Il mosaico della recessione

04 febbraio 2019 |

È chiaro che il rallentamento europeo incide sull'economia italiana, fatta per un terzo di export: se rallenta la domanda dei paesi terzi rallentano le nostre esportazioni e rallenta il nostro PIL.

Ciò è tanto più vero se consideriamo che l’Italia è a pieno titolo parte della catena globale del valore che si sviluppa tra i paesi europei e che ha nella Germania il suo perno principale.

Beni intermedi e materie prime passano i confini più volte in un processo di trasformazione graduale fino a diventare un bene per il consumatore finale. In questo concatenamento della produzione industriale, il rallentamento europeo è dunque un danno doppio per l’Italia: per i nostri beni di consumo, che vengono consumati meno in Europa, e per i nostri beni intermedi, che vengono richiesti meno per le produzioni industriali degli altri paesi.

Tuttavia, bisogna fare dei distinguo: l’Italia è l’unico paese europeo che ha avuto gli ultimi due trimestri negativi nel 2018. Ci sono dunque dei fattori interni contingenti che frenano l’economia italiana, come l’incertezza dei conti pubblici e la fiducia delle imprese ai minimi storici.   

Un differenziale di crescita che potrebbe essere recuperato se si iniziassero ad attuare politiche economiche adeguate per infrastrutture migliori, meno debito pubblico, regole certe e semplici.  

Oggi su La Stampa l’editoriale di Andrea Montanino, direttore del Centro Studi Confindustria 


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