Grassi al Nuovo Quotidiano di Puglia: fondamentale il rispetto del 40% dei fondi del PNRR al Mezzogiorno

12 aprile 2022 | Vice Presidente, Consiglio delle Rappresentanze Regionali



“In merito ai fondi del Pnrr destinati al Mezzogiorno ci aspettiamo almeno la conferma del 40%. Sicuramente la previsione ex-lege di destinare almeno questa percentuale dei fondi del Pnrr al Mezzogiorno è un'importante novità che abbiamo accolto positivamente. La prima relazione sul rispetto del vincolo di destinazione territoriale, curata dal Dipartimento perle Politiche di Coesione, stima in 86 miliardi le risorse destinate al Mezzogiorno, pari al 40,8% delle risorse allocabili. La stessa relazione, tuttavia, pone l'accento sulla necessaria cautela nella lettura dei dati, in quanto per circa un terzo essi sono riferiti a interventi la cui quota Mezzogiorno discende solo da stime fornite dalle amministrazioni: le relative procedure, infatti, o non sono ancora attivate o sono attivate senza previsione di destinazione territoriale. Come sistema delle imprese ci aspettiamo che queste stime vengano quantomeno confermate: il rispetto della norma costituirà un aspetto fondamentale per l'efficacia degli interventi per le Regioni del Mezzogiorno”. Così Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale, in un’intervista al Nuovo Quotidiano di Puglia.


Nel colloquio, in occasione dell’evento “Bio In Italy Investment Forum – South Edition”, Grassi ha parlato di Bioeconomia sottolineando che rappresenta “uno dei pilastri del Green Deal e della transizione ecologica ed è una grande opportunità per l'Italia. Infatti, nel 2020 la bioeconomia nel nostro Paese ha generato un output pari a circa 317 miliardi di euro, occupando poco meno di due milioni di persone. Per decollare, però, necessita di concreti piani d'azione capaci di trasformare il potenziale nazionale in applicazioni industriali innovative e sostenibili. Il momento è complesso per l'intero sistema produttivo. Tuttavia, la Bioeconomia dimostra di essere un settore resiliente. In questo contesto, la filiera agro-alimentare, che in Italia rappresenta oltre il 60% del valore della bioeconomia, potrà trovare nelle sue caratteristiche peculiari, circolarità e sostenibilità in primis, le risorse per far fronte alla crisi che le imprese si trovano ad affrontare in questo momento”.


“Indubbiamente l'invasione russa dell'Ucraina – ha affermato il Vice Presidente - ha aggravato ulteriormente molti settori e tutte le tensioni già in essere sui prezzi, la scarsità di materie prime, input di produzione e il perdurare della pandemia. Oggi per l'industria, davanti ad una bolletta energetica che rischia di passare dagli 8 miliardi del 2019 fino a oltre 60 miliardi nel 2022, lo spazio di assorbimento di questi enormi aumenti di costo a scapito dei propri margini è giunto al termine. È necessario adottare misure strutturali e adeguate: un tetto al prezzo del gas; la necessità di un mix energetico (dobbiamo diversificare gli approvvigionamenti); far crescere la quota di rinnovabili, ma i tempi non sono compatibili con la necessità di sostituire nella produzione elettrica l'enorme quota di gas russo che importiamo. Invece, per decidere la rimozione dei vincoli su ricerca ed estrazione nell'Alto Adriatico ci vogliono poche ore. Ma – secondo Grassi - deve esserci la volontà di agire. Bisogna che l'Europa capisca che in questo quadro enormi filiere industriali restano esposte a rischi enormi, in un contesto mutato enormemente negli ultimi mesi. Lo scenario che abbiamo davanti è estremamente incerto”.


Per questo, il Vice Presidente ha voluto evidenziare quanto, in questo momento, sia strategico e attuale accelerare sulla “crescita delle fonti energetiche rinnovabili, che richiede mezzi, strumenti e un impegno di carattere straordinario. A questo proposito occorre agire: ottimizzando le leve di decarbonizzazione proprie delle pianificazioni strategiche adottate in tema di energia e clima - Pnrr e Pniec - e valorizzando anche il contributo dell'economia circolare; rafforzare ulteriormente le misure di semplificazione procedurale per accelerare gli iter autorizzativi. Molteplici sono però le frizioni che ancora ostacolano lo sviluppo del settore, ostacoli sostanzialmente legati agli oneri burocratici, ai processi non trasparenti, alle questioni relative al personale, ai processi non digitali, alla mancanza di coerenza giuridica, nonché a un quadro e a orientamenti incompleti e vaghi che portano a interpretazioni diverse della legislazione esistente da parte delle autorità competenti”, ha concluso Grassi.



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