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La Brexit è rinviata almeno sino al 31 ottobre 2019, prolungando l’incertezza soprattutto nel Regno Unito. A rischio di restare deteriorata la fiducia (quella delle imprese a marzo ha segnato il minimo dal 2009) e svalutata la sterlina (-9,5% rispetto ai livelli pre-Brexit).
I più recenti indicatori qualitativi per l’andamento delle attività economiche prefigurano una lieve contrazione nel settore dei servizi, componente cruciale per il PIL inglese.
Il legame dell’economia britannica all’UE27 è molto forte, con il 47 per cento dell’export di beni made in UK che nel 2017 è approdato nel Mercato unico; l’esposizione dell’UE27 verso il Regno Unito è del 6 per cento. Questo aiuta a capire i rapporti di forza delle due parti nelle negoziazioni sulla Brexit.
Il divorzio dall’UE mette a rischio anche i processi di produzione delle multinazionali che operano in UK: corporation del calibro di Panasonic, Dyson, Nomura e Goldman Sachs stanno ridimensionando la loro struttura produttiva nel Regno Unito.