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L’andamento del PIL italiano nel 2022 si profila più favorevole delle attese: nello scenario base, il CSC prevede un incremento annuo del +3,4%, già più che acquisito a metà anno, che corrisponde a 1,5 punti percentuali in più rispetto allo scenario delineato in aprile. D’altra parte, la crescita nel 2023 è prevista essere nulla con una significativa revisione al ribasso (da +1,6%; Tabella 1).
L’ampia revisione al rialzo nel 2022 è spiegata dal buon andamento dell’economia italiana fino a metà anno, soprattutto il 2° trimestre, quando il prodotto è aumentato molto al di sopra delle attese (+1,1%). La crescita acquisita del PIL italiano per il 2022, ovvero quella che si avrebbe se i prossimi trimestri dell’anno registrassero una dinamica nulla, è al +3,6%. Alla fine del 1° trimestre era del +2,8%, mentre il trascinamento statistico da fine 2021 era del +2,6% (Grafico 1). Nell’Eurozona la variazione acquisita per il 2022 è inferiore di 0,4 punti percentuali (+3,2%), quella francese di 1,1 (+2,5%) e quella tedesca di 1,9 punti (+1,7%).
Sebbene l’economia italiana abbia subito l’impatto della pandemia più della media dell’Eurozona (a fine 2020, il gap rispetto al livello del 4° trimestre 2019 era molto più ampio di Francia e Germania: -6,1% a fronte rispettivamente di -4,2% e -2,1%), il rimbalzo nel 2021 e poi nella prima metà del 2022 ha consentito al nostro Paese di superare, rispetto ai livelli pre-pandemia, le altre principali economie europee (vedi par. 8).
Gli effetti economici dell’invasione russa dell’Ucraina, acuiti recentemente dalla riduzione dell’offerta russa di gas all’Europa, hanno esacerbato le tensioni già emerse tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sui prezzi dell’energia portandoli, quest’estate, a livelli mai visti in precedenza. Ciò sta esercitando una forte pressione al ribasso sulla dinamica dell’economia mondiale, e in particolare europea, e sulle prospettive dell’economia italiana. L’impatto sul PIL, pur ritardato di vari trimestri, si inizierà a materializzare prima della fine del 2022 (si veda il Focus 1).
Secondo lo scenario CSC, il 3° trimestre registrerà un rallentamento, anche fisiologico dopo il sorprendente 2°, mentre il prodotto scenderà tra il 4° trimestre del 2022 (-0,6%) e il 1° del 2023 (-0,3%). Da un lato, infatti, si è esaurita la spinta legata al gap da colmare rispetto al pre-pandemia, ormai chiuso. Dall’altro, nel 3° e 4° trimestre del 2022 si manifesteranno pienamente gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici. Questo calo spiega perché la crescita media del 2022 nello scenario CSC, per quanto alta, sia sotto quella già acquisita.
Dal 2° trimestre del 2023, la dinamica del PIL tornerebbe positiva, anche se in misura molto contenuta (+0,2% in media a trimestre), con un profilo coerente con una variazione complessivamente nulla nell’anno. Si tratterebbe di un mero recupero dei livelli di attività perduti nei sei mesi precedenti: l’economia italiana sarebbe sostanzialmente in stagnazione.
Lo scenario previsivo CSC per gli anni 2022 e 2023 è caratterizzato da forti elementi di incertezza: