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Bonomi all'Huffington Post: Per rilanciare il Paese servono misure serie di attrattività. I partiti non frenino l'azione del governo nel semestre bianco.

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Bonomi all'Huffington Post: Per rilanciare il Paese servono misure serie di attrattività. I partiti non frenino l'azione del governo nel semestre bianco.

27 agosto 2021 | Presidente

“Ritengo sia un diritto-dovere per chi rappresenta l’impresa poter fare delle valutazioni di merito. Capisco le dinamiche politiche ma francamente sono davvero sorpreso che si sia voluto far passare il mio intervento come un attacco al governo. Al contrario, come è già avvenuto sui licenziamenti, segnaliamo tempestivamente al governo le nostre valutazioni, in modo che anche il presidente del Consiglio ne possa tenere conto. Per rafforzare l’operato del governo, non certo per boicottarlo”.

Così il Presidente Carlo Bonomi in un’intervista al quotidiano online Huffington Post, in merito alla bozza del decreto anti delocalizzazioni, in cui nell’ultima versione sembra siano saltate sia la norma relativa alle sanzioni per le imprese che delocalizzano pur avendo ricevuto contributi dallo Stato negli ultimi anni, che quella sulla black list.

“Noi siamo intervenuti su una bozza di testo su cui i due autori - il ministro Orlando e la sottosegretaria Todde - hanno fatto scrivere i giornali per due settimane - ha proseguito il Presidente Bonomi, sottolineando il rammarico per il mancato coinvolgimento degli industriali nella fase di scrittura del testo. “Siamo costretti a commentare notizie che purtroppo continuiamo ad apprendere dai giornali. Il Ministro Orlando dichiara che vuole fare un lavoro comune, ma poi annuncia che porterà una bozza in Cdm: così non va”.

Il Presidente ha poi sottolineato come le misure inizialmente previste dal decreto abbiano destato perplessità anche da parte di membri della stessa maggioranza di governo, come ad esempio il ministro Giorgetti. “Inoltre – ha detto Bonomi - i due autori hanno detto che si ispiravano alla legge Florange francese. Peccato che proprio quella legge nella parte sanzionatoria sia stata smontata dal Consiglio Costituzionale Transalpino. Al MISE lo sanno benissimo: riproporla in Italia facendo finta di niente è un doppio errore”, ha fatto notare.

Secondo Bonomi, la discussione dovrebbe essere incentrata “sul tema delle imprese che chiudono. Credere per decreto di evitarlo, obbligandole a esborsi aggiuntivi su cui deciderà lo Stato è un’illusione, come testimoniato dalle misure analoghe già assunte nel Decreto Dignità. Significa che le multinazionali presenti in Italia devono considerare anche questo costo aggiuntivo nell’elenco di quelli sostenuti per produrre in Italia. Le scoraggiamo a venirci, più che convincerle a restarci. Occorrono misure serie di attrattività: la Spagna quelle misure le ha assunte, e nel 2020 ha fatto il pieno di investimenti diretti esteri. Se vanno altrove, non vengono da noi”.

Il colloquio con il vice direttore Alessandro De Angelis è proseguito sul tema del lavoro. In merito ai licenziamenti Bonomi ha osservato che “nei primi 5 mesi dell’anno, si sono registrati 560mila rapporti di lavoro aggiuntivi al maggio 2020”, a dimostrazione di come “la realtà sia ben diversa dalla propaganda in base alla quale si paventavano due milioni di licenziamenti e la macelleria sociale - ha aggiunto. “Le imprese stanno investendo, l’industria sta macinando crescita e offre lavoro aggiuntivo. Poi ci sono i casi singoli che vanno analizzati anche se – ha ricordato - lo spostamento delle produzioni dentro la Ue non è delocalizzazione, ma è garantito come piena libertà di stabilimento delle imprese dal Trattato Ue”. In merito poi al licenziamento via whatsapp, il Presidente ha sgombrato il campo chiarendo come in Italia la legge già vieti i licenziamenti con questa modalità e che comunque questi casi non rappresentano l’intero mondo imprenditoriale.

