I rischi per le imprese della crisi diplomatica con la Francia

11 febbraio 2019 | Direttore Generale

Dopo mesi difficili si è arrivati ad una rottura con la Francia nemmeno immaginabile un anno fa. In mezzo ci sono 90 miliardi di interscambio, oltre 50 di esportazioni che ogni anno varcano le Alpi tra automotive, meccanica, moda e prodotti alimentari, e circa 11 miliardi di surplus a favore del PIL italiano.

Ma anche molti, troppi, dossier ancora caldi da Alitalia a Fincantieri-Stx, passando per centinaia di progetti meno altisonanti, di fatto congelati dopo il richiamo dell’ambasciatore francese.

I numeri sono già sufficienti a giustificare la forte preoccupazione delle imprese italiane.

La Francia, infatti, non è soltanto il secondo partner commerciale del nostro Paese per l’export dopo la Germania. È anche un investitore solido, che ha impegnato oltre 60 miliardi in Italia, vale a dire il 17% del totale degli investimenti esteri in Italia.

Tutto questo a fronte del 25 miliardi investiti oltralpe dal nostro Paese. Ecco perché mettere a repentaglio certi equilibri è quantomeno incauto e irragionevole.

Lo è ancora di più soprattutto se si pensa alla fragilità dell’economia europea e in particolare dell’Italia.

Leggi in allegato l'intervista al Direttore Generale di Confindustria Marcella Panucci su Il Messaggero


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