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L’Italia si trova davanti a un’occasione storica e irripetibile. Oggi in audizione alla Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame della proposta di PNRR (Piano Nazionale di ripresa e resilienza) abbiamo chiesto che il Piano recuperi una visione organica di politica industriale, oggi assente.
Per la nostra organizzazione è intervenuta il Direttore Generale Francesca Mariotti che ha sottolineato come gli obiettivi richiesti dall’Unione Europea siano ancora lontani dall’essere soddisfatti.
È indispensabile una governance strutturata che consenta di attuare il Piano e preveda modalità di confronto costante con le parti sociali.
Il testo fa registrare alcuni passi avanti rispetto alle precedenti versioni, ma rimane ancora lontano dal livello di dettaglio richiesto dalla Commissione Europea.
C’è solo un’allocazione delle risorse per macro-temi e l’individuazione degli obiettivi generali che s’intendono raggiungere, ma mancano i progetti con cui le risorse verranno spese e, per ciascuno di essi, gli strumenti, il cronoprogramma per la sua realizzazione, i costi e gli impatti su PIL e occupazione.
In ogni caso, pur in assenza di una visione complessiva del Sistema Paese, nel Piano si ritrovano indirizzi e misure coerenti con le esigenze del tessuto produttivo, come il rafforzamento del Piano Transizione 4.0 e gli interventi in tema di Ricerca, Sviluppo e Innovazione.
Evidente la lacuna riguardante la governance del Piano, su cui al momento il testo non contiene indicazioni. Confindustria suggerisce di individuare, per ciascuna linea di intervento, un unico responsabile, con il compito di coordinare un team dedicato, composto dalle migliori professionalità selezionate nelle amministrazioni - centrali e territoriali - coinvolte nella realizzazione dei progetti, così da superare veti e inerzie, anche tra i diversi livelli di governo.
Un ruolo attivo nella governance andrà riconosciuto anche agli attori sociali, il cui coinvolgimento dovrà essere sistematico e non episodico, com’è stato fino a oggi. Chiediamo di colmare questa carenza, condividendo dati e informazioni e ingaggiando in itinere le parti sociali nella valutazione d’impatto dei progetti, oltre che nel monitoraggio degli effetti prodotti.
Confindustria rilancia la sua proposta, che punta a valorizzare il capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, coniugando la riforma degli ammortizzatori sociali con quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private. È necessario impiegare utilmente anche i periodi di riduzione o sospensione dal lavoro con adeguate iniziative di formazione e riqualificazione, garantendo, in altre parole, non solo il sostegno al reddito al lavoratore, ma anche la sua occupabilità.
Diverse le lacune e, soprattutto, manca una visione strategica di politica industriale, col rischio di minare non solo gli ambiziosi obiettivi di transizione digitale ed ecologica, ma anche il rafforzamento delle filiere tecnologiche, determinante per migliorare il nostro posizionamento nelle catene del valore europee e globali.
In tema di efficienza energetica, l’indirizzo di policy è troppo focalizzato sul settore residenziale e terziario. Non emergono specifiche indicazioni sullo sviluppo dell’autoproduzione di rinnovabili a beneficio dei settori industriali. Nella prospettiva di raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica, grave l’assenza dell’idrogeno blue.
Manca anche un capitolo dedicato alla definizione di misure per la patrimonializzazione delle imprese e il loro accesso ai mercati finanziari e dei capitali, aspetti decisivi per riattivare il ciclo degli investimenti.
Frammentari e parziali gli indirizzi di riforma del fisco, che invece dovrebbe restituire equità, semplicità e coerenza al sistema di prelievo. Mancano misure strutturali e di ampio respiro per il sostegno dell’export e alla promozione del made in Italy.
Oltre a chiedere di colmare queste lacune, Confindustria propone di arricchire il Piano con tre linee progettuali.
Su capitale umano, per: i) creare STEAM Space in tutte le scuole medie italiane; ii) rafforzare la filiera alternanza-apprendistato; iii) sviluppare gli ITS e la filiera terziaria professionalizzante, strategica per la riduzione dello skill mismatch.
Sul riciclo chimico, per realizzare, attraverso diverse tipologie di trattamento, il riciclo e il recupero dei rifiuti che oggi non valorizziamo, in modo da innalzare le nostre performance in linea con gli obiettivi europei e ridurre i conferimenti in discarica.
Sull’economia del mare, per puntare con decisione sulla transizione tecnologica ed energetica nella mobilità marittima e nella movimentazione logistico-portuale.