rispetto al 4° trimestre 2023).
Industria: produzione pronta a ripartire Nel 2023, l’attività industriale delle imprese italiane ha registrato un calo del 2,4%. Nei primi otto mesi del 2024, si è osservata un’ulteriore flessione del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa di un marcato calo nel 1° trimestre (-1,4%), che si è poi attenuato progressivamente verso la fine della primavera. Nonostante ciò, i dati del 3° trimestre restano negativi, con una riduzione dello 0,5% acquisita ad agosto, dopo il -0,9% del 2° trimestre. Le prospettive per i prossimi mesi sono incerte perché l’industria italiana sta attraversando una fase complessa, caratterizzata da risultati variabili tra i diversi settori: se alcuni indicatori sembrano segnalare una ripartenza, altri registrano un proseguimento della caduta.
La dinamica dell’attività è stata caratterizzata da una perdurante eterogeneità tra raggruppamenti industriali, già documentata nei precedenti rapporti di previsione (Grafico 3).
Sia la produzione di beni intermedi, più sensibili ai prezzi energetici e alla domanda internazionale, sia quella di beni di consumo, che risentono maggiormente della dinamica del reddito disponibile reale domestico, hanno fortemente indebolito la dinamica complessiva della produzione industriale. Negli ultimi trimestri, tuttavia, mentre la produzione dei beni intermedi continua a contrarsi, la produzione dei beni di consumo sembra pronta a risalire, complice anche la ripresa del reddito reale disponibile e quindi della domanda interna.
Per quanto riguarda i beni strumentali, invece, dopo lo slancio nel 2022, la produzione è rimasta sostanzialmente piatta nel 2023, per poi cadere da ini- zio 2024, per effetto della minor domanda di impianti e macchinari derivante anche dal parziale depotenziamento delle agevolazioni fiscali. La produzione di tali beni dovrebbe tornare a crescere nel prossimo futuro, data la previsione secondo cui le imprese italiane torneranno a investire in maniera più sostenuta in impianti e macchinari nel corso del 2025.
Anche a livello settoriale, emergono performance molto differenti (Grafico 4). Fra i settori che sono cresciuti nel 2024 ci sono: altri mezzi di trasporto, riparazioni e installazioni (rispettivamente con un incremento del +8,0% e del +5,3%), alimentari e carta (con performance rispettivamente pari a +2,7% e +1,9%), tengono la raffinazione petrolifera e la chimica.
Soffrono tutti gli altri settori, in particolare quello automobilistico, che ha registrato nei primi otto mesi dell’anno una contrazione del -17,9%. Ciò riflette certamente il forte legame con l’automotive tedesco, in crisi da più di un anno e con prospettive negative (vedi il Focus n. 5). È arretrata fortemente anche la produzione nel comparto della pelletteria, settore in cui tradizionalmente l’industria italiana eccelle, che registra un -15,0%.
Segnali contrastanti per il prossimo futuro I segnali delle indagini qualitative per la seconda metà del 2024 sono misti. Il PMI manifatturiero, che in agosto si era avvicinato alla soglia neutrale (49,4), è nuovamente calato a settembre (48,3); la fiducia delle imprese manifatturiere è pressoché stabile da circa un anno, ma su valori modesti; mentre sono in lieve calo le attese sugli ordini (saldi delle risposte a 1,9 in agosto e settembre, da 2,3 a luglio). D’altronde anche l'RTT index registra un forte calo del fatturato delle imprese industriali in agosto, dopo il marcato aumento di luglio. Nel complesso la tendenza è moderatamente negativa per il 3° trimestre del 2024.
Le imprese sono in attesa della ripresa della domanda, interna ed estera. Ciò è coerente con quanto emerge dall’Indagine rapida del Centro Studi Confindustria sull’attività delle grandi imprese industriali relativa al mese di settembre, quando la maggior parte del campione di associate a Confindustria ha dichiarato di avere attese di aumento della produzione industriale, rispetto al mese precedente, mentre meno del 10% degli intervistati prevedeva un calo. Secondo le grandi imprese del settore industriale, nei prossimi mesi la dinamica di domanda e ordini continuerà ad essere il principale fattore di traino della produzione. Il saldo tra la quota di imprese che la considera un traino rispetto a quella che la ritiene un ostacolo era al +7,3% a settembre, in linea con i due mesi precedenti.
Dal lato dell’offerta, quindi, si attende un graduale miglioramento dell’industria, ma solo tra fine anno e inizio 2025. Tuttavia, la dinamica della domanda interna, che è complessivamente contenuta nel biennio di previsione, lascia intravedere una crescita modesta.