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“Dalle notizie che filtrano emerge che, di nuovo, la Germania imporrebbe la sua linea a tutti: sarebbe inaccettabile, un errore per l'Europa” Così il Presidente Carlo Bonomi, in una intervista alla Stampa alla vigilia del vertice Ue dedicato ai temi economici. Nella missione di due giorni a Bruxelles, che parte oggi, il leader di Confindustria incontrerà eurodeputati e commissari europei, fra cui Vestager, Gentiloni e Dombrovskis.
“Serve il fondo sovrano europeo che abbiamo sostenuto dal principio — ha spiegato . E’ impensabile e miope che la sfida della competitività lanciata da Usa e Cina sia affrontata singolarmente da ogni Stato, occorre una risposta continentale. La deroga agli aiuti di Stato non è una buona soluzione nemmeno se tutti i Paesi avessero gli stessi margini di spesa. Se fossero confermate le indiscrezioni sul documento del Consiglio Ue, la Germania mostrerebbe di non credere nel mercato unico europeo. Guardando solo ai propri interessi. Non avere il nuovo fondo comune Ue, che la Commissione prospettava tra qualche mese, significa rinunciare all'idea di un'industria europea”.
Sull’azione del governo Meloni in Europa, il Presidente Bonomi si aspetta pragmatismo: se prevalesse la linea tedesca ha detto – l’esecutivo dovrebbe impegnarsi a salvaguardare l'industria italiana. Serve un risultato immediato, quindi come minimo ottenere dalla Ue la possibilità di riprogrammare i fondi europei a vantaggio dell'industria per agevolare le transizioni. E un tema di competitività che richiede ampie risorse. Se non si vuole introdurre una dote europea ad hoc, dobbiamo chiedere di impiegare per la transizione tutti gli altri fondi non utilizzati. Il 40% delle risorse disponibili per l’Italia nella programmazione 2014-2020 non è stato speso: sono oltre 40 miliardi. Abbiamo fatto qualcosa di analogo nel 2020 con la pandemia. Facciamolo di nuovo. Non è l'obiettivo ottimale, ma almeno su questo va ottenuto il sostegno europeo” - ha affermato il leader di Confindustria.
L’obiettivo è difendere l’industria italiana. “I nostri interessi sono quelli europei. Siamo un’industria di trasformazione. Norme come la nuova stretta euro 7 sulle auto provocano un disastro non solo per l'Italia. Dobbiamo definire gli interessi generali comuni e come perseguirli. La transizione è ineludibile. Ma ne vanno indicati anche i costi sociali, di cui nessuno parla. E che finiranno dritti sulle spalle dei lavoratori”.
Il Presidente degli industriali ha individuato l’automotive tra le filiere più colpite: “era l'industria metalmeccanica per tradizione ma la pressione è fortissima su ogni filiera. Non sono slegate. L'Agritech, le Life sciences, l'Aerospazio, la Difesa di cui capiamo finalmente l'importanza e su cui anche i tedeschi si sono trovati spiazzati. La miopia sull'energia è costata cara. Bisogna essere solidali nelle scelte che tracciano il futuro comune. Quella lanciata da Usa e Cina è una sfida per Industria5.0 nei vent'anni a venire”. Le direttive pronte e in cantiere non garantiscono la neutralità tecnologica. Per l'auto si punta tutto sull'elettrico. C'è un commissario Ue che spinge su questo e ha un nome: Timmermans. Questa accelerazione ci consegna alla Cina” – ha sottolineato.
E sul Pnrr Bonomi ha commentato: “Il Piano nasce come booster post pandemia. Il governo Draghi aveva poco tempo per cambiarlo, ha riscritto molto bene le prime 80 pagine ma non poteva farlo sui progetti delle 6 missioni, e molti non hanno le caratteristiche per essere realizzati entro il 2026. Serve, per quanto possibile, ripensare gli obiettivi”. Inoltre, “L'elemento fondamentale sono le riforme. Quelle che l'Italia non ha mai fatto. Lavoro, Welfare, Fisco, Politiche attive del lavoro, Giustizia, PA. Oggi i soldi ci sono e dobbiamo farle bene, se vogliamo essere moderni, efficienti e inclusivi” ha osservato, soffermandosi in particolare sul tema del fisco, su cui secondo il Presidente Bonomi “serve una riforma organica, ragionata e non scritta in poche settimane. Abbiamo un orizzonte di stabilità politica e anche le risorse. Non ci sono scuse”. E su quella della PA ha affermato: “La nostra capacità di spendere i fondi europei non è esemplare. Ecco perché serve la riforma dell'amministrazione pubblica. Non c'è meritocrazia nel servizio pubblico. E nemmeno produttività, sebbene tutti si lamentino degli stipendi. Nell'industria, dal 2000 al 2020, la produttività è aumentata del 20% e così i salari. Nei servizi non a mercato, ovvero nella pubblica amministrazione, è andata differentemente. Abbiamo un problema” – ha fatto notare.
Nel corso dell’intervista Carlo Bonomi ha richiamato l’attenzione sull’importanza di stimolare gli investimenti su cui “il piano Industria 4.0 “s'è dimostrato fondamentale - ha assicurato – per porre le basi del rimbalzo del Pil post pandemico. Per questo deve essere strutturale. Il credito di imposta sugli impieghi al Sud per esempio - di cui stavano per dimenticarsi in legge di bilancio - non può essere per dodici mesi, perché nessuno investe con un orizzonte così breve. Bisogna pensare a tempi più lunghi, anni”.
In ambito europeo il Presidente auspica che il governo italiano si impegni tutte le sue forze per costruire una coalizione europea. E per farlo deve avere massima credibilità per le riforme fatte in Italia” ha aggiunto, dicendosi amareggiato per l’assenza dei rappresentanti italiani a Davos. “Abbiamo un asset industriale di eccellenza. Nel 2022 le stime prevedono il record dell'export italiano, sfioreremo i 600 miliardi. Nel momento in cui tutti dicono che il commercio internazionale si è contratto, è un segno di qualità. Confindustria ha aperto nuove sedi all'estero, Kiev compresa. Sono a Bruxelles per la terza volta in pochi mesi. E a ogni semestre di presidenza di turno europea, andiamo a illustrare nelle diverse capitali di turno la nostra posizione. È necessario. La politica è sempre troppo presa da vicende interne e scadenze elettorali”.