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06 - Il credito per le imprese

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IL CREDITO PER LE IMPRESE

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6. Il credito per le imprese

Credito ancora difficile La variazione annua dei prestiti bancari alle imprese italiane si è stabilizzata nel corso di quest’anno (-3,5% in agosto 2024), su ritmi molto meno marcati rispetto al minimo del 2023 (-6,7% a settembre). Le più recenti variazioni trimestrali sono molto vicine allo zero, ma in media ancora di poco negative, mostrando che la caduta del credito si è quasi interrotta quest’anno. Il lieve calo ancora in corso fa seguito agli alti ritmi di crescita dei prestiti fino a metà 2022 (Grafico 23). L’inversione di tendenza verso il basso nel 2022 fu dovuta al rialzo dei tassi deciso dalla BCE, perciò simmetricamente l’avvio a giugno 2024 della fase di tagli dei tassi determina prospettive favorevoli per il credito.

A livello settoriale, i prestiti stanno calando di più nelle costruzioni (-8,8% in agosto in termini annui, dati grezzi) e nel manifatturiero (-6,1%), meno nei servizi (-2,8%) e nell’agricoltura (-1,9%). Le costruzioni e la manifattura sono anche i settori con la maggiore “intensità creditizia” in rapporto al valore aggiunto, cioè quelli che dipendono di più dal finanziamento bancario, mentre nei servizi il credito conta proporzionalmente meno. L’indagine Banca d’Italia (BLS) segnala che la domanda di credito delle imprese continua a diminuire nel 1° e 2° trimestre 2024, anche se a ritmi più contenuti rispetto al 2023. Anche nel 2024 diminuisce di più la domanda per il lungo termine, rispetto a quella per il breve termine.

L’indagine segnala anche che le richieste di credito per finanziare le scorte e il capitale circolante, cioè domanda di liquidità, sono stabili nella prima metà del 2024, mentre le richieste per finanziare gli investimenti fissi continuano a calare. Le esigenze di credito a breve termine delle imprese sono alimentate dal nuovo graduale aumento del prezzo del gas, che crea un maggiore fabbisogno di liquidità per i pagamenti delle bollette energetiche (gas ed elettricità). L’indicazione dell’indagine secondo cui, da metà del 2023 e fino al 2° trimestre 2024, le imprese hanno limitato la domanda di credito provando a sostituirlo con l’autofinanziamento, conferma che il credito è stato frenato dai tassi troppo alti. Dal lato dell’offerta l’indagine BLS segnala che, dopo una stabilizzazione durata sei mesi, nel 2° trimestre 2024 il credito per le imprese è divenuto più accessibile. Si tratta del primo lieve allentamento, dopo la fase di stretta del 2022 e 2023. Ciò è stato reso possibile dalla stabilizzazione delle attese delle banche sull’economia e su specifici settori, mentre la situazione degli istituti in termini di raccolta sui mercati e di dotazione patrimoniale ha agito in direzione favorevole all’offerta di credito. Non si riscontrano problemi sulla liquidità, nonostante la normalizzazione delle misure straordinarie della BCE in termini di acquisto titoli e prestiti agli istituti.

Questo marginale allentamento, favorito dal primo taglio BCE a giugno 2024, ha preso la forma di una piccola riduzione dei margini di interesse e degli oneri addizionali, dopo i forti aumenti precedenti, mentre i criteri in termini di ammontare dei prestiti concessi e di richieste di garanzie non sono stati allentati finora. L’indagine Istat fornisce indicazioni coerenti con un primo marginale allentamento della stretta: la quota di aziende manifatturiere che non ottengono i prestiti richiesti è in calo al 7,4% a settembre 2024, da 7,9% a giugno, ma resta piuttosto alta rispetto al 6,0% in media nel 2019. Si è molto ridotta la quota di imprese che ottiene credito solo a condizioni più onerose (12,5% dal 45,1% di inizio 2023), grazie prima alla fase di stabilità dei tassi e poi al primo taglio a metà 2024.

L’accesso al credito, inoltre, è divenuto meno sfavorevole rispetto alla situazione molto difficile di inizio 2023 (-7,2 il saldo delle risposte, da -35,8). Nella prima metà del 2024 i depositi bancari delle imprese, misura della loro dotazione di liquidità, hanno seguito un profilo di normale incremento a prezzi correnti (+4,8% tendenziale a luglio), con ampie oscillazioni mensili, dopo essere scesi sul trend pre-pandemia tra 2022 e 2023. Ci sono, peraltro, segnali di un assottigliamento delle dotazioni liquide rispetto alle esigenze operative, che invece sono in aumento perché la crescita economica accresce il fabbisogno di risorse liquide per i pagamenti di dipendenti e fornitori: l’indicatore Istat della liquidità disponibile in azienda si sta lentamente riducendo nel corso del 2024 (31,4 a settembre, da un massimo di 34,9 toccato a metà del 2023), ben sotto i livelli pre-pandemia (36,2 in media nel 2018), segnalando qualche rischio di insufficiente disponibilità liquide. In aggregato, infatti, a parte le specifiche condizioni di settori in crisi, il credito continua a ridursi anche se di poco.

