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II governo sblocchi i 60 miliardi per le infrastrutture - L’intervista di Vincenzo Boccia a Repubblica | Confindustria

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II governo sblocchi i 60 miliardi per le infrastrutture - L’intervista di Vincenzo Boccia a Repubblica

25 novembre 2019 | Presidente

Dopo le immagini dell'ennesima, drammatica giornata di un'Italia messa in ginocchio dal maltempo, dalle sue fragilità infrastrutturali, il Presidente Vincenzo Boccia ragiona su questi temi e sull'attualità politico-economica nella sua intervista di oggi con Repubblica.

Con la Germania in difficoltà, l'economia del Nord che rallenta e il Sud in recessione, chiediamo un' operazione anticiclica infrastrutturale che vale oltre 60 miliardi di euro, tutte già stanziati. Serve avviare le opere, creare occupazione, collegare territori, includere persone.

È la grande priorità del Paese da affrontare con un cronoprogramma chiaro e snellendo le procedure. Basta con i tempi biblici per aprire i cantieri.

Sul capitolo Ilva, alla domanda su come giudica l’impostazione della gestione del premier Conte sulla trattativa con ArcelorMittal, il Presidente vede “un recupero di buonsenso e un ritorno al realismo, avendo aperto con l'azienda un confronto a tutto campo nella chiara linea guida dell'interesse generale del Paese”.

Per quanto riguarda il futuro dell’acciaieria, non amiamo sotto il profilo culturale il coinvolgimento di aziende e risorse pubbliche. Ma è evidente che stiamo parlando di uno dei comparti fondamentali dell'industria italiana.

Era molto meglio evitare questa crisi, ma a questo punto credo che nel confronto serrato tra le parti si possa adattare il piano industriale, utilizzare gli ammortizzatori sociali vista la congiuntura del mercato dell'acciaio, e mantenere la mission di realizzare l'acciaieria più sostenibile del mondo in termini ambientali, sociali e economici - ha aggiunto il Presidente.

Con l'eliminazione dello scudo penale, infatti, abbiamo creato le precondizioni di quanto è accaduto. Di nuovo si sono sottovalutati gli effetti sulla società e sull'economia reale di approcci dogmatici e ideologici che nulla hanno a che vedere con la capacità di governo del Paese.

Oggi abbiamo un investitore che non dobbiamo far scappare. Dobbiamo evitare di scaricare le colpe sul passato per concentrarci, invece, sulle soluzioni perii futuro. A ciascuno il proprio ruolo: alla magistratura l'individuazione delle responsabilità, alla politica la ricerca delle soluzioni strutturali.

Le operazioni muscolari non fanno bene a nessuno. La politica si misura dai risultati e non dai titoli sui giornali.

C'è un grido di allarme che lanciamo insieme ai sindacati per l’Italia, a partire dal Patto della Fabbrica: uscire dalla tattica e dal "presentismo", da una perenne campagna elettorale, ed entrare nelle questioni.

Dovremmo recuperare quello che ormai è oggetto di distrazione della politica: il lavoro. Tornare ai fondamentali del Paese. Italia Repubblica fondata sul lavoro, fattore di coesione. Prima ancora che da una visione di politica economica che metta al centro l'industria, occorrerebbe capire in anticipo quali saranno gli effetti sulla società e sull'economia reale delle decisioni che si prendono. Con una visione di medio termine che aumenti l'occupazione e includa i giovani.

Infine sulla Legge di Bilancio il Presidente Boccia dice: “Siamo critici su un impianto che va ad incidere sui fattori di produzione - plastic tax, sugar tax, auto aziendali, ma apprezziamo il metodo di confronto di Gualtieri e Patuanelli. Confidiamo in un passo indietro su questi provvedimenti per costruire un percorso di transizione che faccia dell'Italia una punta avanzata.

Così come siamo critici sull'ampliamento dei casi di confisca per reati tributari. Se applicata in via cautelare in assenza di sentenza di condanna, la confisca può avere effetti distruttivi sulle imprese. Premesso che l'evasione va sempre combattuta con rigore, questa tendenza crea ansietà nel mondo dell'economia e il venir meno della certezza del diritto. Gli imprenditori vivono di reputazione e un errore in fase preliminare delle indagini rischia di rovinare in via definitiva e strutturale l'azienda e i lavoratori.


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