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Stirpe a La Stampa: con rialzo del costo del lavoro senza aumenti di produttività rischio circuito. tagliare il cuneo fiscale

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Stirpe a La Stampa: con rialzo del costo del lavoro senza aumenti di produttività rischio circuito. Tagliare il cuneo fiscale

19 febbraio 2022 | Vice Presidente, Lavoro e Relazioni Industriali


Il mondo delle imprese è fortemente sotto pressione in questo momento a causa di diversi fattori che vanno dalla carenza e l’aumento dei prezzi di materie prime, al caro energia, fino ad un sensibile innalzamento dei costi finanziari per i mutui di nuova stipula, determinato dal rialzo dei tassi di interesse. In questo quadro, aumentare il costo del lavoro senza un corrispondente aumento della produttività, rischia di creare un cortocircuito che potrebbe avere conseguenze importanti e forse addirittura irreversibili per alcuni settori produttivi. Bisogna affrontare il problema attraverso l’utilizzo di strumenti mirati.” Cosi Il Vice Presidente per il lavoro e le relazioni industriali Maurizio Stirpe in un’intervista a La Stampa è intervenuto nel dibattito sul potere d’acquisto dei salari e le richieste dei sindacati. “Se si ritiene che la crisi dei prezzi sia di carattere congiunturale – ha precisato - credo che debba essere affrontata con il sistema dei ristori a tempo, come il Governo sta già facendo. Se invece il problema fosse di natura strutturale, bisognerebbe creare strumenti che non facciano aumentare il costo del lavoro, evitando di penalizzare la competitività delle imprese.”


E sulle misure da mettere in campo Stirpe ha chiarito: “una riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori in modo da garantire loro un maggiore potere d’acquisto è la strada giusta in questa fase. Non lo è invece ragionare solo sui contratti di secondo livello, cioè quelli aziendali, come è stato proposto dai sindacati, se non altro perché lascerebbe scoperti milioni di lavoratori. La definirei una posizione strumentale, basata su una cultura che non è quella del dialogo ma quella del conflitto. Mentre invece credo che ci siano tutti gli spazi per trovare una soluzione ai problemi senza cambiare né i modelli contrattuali né gli indici di inflazione a cui fanno riferimento.


E sulla richiesta di superamento dell’indice Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato) perché non terrebbe conto dei rincari energetici Stirpe ha spiegato che non è esatto: “All’interno dell’indice Ipca i prezzi dei prodotti energetici pesano per il 9% e ad essere neutralizzate sono esclusivamente le variazioni repentine delle quotazioni del petrolio”, ha detto. I costi dell’energia, quindi, vengono calcolati, ma sono spalmati su un arco temporale più lungo in modo da evitare i picchi e i crolli. Si chiama indice armonizzato proprio per questo motivo. Non solo, ricordo che nel paniere dell’Ipca sono inclusi beni che già incorporano gli aumenti dei prezzi dell’energia. E poi mi lasci dire che i patti, quando si stipulano, poi bisogna rispettarli.” A questo proposito, in riferimento alla minaccia di Bombardieri di ritirare la firma dal Patto della Fabbrica, ha chiarito: “a questa affermazione, rispondo che poi bisognerebbe chiedersi quali sarebbero le conseguenze. Non voglio fare alcuna polemica, dico solo che smantellando il Patto non otterremmo certamente un risultato migliore."


Condividendo la  preoccupazione per l’impatto sui consumi dell’aumento dei prezzi Stirpe ha però precisato che “gli strumenti che abbiamo ideato forniscono una soluzione corretta ed equilibrata. La defiscalizzazione e la decontribuzione degli aumenti contrattuali sia di primo che di secondo livello, ad esempio, si può calibrare anche in funzione dell’arco temporale in cui questi aumenti si verificano. Il 75% dei contratti di Confindustria sono stati appena rinnovati e, per i prossimi rinnovi, secondo Stirpe “si potrebbe anche pensare a defiscalizzare o decontribuire gli aumenti sul primo livello, salvo poi tornare alla tassazione normale nel momento in cui la fiammata dei prezzi si spegne. Se questi aumenti non fossero temporanei l’unica strada resta quella di lavorare sulle voci di costo del salario. Peraltro così un taglio del cuneo fiscale diventerebbe inevitabile.


Sempre sul cuneo il Vice Presidente ha osservato che “in questo momento il governo sta stanziando una massa importante di risorse per i ristori. Allora perché non pensare a misure di carattere più strutturale e di più ampio respiro ragionando sul cuneo fiscale, anziché su un’ottica di breve periodo?” ha proposto, ricordando che “si può trovare una soluzione con gli strumenti che abbiamo a disposizione, mentre in queste condizioni aumentare il costo del lavoro senza un corrispondente aumento di produttività non è un’ipotesi percorribile.


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