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Bonomi al Messaggero: fondi residui del Pnrr vadano a imprese. Trasformare Mes in strumento per sviluppo industriale e competitività

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Bonomi al Messaggero: i fondi residui del Pnrr vadano alle imprese. Trasformare il Mes in uno strumento per sviluppo industriale e competitività

02 maggio 2023 | Presidente


 

“I fondi ‘residui’ del Pnrr vadano alle imprese. Il Mes è da cambiare: se verrà trasformato in uno strumento di sviluppo industriale e di incentivo alla competitività, gli imprenditori saranno al fianco del governo”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in un’intervista a tutto campo al Messaggero, in cui ha parlato di Pnrr, Patto di Stabilità, Mes, e del decreto lavoro, successivamente approvato dal CDM il 1° maggio.

Bonomi ha inquadrato nella finanza pubblica e nelle scelte europee le due incognite che provocano incertezza alle imprese nel programmare i propri investimenti.

Riguardo la finanza pubblica - quindi il quadro delineato dal Def - il leader degli industriali ha espresso apprezzamento per la linea di grande prudenza che ha ispirato anche la legge di Bilancio. Tuttavia, deve essere chiarito il tema delle risorse che dovrebbero essere destinate ad alcuni interventi annunciati dal Governo - come i prepensionamenti o il Ponte sullo Stretto – senza che siano stati previsti tagli o piani di riallocazione della spesa. “Si prevede una correzione sul deficit 2022 di 3,6 punti di Pil e per il 2023 di altri 0,8 punti. Inoltre, in tre anni l'avanzo primario per stabilizzare il debito si prevede passi da -0,8 a 2 punti di Pil: in pratica 57 miliardi di risorse pubbliche in meno”, ha evidenziato Bonomi. Senza contare che il Def non incorpora stime degli effetti del Pnrr, poiché è difficile quantificare quanta parte di investimenti sarà realmente realizzata. “Questo incide in modo negativo sulla propensione agli investimenti delle imprese, nonostante nell'allegato al Def dedicato ai piani di riforma ci sia una lista infinita di misure che dovrebbero incentivarne il dinamismo” - ha detto, aggiungendo che pur essendo proposte apprezzabili, nessuna contenga una valutazione degli effetti sul Pil potenziale a cui il Governo mira, tantomeno la fonte delle risorse per finanziarle.

In merito alla proposta di riforma del Patto di Stabilità da parte della Commissione Ue, Carlo Bonomi non ravvede un grosso problema nella previsione di un rientro annuale del deficit pari a mezzo punto di Pil in cicli di 4 anni poiché il Def stesso propone scenari più rigorosi. Tuttavia il Presidente ha richiamato l’attenzione sulla necessità che l’Italia sia molto credibile se vuole ottenere condivisione nella realizzazione delle sue politiche, in considerazione dell’ampia discrezionalità affidata alla Commissione dalla bozza del nuovo Patto nel definire Paese per Paese le modalità di rientro del debito. Quindi, secondo Bonomi, l’Italia dovrebbe dimostrare di saper varare riforme strutturali molto incisive affinché abbiano un impatto significativo sul Pil e sull'innalzamento dell'occupazione, quindi proprio le riforme che il nostro Paese non ha mai affrontato. “Battersi per questo obiettivo – ha osservato il Presidente - non è solo nell'interesse dell'Italia, ma è il modo per evitare che si frantumi il mercato unico, con Germania e Francia che sarebbero le sole ad avvantaggiarsi grazie alle deroghe sugli aiuti di Stato che hanno ottenuto e che usano massicciamente a proprio esclusivo vantaggio”.

Ora la priorità per il Governo dovrebbe essere quella di presentare con grande rapidità a Bruxelles la lista precisa di riallocazione dei progetti Pnrr che il nostro Paese non è in grado di realizzare. “La nostra proposta è di destinare buona parte delle risorse che rimarrebbero ‘scoperte’ verso incentivi all'investimento per le imprese, che sono di rapida attuazione e di più sicuro impatto sul Pil, non modificando le regioni di destinazione delle risorse. Se non riusciremo a perseguire questo obiettivo, non sarà utile per il Paese indebitarsi ulteriormente senza aver realizzato progetti che generano crescita” – ha fatto notare il Presidente Bonomi.

Nel corso dell’intervista il leader degli industriali è tornato anche sul tema del Mes, ricordando la proposta di Confindustria di trasformarlo in un fondo per la competitività, dato che le risorse sono già stanziate. “La premier Meloni ha dichiarato di aver preso in seria considerazione la nostra proposta, ora auspichiamo che venga avviato quanto prima il dialogo con le istituzioni europee sull'argomento. Confindustria sarà al fianco del Governo” – ha detto Bonomi.

Il colloquio con il vice direttore del Messaggero è proseguito poi su due temi di carattere nazionale: il Reddito di Cittadinanza e il decreto lavoro. Sul primo e sui criteri con i quali si procede al superamento, Bonomi ha espresso apprezzamento per lo sforzo messo in campo dal Governo, anche se il problema è che manca una riforma vera delle politiche attive del lavoro. “La mia sensazione è che la politica continui a credere che l'occupabilità nel nostro Paese cresca solo con gli sgravi contributivi temporanei diretti a particolari categorie di lavoratori. Peraltro, come imprenditore sono contrario a ricevere contributi sulle assunzioni, perché il nostro mestiere è creare occupazione, e allora preferirei destinare quelle risorse al taglio delle tasse sul lavoro” – ha affermato il Presidente, invocando politiche attive del lavoro su base davvero paritaria tra i centri pubblici per l'impiego - oggettivamente inefficienti - e le agenzie per il lavoro private. “Inoltre – ha chiarito - tutte le risorse per le politiche attive andrebbero messe a gara, e attribuite secondo i migliori risultati ottenuti sul campo da ogni soggetto abilitato in termini di formazione e di nuovi addetti accompagnati a un impiego”. Qualora il progetto fosse questo, Carlo Bonomi ha confermato la disponibilità delle imprese a rinunciare alle fiscal expenditures attualmente previste purché le risorse risparmiate siano concentrate su un taglio del cuneo contributivo permanente e universale dei lavoratori e per finanziare politiche attive serie.

Sul decreto lavoro, in attesa di analizzare il testo approvato dal CDM il 1° maggio, il Presidente valuta positivamente che il Governo continui nel progressivo superamento del cosiddetto Decreto Dignità.


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