Di Stefano al Sole 24 ore: Industria 5.0, competitività in gioco. Serve una politica industriale in Italia e in Ue.

20 giugno 2023 | Vice Presidente

“Industria 5.0 non è uno slogan: è la sintesi per indicare la rivoluzione che abbiamo davanti e che di fatto si è già avviata. Tecnologie innovative, intelligenza artificiale, nuovi settori, competenze da formare: è un impatto ad ampio raggio che mette in gioco la competitività del paese. Con le imprese e i giovani protagonisti del cambiamento. Serve una politica industriale, italiana ed europea, che metta al centro l’impresa e stimoli gli investimenti. Ed è proprio questo, riportare l’attenzione sulla nostra industria, su cui vogliamo richiamare la politica e le istituzioni che abbiamo chiamato a raccolta”. Così Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha presentato il 52° convegno di Rapallo, che si tiene venerdì 23 e sabato 24 giugno. Il titolo sarà proprio “Nuova frontiera. Direzione 5.0” e sarà l’occasione per un confronto tra esponenti delle imprese e della politica, maggioranza e opposizione, che saranno presenti sul palco, in un momento in cui il governo sta affrontando con la Ue le modifiche al Pnrr e chiede più flessibilità sull’uso dei fondi.

In ambito europeo, ha affermato Di Stefano “stiamo insistendo sulla necessità di un Fondo sovrano europeo, e continueremo a farlo, perché la risposta alla sfida che arriva dalla Cina e dagli Usa non può essere combattuta e vinta a livello di singoli stati. Anche se è comprensibile la prudenza sulla tenuta dei conti pubblici, l’austerity cieca è una visione miope, anche da parte di nazioni considerate forti come la Germania. Cina e Usa stanno alzando il loro livello di innovazione, stimolando e attraendo investimenti. E noi dobbiamo esserne all’altezza, come Europa e come paese. Questo sarà un tema anche per le prossime elezioni europee”.

Sulla congiuntura economica “Certamente non si può stare tranquilli” ha aggiunto il presidente degli industriali under 40. “Dietro il nostro +1,2 ci sono molti fattori di incertezza. Germania e Francia che rallentano hanno un peso sulla nostra industria, vista l’integrazione delle filiere. Stiamo assistendo negli ultimi mesi ad uno stallo della nostra produzione industriale. Lo scenario geopolitico è incerto, non si intravede la fine della guerra in Ucraina, il prezzo dell’energia si è ridotto, ma non si possono escludere fiammate, anche per le materie prime. Occorre aumentare l’impegno nella nostra autonomia energetica e rispetto alle materie prime critiche. E sottolineo ancora che è il sistema imprenditoriale il soggetto su cui puntare per ricostruire l’Italia, sul filo di questa frontiera tecnologica e industriale. Questi ultimi anni multicrisi l’hanno dimostrato: è l’industria che ha tenuto in piedi il paese”.

Di Stefano ha messo poi in relazione il tema di maggiore attualità, il Pnrr, con la Transizione 5.0. “Le imprese, durante le crisi del passato – ha affermato - hanno dimostrato di aver utilizzato in modo efficace gli strumenti a disposizione, da Industria 4.0, ai crediti di imposta. Anche oggi saprebbero mettere a terra le risorse in modo rapido ed efficace, investendo, rafforzandosi, con effetti positivi sul pil”. Tuttavia “Il Pnrr senza le riforme è incompleto. E di riforme non si parla praticamente più. Le riforme strutturali vanno fatte, per rendere il paese più efficiente, aumentare gli spazi di concorrenza. Così come è necessario affrontare il tema dei salari e della produttività: gli altri paesi nostri competitor in Europa hanno un andamento della produttività superiore a noi. È un tema da affrontare: nell’immediato occorre un taglio al cuneo fiscale. L’anno scorso, proprio qui a Rapallo, tutti i partiti si erano detti d’accordo. Adesso auspichiamo sia reso strutturale e che l’impegno annunciato del governo in questo senso si traduca in fatti. Nel medio periodo saranno gli investimenti a fare la differenza”.

Sul tema generazionale Di Stefano ha ricordato che i giovani sono innovatori naturali: “saremo i protagonisti di queste trasformazioni. Bisogna garantire una formazione adeguata, stimolare le start up, creare collegamenti con chi lavora all’estero affinché non si perda il rapporto con il paese. Non si fa abbastanza sulla formazione e anche questa è una nostra battaglia, su cui ci stiamo impegnando e continueremo a farlo”.


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