Bonomi al Corriere della Sera: la difesa dell’industria è un fattore di sicurezza nazionale. Intervenire sul prezzo del gas per le imprese

12 aprile 2022 | Presidente

“A parità di condizioni, immaginando che lo choc sull’energia perduri e anzi possa aggravarsi, sia Confindustria che il Governo stimano una crescita attorno al 2%, cioè quanto già conseguito con la spinta derivata dall’anno scorso, senza nuovo sviluppo. Bisogna rendersi conto che la velocità della ripresa ha rallentato da ben prima della guerra”. Così Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, in un’intervista al Corriere della Sera.

“I segnali di frenata iniziano nell’autunno scorso. Come Confindustria avevamo chiesto una legge di bilancio orientata alla crescita, ma si è sprecata un’occasione. Sono usciti di scena o si avviano a farlo strumenti che aiutavano le imprese a investire, dal Patent box agli incentivi di Industria 4.0. E gli interventi fiscali sono stati in gran parte dissipati, invece di concentrarli sul taglio dei contributi”, ha continuato Bonomi, secondo cui “se si fossero usati meglio gli spazi in legge di bilancio, ci sarebbero state le risorse per sostenere le fasce più colpite dalla pandemia — giovani e donne —, anche a favore della competitività”, ha spiegato, aggiungendo che confrontandosi spesso con i colleghi di Francia e Germania, ha notato una differenza: “da loro la difesa dell’industria è un fattore di sicurezza nazionale, perché è l’industria che crea reddito e lavoro. Da noi questa consapevolezza non c'è. Il problema non è del presidente Draghi, attiene ai partiti”.

La Francia ha il nucleare e la Germania maggiori risorse, mentre in Italia “il problema dell’energia è più acuto. Per noi la quota di elettricità prodotta dal gas è molto più alta persino che in Germania e questo rischia di diventare un handicap per le imprese, perché il gas è rincarato molto più delle altre fonti di energia”.

Sul tetto al prezzo del gas imposto dall’Unione Europea ai produttori esteri, la posizione del Presidente è netta: “l’Italia lo ha proposto, ma se l'Europa non vuole dobbiamo agire da soli: un tetto che valga in Italia sul prezzo del gas comprato all’ingrosso, molto sotto i livelli attuali, è un’opzione realizzabile. L’Arera, l’autorità dell’energia, può convocare gli importatori di gas e chiedere trasparenza. Dobbiamo sapere quanto pagano il gas e conoscere la durata dei contratti. Non credo che gli importatori comprino tutto ai prezzi di mercato, impazziti, di questa fase. Capiremo così come applicare un tetto e quali sono i profitti sull’elettricità. Quest’ultima viene rivenduta a tariffe che riflettono l’altissimo prezzo di mercato attuale del gas: vedremo se c'è chi specula”.

In merito all’elettricità, Bonomi ha spiegato che “Confindustria vuole intervenire a monte, sul prezzo del gas all’import. Ma c'è chi si avvantaggia oltremodo dei rincari. È vero che iI Governo redistribuisce già il 10% degli extra profitti, ma il prelievo al 10% libera quattro miliardi in sei mesi. Invece, a questi prezzi, degli aumenti in bolletta pari a circa 40 miliardi saranno a carico di imprese e famiglie. Si rischia che quel 16-20% attuale di imprese che oggi riducono la produzione diventino il 50%. Eppure, questo non è ancora sentito come un problema di sicurezza nazionale”.

Per far fronte a questa situazione, il Presidente ha, dunque, presentato altre tre proposte. “ Cambiare passo sui 400 impianti di fonti rinnovabili fermi per mancanza di autorizzazioni, specie a livello decentrato; riservare alle imprese una quota di energia prodotta da rinnovabili che rifletta i costi effettivi di produzione e non ai prezzi molto più alti del gas; aumentare la produzione di gas nazionale oltre quanto già deciso fino ad oggi, per esempio nell'alto Adriatico”.

Introdurre un tetto sul gas a livello nazionale è invece più complesso, mentre a livello europeo la proposta è bloccata, perché “la Norvegia nel 2021 ha visto crescere i proventi del suo fondo sovrano di 150 miliardi, vendendoci il gas a queste quotazioni di mercato sestuplicate. E ora fa pressioni sui Paesi nordici dell’Unione Europea perché non accettino il tetto al prezzo. La Svezia, infatti, si è opposta. Quanto alla Germania, compra il gas dalla Russia verosimilmente a prezzi molto inferiori di quelli che paghiamo noi, per le contropartite date ai russi come NordStream. Dunque, finora, non ci segue”.

In merito all’inflazione, invece, Bonomi ha affermato che “sul piano tecnico gli aumenti sono già riconosciuti sulla base dell’indice armonizzato dei prezzi (Ipca). E l’inflazione molto bassa del passato recente ha fatto sì che gli aggiustamenti al rialzo abbiano superato i rincari effettivi del 5% in due anni. Ma è vero: dob biamo dare più soldi ai lavoratori e la strada per questo è il taglio dei contributi che finora non si è voluto fare”. Le risorse ci sono: “abbiamo 900 miliardi di spesa pubblica ogni anno. Abbiamo abbandonato la spending review, ma non riesco a credere che non si riesca ad avviare un lavoro che ne recuperi almeno 16. Le entrate tributarie sono previste dal Def in aumento da 527 miliardi nel 2021 a 548 miliardi nel 2022, e i contributi sociali da 246 a 263 miliardi. E la discesa del debito pubblico nei piani del governo è consistente. I margini ci sono”, ha concluso il Presidente.


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