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Bonomi a Repubblica: la crisi costerà 400 milioni di ore di cassa integrazione

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Bonomi a Repubblica: la crisi costerà 400 milioni di ore di cassa integrazione

09 marzo 2022 | Presidente

“Siamo dentro una tempesta perfetta. La guerra sta accelerando un processo già in atto: la frenata della ripresa economica è cominciata a settembre, la mancanza di una strategia di politica energetica risale a decenni fa e ci sono riforme ferme da trent’anni. Ora abbiamo bisogno di interventi radicali”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in un’intervista a Repubblica.

“Per le fabbriche energivore è davvero una crisi senza precedenti. Le acciaierie hanno cominciato a sospendere la produzione, presto toccherà anche al settore della ceramica e delle cartiere. Sono stop temporanei – ha chiarito Bonomi - ma i prezzi insostenibili creano un effetto domino che può portare il sistema industriale nel suo complesso a chiedere 400 milioni di ore di cassa integrazione, se rapportiamo l’attuale situazione con quella degli anni precedenti. Una cifra enorme, che avanziamo non per allarmismo, ma per generare consapevolezza”. E ha sottolineato che se il costo dell’energia prosegue così “l’alternativa è produrre accentuando le perdite, senza che nessuno abbia dato finora atto all’industria di non aver scaricato i costi sui consumatori, come invece avviene in Germania e in Francia”.

 

In merito all’ipotesi che le imprese impegnate sulle rinnovabili versino un contributo sugli extraprofitti, Bonomi ha osservato: “i regolatori nazionali dell’energia dovrebbero avviare una grande operazione trasparenza sui prezzi reali dei contratti esistenti di approvvigionamento di gas, che nella media sono molto più bassi delle follie di prezzo attuale dell’energia. Ma di certo c’è anche l’extraprofitto fiscale. Da noi la benzina è arrivata a due euro al litro, mentre in Europa non ha questo costo. La componente fiscale rispetto al prezzo industriale non si regge”. Per questo, secondo il Presidente, è necessario un intervento di defiscalizzazione.

 

E se per agire in questa in direzione fosse necessario un nuovo scostamento di bilancio, Bonomi ha chiarito che il debito si è ridotto grazie al rimbalzo dell’economia dell’anno scorso e ha ribadito “l’ossessione per la crescita”, ricordando quando Draghi al Meeting di Rimini, non ancora Presidente del Consiglio, teorizzò la differenza tra debito buono e debito cattivo. “Anch’io penso che il debito sia buono se serve alla crescita” - ha detto, aggiungendo che a fronte di quasi 900 miliardi di spesa pubblica “si possono riallocare risorse molto importanti, prima di aumentare il deficit”.

 

Entrando nel merito degli interventi radicali da mettere in campo a livello europeo, Bonomi ha affermato che il mix energetico deve cambiare perché non possiamo dipendere in maniera così elevata dal gas russo. “Ha fatto bene l’Europa a mettere un tetto al prezzo del gas, per tutelare imprese e famiglie dalle follie dei prezzi attuali e ora serve proporre la sospensione straordinaria del mercato ETS, che attualmente finisce per penalizzare l’industria italiana, che è più decarbonizzata di quella tedesca. Inoltre - ha aggiunto - va rivisto il criterio del prezzo orario dell’energia elettrica, che oggi si stabilisce secondo il costo più elevato di chi la conferisce con enormi premi a chi ha costi più bassi, come gli impianti da fonti rinnovabili”.

 

 

Anche l’Italia deve agire “mettendo le centrali a carbone ancora attive in condizioni di lavorare al massimo, sospendere straordinariamente i limiti di emissione per l’uso di olio combustibile, potenziare gli impianti di Gnl (il gas naturale liquefatto), realizzandoli in mare visto che nei porti la politica non li ha voluti. Serve inoltre importare di più da Paesi come Algeria e Qatar” – ha detto.

 

Il Presidente poi ha svolto alcune riflessioni sugli errori strategici in tema di politica energetica che sono stati compiuti in passato, ricordando la crisi in Crimea nel 2014 in cui l’Europa invitò i Paesi membri a ridurre la dipendenza dal gas russo, mentre l’Italia ha fatto il contrario raddoppiando la dipendenza. “Per decenni secondo la politica la Russia era un Paese amico ed affidabile. E ora il conto si presenta alle imprese” – ha sottolineato, aggiungendo che “la politica e la finanza hanno spinto con grandi agevolazioni le imprese ad andare ad investire in Russia. Ma oggi chi tutela quelle 447 imprese italiane che in Russia fatturano circa 7,4 miliardi di euro e hanno uno stock di investimenti di 11 miliardi? Se le imprese devono sopportare il peso delle sanzioni è bene che il nostro Paese agisca”, ha affermato Bonomi, indicando come occorra “modificare il nostro mix energetico, investire in ricerca e nuove tecnologie per accompagnare la transizione energetica e allungare i tempi per raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni”. Secondo il Presidente, “il Fit for 55 va diluito nei tempi perché i miliardi necessari a evitare desertificazioni d’impresa e decine di migliaia di disoccupati non ci sono”. Infatti la transizione energetica “non si può realizzare senza effetti collaterali negativi se non viene accompagnata con le risorse pubbliche necessarie. La politica ha deciso che entro il 2035 non si produrranno più automobili con il tradizionale motore a scoppio, ma questo significa che se non si fanno investimenti, una parte essenziale della nostra componentistica rischia la chiusura” – ha fatto notare.

 

Bonomi ha chiarito che le imprese non chiedono aiuti di Stato, ma “agevolazioni per la ricerca e l’innovazione tecnologica, per modificare impianti e processi. Oltre a politiche attive del lavoro vere, per aggiornare la formazione degli occupati. Il rischio, altrimenti, è che con tempi così stretti, la transizione energetica comporterà costi sociali enormi, che troppi fingono di ignorare” – ha concluso.


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