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Audizione su DL 17/2022: misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale

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Audizione su DL 17/2022: misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale

10 marzo 2022 | Direttore Generale

Oggi il Direttore Generale, Francesca Mariotti è intervenuta in Audizione presso le commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione in legge del DL n. 17 del 2022: misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.

Nel corso del 2021 il prezzo dell’energia elettrica in Italia è passato da circa 50 €/Mwh a 200 €/Mwh e anche il prezzo del gas è salito da circa 20 €/Mwh a quasi 80 €/Mwh: in entrambi i casi, c’è stato un aumento del 400%. Nel 2022 i prezzi di elettricità e gas hanno continuato a gonfiarsi con un ulteriore +200%. Ad oggi, l’incremento ammonta a 1.497,8% rispetto ai prezzi di febbraio 2020 (prima dello scoppio della pandemia): in altri termini, siamo a 15 volte il prezzo di allora.

Il deflagrare del conflitto russo-ucraino ha peggiorato il quadro, proiettando incertezze enormi sugli approvvigionamenti di gas e petrolio e ciò, vista l’elevata dipendenza europea ed italiana dall’import russo di queste fonti, ha finito con l’alimentare appetiti speculativi di natura finanziaria, che prezzano il possibile rischio energetico.

Assistiamo ad una catastrofica tempesta sulle imprese, alle quali, una volta azzerati i margini di profitto, non rimane che interrompere la produzione, perché non più economicamente sostenibile.

Il contesto congiunturale nel quale è stato varato il DL energia è totalmente cambiato in chiave peggiorativa. La Commissione europea l’8 marzo ha certificato questo mutamento proponendo nella comunicazione REPowerEU misure di intervento sui mercati, in particolare del gas naturale, senza precedenti. Riteniamo che l’azione europea sia imprescindibile nel breve termine. Dovrebbero essere varate misure per arginare manovre speculative sui mercati energetici e delle quote di emissione di CO2 (meccanismo ETS). È importante un’azione a livello di Stati membri per una regolamentazione dei prezzi coordinata. Inoltre, nel mercato del gas naturale è importante che le misure di condivisione della sicurezza con riferimento agli stoccaggi siano accompagnate da interventi che garantiscano una forte integrazione tra i sistemi di trasporto, eliminando le barriere tariffarie (pancaking) che ancora sussistono a livello regolamentare, penalizzando l’Italia.

Quanto al meccanismo ETS, con la fissazione dei nuovi e più ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni il mercato ETS, ha subito una significativa evoluzione speculativa con l’ingresso di molti attori finanziari. Ciò ha contribuito ad un aumento senza precedenti del prezzo delle quote, passate in due anni da 6/7 €/Ton CO2 a circa 90 €/Ton. L’impiego contingente di una maggiore quantità di carbone e olio combustibile nella produzione elettrica rischia di alimentare ulteriormente l’escalation dei prezzi.

Sosteniamo, quindi, una sospensione del meccanismo ETS affinché siano adottate tutte le misure, compatibili con il mercato, per limitare gli effetti puramente speculativi recenti. Tra tali azioni appare utile rivedere anche il funzionamento della Market Stability Reserve per potenziarne la funzione equilibratrice.

Riteniamo occorra un potenziamento inedito delle misure del decreto fin qui adottate, sia sul piano congiunturale, per calmierare gli impatti devastanti dello shock energetico; sia su quello strutturale, per incrementare la capacità di resistenza del sistema produttivo italiano. Condividiamo l’esigenza del Governo di utilizzare tutte le leve disponibili sul piano congiunturale, anche attraverso una profonda revisione della fiscalità e parafiscalità energetica sterilizzando, gli effetti incrementali dovuti all’aumento dei prezzi energetici.

Il decreto ha avuto il merito di introdurre un importante cambio di paradigma per la politica energetica nazionale degli ultimi 10 anni riguardo allo sfruttamento delle risorse nazionali di gas naturale. Apprezziamo particolarmente anche l’aver riproposto e migliorato lo strumento del credito di imposta sia con riferimento al settore elettrico, sia a quello del gas. Tuttavia, per quanto comprensibile il vincolo sulle risorse pubbliche, nello scenario corrente non è pensabile continuare ad agire su base trimestrale, occorre dare maggiore stabilità alle misure di sostegno, con durate di almeno 1 o 2 anni.

 

In conclusione, Confindustria presenta tre proposte di intervento a completamento e ad integrazione delle misure varate dal Governo: 

  1. mettere a disposizione dei settori industriali elettro-intensive 25 Twh ad un prezzo prestabilito di 50 €/Mwh, a fronte dell’impegno dell’industria italiana a sviluppare investimenti per una capacità produttiva equivalente a 12 GW di produzione fotovoltaica e 5 GW di produzione eolica all’interno delle aree idonee che Stato e Regioni dovranno identificare per legge (D.lgs 199/2021 art 20 e 21 Direttiva Rinnovabili) entro il 31/12/2022;
  2. combinare l’estrazione di risorse nazionali di gas con vantaggi congiunturali alle imprese tramite credito di imposta a partire dal 1° gennaio 2022 e fino alla disponibilità fisica delle forniture di gas consegnate dal GSE;
  3. massimizzare, fino ai limiti consentiti dalla Commissione europea, le agevolazioni sulle aliquote fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas.

Siamo consapevoli che le misure illustrate comportano scelte importanti sul piano politico, ma sottolineiamo che i quattro decreti sul tema del caro energia finora adottati (per un controvalore di circa 11,4 miliardi di euro a sostegno di famiglie, terziario ed artigiani e di 5,4 miliardi di euro a sostegno del sistema manifatturiero italiano) non sono apparsi sufficienti ad arginare una crisi che, in caso di ulteriori ritardi, provocherà danni irreversibili al tessuto produttivo nazionale.


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