Quanto alla Gianetti Ruote, secondo Bonomi rappresenta “l’eccezionalità, non la regola”, in quanto il problema è dettato dalla “massiccia trasformazione mondiale che sta subendo la filiera dell’automotive, cui non a caso appartengono tre delle quattro imprese che hanno suscitato scandalo. Della necessità di affrontare i problemi complessivi della filiera in Italia, io parlo da due anni“, ha detto, citando un caso emblematico: “a Brescia le imprese del territorio si sono dette disposte ad assumere i lavoratori della multinazionale che ha annunciato la chiusura, ma i sindacati si sono opposti. È il solito riflesso condizionato che prevale nel mondo politico-sindacale: tutelare il lavoro dove era e come era. È un errore clamoroso. Il lavoro e le produzioni si trasformano: tenere cassintegrati da 9 anni come a Taranto non è una via perseguibile”. E sul tema degli ammortizzatori il Presidente ha ricordato che “Confindustria già nel luglio del 2020 ha presentato la sua proposta organica, di come riformare insieme ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, entrambi basati sul diritto delle persone a formazione e rioccupabilità. Ad oggi, invece, si parla solo di una eventuale conferma della CIG estendendola, ma manca una visione di fondo”. Infatti, secondo il Presidente, il lavoro del ministro Orlando sulla riforma degli ammortizzatori sociali al momento è basato su principi generali, non su una proposta organica. “Manca tutta la parte delle politiche attive del lavoro e della pari dignità di accredito delle APL private a fianco dei Centri Pubblici per l’Impiego che sono sin qui totalmente inefficienti. Ma prima di questo ci sono anche tanti altri punti da chiarire. Ad esempio: chi paga l’universalità che giustamente si vuole per i nuovi ammortizzatori sociali? Non si può mica utilizzare l’industria manifatturiera come bancomat di Stato, visto che è in credito da anni sulla CIG. Se la politica vuole un ammortizzatore universale ma per ragioni elettorali non vuol dire che chi ne beneficerà deve contribuire a pagarlo in proporzione “, ha sottolineato il Presidente, aggiungendo di comprendere le perplessità del Mef sul tema delle risorse.  

Secondo Bonomi, c’è un solo modo per spendere in maniera efficiente le risorse del Recovery e per rispettare gli impegni assunti con Bruxelles: “Le riforme relative a fisco, previdenza e politiche attive del lavoro devono andare insieme, avere una comune visione di crescita del Paese e di inclusività sociale. La riforma del fisco non può essere limitata a un intervento sull’aliquota IRPEF del 38%, bisogna intervenire su IRAP e IRES, così come sulla previdenza occorre riorientare il sistema a favore di giovani, donne, e lavoratori a tempo determinato: le vere vittime di ogni crisi, da decenni”.

Nell’intervista è poi stato affrontato il tema dell’obbligo del Green Pass per accedere in azienda: “Non possiamo permetterci di dare tempo al virus. Noi siamo per l’obbligo vaccinale, però la politica non riesce a trovare una sintesi e, quindi, abbiamo necessità urgente dell’obbligatorietà del Green Pass ovunque sui luoghi di lavoro”, ha detto Bonomi che, rivolgendosi ai sindacati, ha aggiunto: “Abbiamo sottoscritto tutti insieme i protocolli nel momento più difficile, quando non c’era il vaccino, ora possiamo e dobbiamo sederci a un tavolo per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro. Green Pass obbligatorio per rimanere aperti, lo dice il ministro Speranza e noi siamo d’accordo”.

Il Presidente ha poi espresso i suoi timori in vista dell’autunno, che tra elezioni amministrative, semestre bianco e la scelta del futuro Capo dello Stato, potrebbe rischiare di mettere in difficoltà l’azione riformatrice del Governo Draghi. “Esattamente ciò che va evitato, nell’interesse dell’Italia”, ha fatto notare, osservando come “sul PNRR, il Presidente Draghi, una punta di diamante del Paese, ha mutato straordinariamente bene le prime 80 pagine su obiettivi e priorità degli interventi, sulle sei missioni ha potuto cambiar poco rispetto alla versione del Governo precedente. Per questo si è persa l’occasione di declinare le missioni seguendo insieme le priorità delle filiere produttive, come invece hanno fatto Francia e Germania. Ora la sfida è come faremo i bandi di gara. L’intervento pubblico genererà un pil aggiuntivo del 3,6% in 5 anni, ma la stima non comprende gli investimenti aggiuntivi delle imprese. Che dipendono appunto da come si scrivono i bandi per la transizione digitale, energetica, e per la trasformazione della sanità”, ha sottolineato.

In conclusione, nel riaffermare il Patto per l’Italia lanciato lo scorso anno in occasione dell’Assemblea pubblica, il Presidente Bonomi ha ribadito l’intenzione di lavorare insieme, perché “solo così si riesce a preservare il governo consentendo all’Italia di vincere anche questa sfida. Abbiamo vinto gli Europei e siamo andati benissimo alle Olimpiadi, ora serve la vittoria più importante”.

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