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Si è svolto in Confindustria il convegno “Oltre l'orizzonte: prospettive e sfide di una nuova politica industriale per il mare”, volto a ripercorre gli obiettivi traguardati nel settore dell’Economia del Mare e, soprattutto, individuare le molte potenzialità ancora da sviluppare, nell’intersecazione tra le prospettive condivise di realtà di alto rilievo imprenditoriale del sistema Confindustria e le recenti linee strategiche istituzionali per valorizzare la risorsa produttiva Mare come motore dell’industria italiana.
Per Pasquale Lorusso, Vice Presidente Confindustria per l’Economia del Mare, “Confindustria, con l’attuale Presidenza, è stata la prima confederazione che ha voluto dare centralità all’Economia del Mare. La mission è stata quella di riunire le Rappresentanze del cluster marittimo-portuale, analizzare i nodi strutturali e individuare le potenzialità ancora inespresse del settore nel suo complesso, con l’obiettivo di elaborare un progetto strategico che potesse guidare il Paese verso la valorizzazione delle risorse, lo sviluppo della produttività e l’accrescimento della competitività.
Nel maggio del 2022, Confindustria ha così elaborato il “Progetto Mare”, un lavoro di tutto il Sistema Confederale, e ha iniziato una attività di forte sensibilizzazione e proposta presso le istituzioni a tutti i livelli, per porre l’Economia del Mare al centro dell’agenda politica del Paese.
Il “Piano Mare” del Governo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 ottobre 2023, è un traguardo storico, necessario a sviluppare appieno le straordinarie potenzialità della Blue Economy. Dopo numerosi anni di legiferazione frammentata e di considerazione disgiunta dei vari comparti economici, il documento declina sedici direttrici che consentiranno all’intero sistema di crescere in maniera armonica, secondo una visione unitaria e sistemica.
Confindustria considera questo un decisivo passo avanti nel riconoscimento delle esigenze della compagine industriale nazionale. Con il suo “Progetto Mare”, Confindustria, dunque, è stata il precursore di linee strategiche di intervento che ha potuto esporre al CIPOM e che ritroviamo oggi in diversi passaggi presenti nel “Piano Mare” del Governo”.
I principali traguardi raggiunti, secondo il VP Lorusso, sono:
Il Vice Presidente Lorusso ha poi tracciato gli obiettivi da raggiungere in futuro:
-Una nuova politica industriale per l’economia del mare:
Il sistema confederale ha individuato alcune specifiche proposte di intervento, tra cui la condivisione in sede IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) della normativa ambientale europea sul trasporto marittimo per armonizzare le politiche e non pregiudicare la competitività del sistema UE; specifiche misure di sostegno alla domanda di investimenti di rinnovo e ammodernamento del naviglio nazionale; utilizzo della domanda pubblica per il rinnovo e l’adeguamento tecnologico delle flotte pubbliche e del trasporto pubblico locale e regionale; creazione di nuovi fondi per il finanziamento di investimenti in R&S&I per promuovere la capacità tecnologica dell’industria cantieristica a sostegno della transizione energetica e digitale del trasporto marittimo; introduzione di misure di promozione dell’uso dei combustibili liquidi decarbonizzati nelle flotte esistenti, per aumentare ulteriormente la sostenibilità ambientale del trasporto marittimo; realizzazione di infrastrutture di stoccaggio e distribuzione del GNL per il trasporto marittimo, per supportare le esigenze di approvvigionamento e la crescente domanda di prodotto; definizione di un piano operativo per le infrastrutture di stoccaggio e la distribuzione anche di idrogeno.
-La competitività dei sistemi portuali nazionali:
L’Italia deve ambire a diventare un hub logistico del Sud Europa. La stessa Europa ne trarrebbe ampio beneficio. È derimente una visione strategica comune. In particolare: semplificazioni amministrative, procedurali e di controllo, con particolare riguardo alle procedure ambientali e di attuazione dei dragaggi, delle infrastrutture logistiche e all'avvio effettivo degli sportelli unici doganali e amministrativi; operatività dei porti h24; retroportualità e connessioni stradali e ferroviarie; cold ironing; sviluppo delle comunità energetiche portuali.
In questo senso, l’auspicio è che Riforma della portualità in discussione, possa essere il risultato di un processo di partecipazione ampia ed effettiva da parte di tutti gi stakeholder.
-ART - Autorità di regolazione dei trasporti:
Nell’ambito portuale, ma più in generale sull’intera catena logistica, occorre una rivalutazione chiara circa i rapporti dell’Autorità con le imprese, non solo con riferimento alla contribuzione delle stesse per il sostentamento dell'Autorità medesima. Sono diversi gli ambiti in cui il ruolo dell’ART si sovrappone di fatto a quello del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per le competenze marittime portuali e in modo rilevante sull’attività e autonomia delle Autorità portuali, che necessitano di un oggettivo chiarimento.
Per Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria, "quello del Mare è, per il nostro Paese, un cluster economico di primaria importanza, complesso e articolato. È composto da una filiera estesa, trasversale a molti altri settori, che attraversa il Paese da Nord a Sud, genera molta ricchezza e lavoro e contribuisce in maniera determinante allo sviluppo di interi territori. Se l’Economia del Mare è fondamentale per il Paese, essa lo è ancor di più per la crescita del Mezzogiorno, che vede il Mediterraneo protagonista della propria storia e del proprio futuro. Il Sud, infatti, è l’area in cui il settore pesa di più sul tessuto produttivo, con un’incidenza sul totale delle imprese pari al 5,7%, ed è, allo stesso tempo, anche l’area dove sono insediate la maggior parte delle imprese della filiera: ben il 48%, pari a 110mila unità”. Secondo il VP, "il Mezzogiorno ha bisogno di nuovo ruolo: noi siamo convinti, e non da oggi, che una delle strade per farlo sia di trasformarsi da “periferia commerciale” a “piattaforma logistica”, collocandosi al centro degli scambi tra Nord Africa, Medio Oriente, Estremo Oriente ed Europa e consolidando, quindi, il suo ruolo da protagonista nella filiera del Mare”.
Grassi si è, infine, soffermato sul tema delle ZES, ricordando che “Confindustria ha creduto nelle ZES sin dalla loro introduzione, nel 2017, e guarda ora con attenzione all’attuazione della ZES Unica, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024. Il punto di fondo è la necessità che la ZES Unica sia sorretta da un disegno strategico di medio-lungo periodo. Questa strategia dovrà avere una solida connotazione produttiva e industriale. In questo senso, riteniamo che l’ambito dell’Economia del Mare rivesta un ruolo cruciale è che l’essenza della Zona economica speciale debba continuare a risiedere nell’intreccio tra la logistica, in primis portuale, e le vocazioni industriali territoriali”.