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Il Direttore Generale di Confindustria, Raffaele Langella, è intervenuto in audizione informale sulle modalità di collaborazione tra Italia e Stati del Continente Africano presso la III Commissione Affari Esteri della Camera.
L’Africa è un continente chiave nello scenario geopolitico ed economico internazionale e l’Italia, in particolare attraverso il proprio sistema industriale, può giocare un ruolo di primo piano nel favorirne la crescita. Nel 2023 si prevede che la crescita media del prodotto interno lordo (PIL) reale dell’Africa si attesti al 3,4%, con un lieve incremento al 3.8% nel 2024.
In particolare:
— in Africa centrale (+4,1% nel 2023) persistono sfide politiche e di sicurezza, in particolare in Ciad, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo;
— per l’Africa orientale (+3.4% nel 2023) pesa l’attuale conflitto in Sudan, insieme alla crescente vulnerabilità del debito e agli elevati costi del servizio del debito, rispettivamente in Etiopia e Kenya. Tra i Paesi in crescita nell’area emergono invece il Ruanda e la Tanzania. Aiutata da importanti iniziative di investimento mirate all’agro industrializzazione, alla vendita al dettaglio, al manifatturiero, al turismo e al settore energetico, la crescita in questi Paesi potrebbe risalire al 5,1% nel 2024;
— in Nordafrica (+ 4% nel 2023) i maggiori ostacoli sono legati a ragioni di scambio negative, shock, ampie svalutazioni valutarie (in Egitto) e un contesto di elevata inflazione (in particolare in Algeria e Tunisia);
— l’Africa meridionale con una crescita al 1,6% nel 2023 risulta la più lenta del Continente. In Sudafrica, la più grande economia della regione, le gravi sfide legate all’energia elettrica hanno avuto un impatto particolarmente marcato sulla produttività dell’economia;
— in Africa occidentale, il rallentamento previsto in Nigeria nel 2023 potrebbe contribuire ad una previsione di crescita del PIL reale in calo al 2,8% rispetto alle previsioni di maggio del 3,3%.
Con quasi due terzi della sua popolazione sotto i trent’anni e il 40% sotto i quattordici anni, il continente vanta la struttura demografica più giovane al mondo. Con il raddoppio della popolazione – 2.8 miliardi entro il 2050 – il mercato dei consumatori giovane e in crescita dell’Africa sarà il principale motore della domanda globale di prodotti e servizi di consumo, istruzione, salute, tecnologia e infrastrutture. Inoltre, l’Africa ospita un’incredibile quantità di capitale naturale diversificato: quasi il 30% delle riserve minerarie mondiali, il 12% delle riserve di petrolio e l’8% del gas naturale si trovano in Africa; il continente ospita il 40% delle riserve auree mondiali, il 30% dei depositi mondiali di terre e il 65% delle terre coltivabili del mondo, il che lo rende fondamentale per la produzione e la sicurezza alimentare a lungo termine.
La posizione dell’Africa riveste un’importanza strategica nel commercio globale: il continente è geograficamente posizionato come porta tra l’Atlantico e l’Oceano Indiano; in secondo luogo, l’Africa è sede di importanti rotte commerciali marittime; inoltre, la vicinanza al Canale di Suez rappresenta un vantaggio significativo, perché ogni anno, il 12% del commercio mondiale passa attraverso questo canale.
L’accresciuta competizione geopolitica sul continente con l’ingresso di nuovi attori e il rafforzamento delle posizioni di altri già presenti, richiede un adeguamento degli strumenti finora utilizzati dal nostro Paese. Attraverso il coordinamento pubblico-privato è necessario favorire l’operatività delle imprese italiane, soprattutto le PMI, in Africa, anche in considerazione del passaggio chiave relativo alla costituzione di una grande area di libero scambio continentale (AFCFTA). L’approccio del mondo economico italiano al continente africano è cambiato nel tempo, con un numero crescente di aziende, di associazioni e di istituzioni che hanno cominciato a spingere il proprio sguardo oltre al più vicino Nordafrica.
Nel 2022 l’interscambio Italia – Africa ha registrato un valore superiore ai 68 miliardi di euro. Un dato in forte aumento rispetto all’anno prima, soprattutto per merito dell’import dall’Africa che, salito da 24 a 47 miliardi di euro, è quasi raddoppiato. Le esportazioni italiane, che vedono una prevalenza di beni di investimento (meccanica, materiale elettrico e prodotti farmaceutici) hanno toccato il record di 21,3 miliardi di euro. Sul lato dell’import, hanno avuto grande rilievo gli acquisti di materie prime, soprattutto energetiche, che hanno esaltato il ruolo di paesi fornitori come Algeria, Libia, Egitto, nella parte nordafricana, e Angola, Mozambico, Gabon, Ghana, Congo, nella parte a sud del Sahara.
La crescente volontà politica di vedere nell’Africa anche un partner economico, proclamata a parole da molti governi che si sono succeduti, deve farsi azione nel sostenere le medie imprese italiane incuriosite dal continente. Quello africano è un mercato battuto ormai da anni da attori di tutto il mondo. La concorrenza di imprese provenienti da tutti i paesi europei, ma anche dalla Cina, Stati Uniti, Turchia, Israele e Brasile è serrata. E molte PMI italiane lamentano soprattutto difficoltà sul lato economico-finanziario. L’assenza di grandi banche italiane dal continente e la prudenza con cui SACE categorizza la maggior parte dei paesi africani rende più difficile l’operatività delle PMI. Anche su questo fronte, qualcosa negli ultimi anni si è mosso, ma non abbastanza.
È necessario mettere a punto un Sistema Italia (Banche, CDP, SIMEST e SACE) in grado di facilitare l’arrivo in Africa di più realtà italiane di medie industrie, che potrebbero trainare anche molte Pmi sia per l’esportazione di macchinari, impianti ma anche per trasferimento di know–how e formazione di manodopera locale.
In questo contesto un ruolo di primo piano deve essere individuato nella definizione di accordi G2G (Government-to-Government) con i paesi ritenuti strategici e che presentano le maggiori opportunità verso i quali indirizzare la realizzazione di progetti di investimento industriale che prevedano un prestito “a dono” per le componenti di formazione, capacity building e assistenza tecnica con impatto diretto sulle competenze del local content.
Apprezziamo la visione che il Governo italiano rivolge all’Africa promuovendo, con l’adozione del “Piano Mattei”, un modello innovativo che rilancia la collaborazione con i paesi del continente africano e il rafforzamento dei partenariati industriali stabili e di lungo periodo. Un approccio strategico al continente Africano e ai temi ad esso connessi, che non si limita certamente alla questione migratoria.
In tale contesto Confindustria è pronta a fornire i contributi per individuare i progetti che i nostri imprenditori hanno già in pipeline verso il Continente, per indirizzarli sempre di più ad investire in Africa. È dunque necessario agevolare quanto più possibile il settore privato affinché possa contribuire nel creare sviluppo sostenibile, in linea con gli interessi del continente, e in linea con gli obiettivi aziendali di crescere all’estero, rafforzando il ruolo delle imprese italiane. L’azione del Governo italiano, attraverso accordi G2G sarà fondamentale per favorire le condizioni e limitare i rischi dell’azione economica.