Nei dati sui tassi pagati dalle imprese italiane, che arrivano ad agosto 2024, si vedono quasi interamente i primi due tagli dei tassi BCE (per un totale di -0,50): il tasso sulle nuove operazioni in media è stato limato al 5,13%, da un picco di 5,59% a novembre 2023 (-0,46). In particolare, il tasso pagato dalle PMI è al 5,49% (da 5,98%), quello per le grandi imprese al 4,91% (da 5,30%). Ai valori attuali, in media, le condizioni finanziarie restano restrittive per le imprese italiane, rispetto al livello di 1,18% di fine 2021 (+3,95), dato che il rialzo subito in precedenza dai tassi alle imprese era stato sostanzialmente pari al rialzo dei tassi ufficiali deciso dalla BCE (+4,50).

Le imprese italiane in aggregato hanno bilanci più solidi del passato, grazie all’aumento della quota di capitale sul passivo. Tuttavia, lo scenario economico è ancora incerto in aggregato e difficile per alcuni specifici settori. In attesa di un calo più significativo dei tassi, alcune imprese possono incontrare difficoltà in termini di liquidità scarsa e di credito bancario costoso. Perciò misure di policy per il credito in Italia, che favoriscano un allentamento dell’offerta alle imprese, sono ancora molto importanti.

Prospettive positive per costi e volumi Il costo del credito per le imprese italiane sembra aver imboccato un percorso di ribasso, sulla scia dei tagli dei tassi BCE. Lo scenario di previsione CSC incorpora queste ipotesi: proseguimento prudente dei tagli dei tassi fino al 2025, rendimento del BTP che segue tale flessione. Scontando un ritardo di qualche mese rispetto alle mosse BCE, i tassi per le imprese dovrebbero continuare a calare gradualmente negli ultimi mesi del 2024 e poi soprattutto nel corso del 2025. In questo scenario, si dovrebbero dunque allentare le tensioni finanziarie delle imprese, dovute ai passati rialzi che hanno accresciuto il peso degli oneri finanziari delle aziende.

Rispetto alla situazione attuale di credito ancora caro, domanda abbattuta e offerta selettiva, la riduzione attesa del costo del credito dovrebbe arrestare il calo della domanda da parte delle imprese (Grafico 24), entro la fine del 2024, in particolare quella a lungo termine per gli investimenti fissi; con il proseguire della crescita economica, nel corso del 2025 le richieste di fondi sono attese ripartire. Contemporaneamente, l’offerta di credito dovrebbe registrare ulteriori allentamenti, grazie al minor livello generale dei tassi. Perciò, la dinamica annua dei prestiti alle imprese è attesa risalire, tornando dopo due anni a valori positivi. L’offerta di credito è favorita anche da tre fattori strutturali. Primo, la redditività bancaria è aumentata ulteriormente nella prima metà del 2024: ROE oltre il 13% in Italia, circa un punto meglio della media per gli istituti dell’Eurozona. Ciò alimenta il ratio di capitale degli istituti, principale misura della loro copertura per i rischi.

Questo risultato è stato favorito dal margine di interesse nel contesto di tassi ancora alti, oltre che dal trend di contenimento dei costi operativi degli istituti. Secondo, le sofferenze bancarie sono aumentate solo di poco, nonostante i tassi alti e grazie al proseguire della crescita economica: 19,6 miliardi di euro nel 2° trimestre 2024, da 19,0 nel 4° 2023. Il flusso di nuovi prestiti deteriorati è cresciuto, ma in modo moderato, all’1,76% dello stock nel 2° trimestre 2024 (da 1,34% nel 4° 2023): si tratta di valori molto più bassi rispetto a quelli delle crisi del 2009 e del 2013 (quando si registrarono ritmi di deterioramento tra 8 e 10 punti percentuali). Terzo, per le banche è migliorato (sebbene di poco) il costo della raccolta, grazie alla flessione dei rendimenti dei titoli sovrani italiani sul medio-lungo termine da inizio 2024 (di circa un punto sulla scadenza decennale), che riflette il taglio in corso dei tassi ufficiali BCE.

La forte correlazione dei bond bancari con i BTP in calo è un fattore importante, perché nel 2023 e 2024 le banche italiane si stanno finanziando soprattutto con tali emissioni. Inoltre, il calo dei rendimenti significa un aumento dei prezzi di mercato dei titoli pubblici: un altro fattore positivo per le banche, perché sostiene il valore di mercato del loro portafoglio di titoli di Stato; il quale, al valore contabile, si è assottigliato nel 2023 e 2024 ma resta ampio (si veda il Focus n. 2). Dunque, i rischi per la solidità degli istituti nel complesso si sono ridotti. Insieme al taglio dei tassi, ciò dovrebbe favorire un ulteriore allentamento delle condizioni di offerta di credito nell’orizzonte di previsione, facendo ripartire il flusso di credito alle imprese.

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