Regina al Foglio: l’energia è la riforma più urgente. Priorità ridurre il differenziale di prezzo per l’industria italiana

18 giugno 2024 | Energia

"Ridurre il costo dell'energia è la riforma più urgente da fare, ne va della nostra crescita e della creazione di posti di lavoro. Se c'è una priorità per l'industria italiana oggi è questa". Cosi in un’intervista al Foglio Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l'energia. "Ci vuole una cabina di regia articolata a Palazzo Chigi perché l'energia è un tema dirimente per il futuro del nostro paese. A Giorgia Meloni questa visione è molto chiara ma ci sono una serie di implicazioni tecnico giuridiche che necessitano di una cabina di regia più strutturata".  

E questo proposito cita l’esempio del decreto Agricoltura, attualmente all'esame del Parlamento. "Non può esserci schizofrenia: quando si adotta una strategia bisogna portarla avanti in blocco. Invece - ha detto Regina - da una parte c'è il Mase che spinge per l'electricity release (che prevede prezzi ridotti per l'industria energivora a fronte di investimenti sulle rinnovabili), dall'altra il ministero dell'Agricoltura che limita drasticamente l'utilizzo del suolo. Non si mette in discussione che il decreto abbia un fondamento corretto, ma esclude anche altre possibilità come i siti orfani oggetto di bonifica e la cosiddetta solar belt, cioè i terreni che si trovano entro 500 metri dagli stabilimenti industriali". Il problema, ha sottolineato Regina, è che limitare l'utilizzo del suolo significa anche aumentare i prezzi: "In Italia il prezzo delle rinnovabili è più alto per il costo dei terreni, del permitting, delle autorizzazioni, per le lungaggini burocratiche tra Regioni e Stato. Migliorare questi aspetti è un compito nazionale, non ci si può nascondere dietro l'alibi della burocrazia europea".

La politica energetica – ha proseguito - si definisce su tre pilasti: competitività, sicurezza e decarbonizzazione e non si può intervenire su uno di questi senza valutare gli impatti sugli altri".  Oggi il nervo scoperto è la competitività della nostra manifattura. " Il prezzo italiano – ha ribadito Regina è enormemente superiore a quello degli altri paesi europei. Il paradosso è che mentre i prezzi tornano alla normalità dopo i picchi della crisi energetica, lo svantaggio dell'Italia aumenta. All'inizio dell'anno il prezzo medio dell'energia sulla borsa elettrica era di un quarto superiore alla media, tra maggio e giugno è il doppio della media europea, con punte che arrivano a essere cinque volte superiori rispetto alla Spagna. Questo gap di prezzo è diventato insostenibile per i settori energivori come acciaio, plastica, cemento, alluminio e ceramica”.

E parlando di Ets, ha aggiunto: "negli altri paesi europei utilizzano i proventi delle aste Ets per proteggere i settori dal rischio delocalizzazione e per supportare i progetti di transizione energetica. In Germania la cifra della compensazione dei costi indiretti è di 2,6 miliardi di euro. Da noi, su 3,5 miliardi di proventi annuali, solo 140 milioni all'anno sono per la compensazione: la metà dei proventi è utilizzata per ridurre il debito pubblico e non per la decarbonizzazione delle imprese che pagano l'Ets".

Alla base dello svantaggio di competitività dell'industria italiana c'è anche il mix nazionale di produzione di energia elettrica: “la domanda di energia elettrica è destinata ad aumentare in maniera significativa, e se vogliamo raggiungere i target di decarbonizzazione abbiamo bisogno di produrre e di consumare più energia elettrica riducendo l'apporto del gas", ha detto Regina. "C'è una condivisione di visione e di obiettivi con l'attuale governo e pensiamo che il nucleare sia indispensabile. I piccoli reattori modulari accompagnano perfettamente i tre pilasti di cui parlavamo prima, perché incidono sul sistema dei prezzi e quindi sulla competitività, garantiscono la sicurezza e l'autonomia energetica del paese e danno un colpo importantissimo agli obiettivi di decarbonizzazione". Confindustria sta costituendo una commissione di studio che riunisce tutta la filiera industriale del settore e le istituzioni per valutare gli aspetti legislativi, economici e tecnologici. “L’idea  - ha annunciato - è di avere tutte le risposte su costi e implementazione in un paio di mesi. Visto il nostro sistema industriale parliamo di numeri sostenibili: potremmo avere 10 o 15 micro generatori per altrettanti distretti industriali".

Parlando della Nuova Commissione europea e del nuovo Parlamento, Regina ha rimarcato: “la priorità è la competitività dell'Europa. Dobbiamo integrare maggiormente i mercati europei dell'energia e riformare i mercati elettrici, in modo da tenere separati i prezzi delle fonti rinnovabili e del gas", è la proposta di Confindustria. Che auspica anche una revisione delle norme relative al mercato della Co2: "l'Ets è diventata una tassa ambientale,  sul quel mercato dovevano confrontarsi le industrie per scambiare quote di Co2, non i fondi speculativi. C'è poi  - ha aggiunto - l'auspicio che i nuovi equilibri politici a Bruxelles consentano di correggere il pacchetto Fit For 55 in un'ottica di neutralità tecnologica. L'esempio è il divieto dei motori endotermici nel 2035, un approccio talebano che penalizza l'Italia più forte sul fronte dei biocarburanti”.

Bisogna avere il coraggio – ha concluso Regina - di varare una politica industriale comune con i fondi europei, seguendo quanto indicato da Mario Draghi. Ma invertendo il senso di quanto fatto finora: Invece di dare solo sgravi a chi compra auto elettriche o alle imprese che acquistano pannelli made in Europe vanno incentivate ricerca e sviluppo con politiche sul lato dell'offerta tecnologica come fanno gli Stati Uniti con l'Ira. E’ una strada più tortuosa ma che dà priorità alla politica industriale europea, contribuendo alla decarbonizzazione senza arricchire altri paesi da cui diventiamo sempre più dipendenti".


https://www.ilfoglio.it/economia/2024/06/18/news/l-energia-che-serve-all-industria-per-essere-competitiva-parla-regina-confindustria--6660879/



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