Audizione per l'indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale

29 marzo 2023 | Direttore Generale

Oggi il Direttore Generale di Confindustria, Francesca Mariotti, è intervenuta in audizione presso la VI Commissione Finanza e Tesoro del Senato della Repubblica sull’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.

Gli strumenti fiscali sono parte integrante della politica economica e di sviluppo, in Italia come per la maggior parte dei Paesi OCSE. Tra questi, il credito d’imposta, la cui modalità di applicazione automatica risponde in linea generale alle esigenze delle imprese, rappresenta uno strumento di sostegno che negli anni ha assunto un ruolo predominante tra le diverse “leve” per la competitività aziendale, quali ad esempio, l’innovazione, gli investimenti, la crescita dimensionale.

Il credito di imposta, da strumento fiscale in senso stretto è diventato anche uno strumento di politica industriale per sostenere gli investimenti delle imprese e fronteggiare le difficoltà connesse con pandemia e crisi energetica. Uno strumento “principe” delle politiche di incentivazione perché:

  • È automatico e questo riduce al minimo i tempi di concessione;
  • in certi casi ha consentito di far fronte rapidamente alla temporanea mancanza di risorse del sistema produttivo;
  • le modalità semplificate di utilizzo in compensazione orizzontale dei crediti di imposta con debiti di diversa natura hanno contribuito ad una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro;
  • è un meccanismo che ha rilevanza anche con riferimento ai debiti contributivi e previdenziali;
  • consente di finanziare anche la ricerca effettuata dalle imprese in ogni ambito tematico, favorendo l’aumento della qualità e della competitività generale dei prodotti, processi e servizi;
  • rappresenta uno strumento trasparente, che consente all’Amministrazione finanziaria un monitoraggio in tempo reale dell’ammontare dei benefici concessi e fruiti;
  • le modalità applicative dei crediti di imposta, che sostanzialmente si ripetono, sono ormai note ai contribuenti che li utilizzano con una certa dimestichezza.

Tuttavia, non mancano criticità e possibili linee di intervento. 

  1. In primo luogo, prendere in prestito uno strumento fiscale per finalità più ampie richiede il necessario coinvolgimento di competenze, professionalità, amministrazioni diverse. Sarebbe pertanto opportuno individuare e mettere a sistema competenze tecniche che possano supportare le amministrazioni preposte alla gestione e al controllo dei crediti fiscali.
  2. L’approccio multidisciplinare deve sussistere già in Gazzetta Ufficiale con la cornice applicativa, le regole adeguatamente istruite, attuate e monitorate, con un approccio che coinvolga i diversi attori della PA e con competenze chiare e definite.

Non sono mancati casi di agevolazioni “virtuali” solo enunciate nei provvedimenti legislativi senza che siano state tempestivamente emanate dalle Amministrazioni competenti le disposizioni attuative e i relativi chiarimenti interpretativi. Il rischio è di stanziare risorse a copertura di agevolazioni non concretamente utilizzabili dalle imprese, spiazzando la programmazione di investimento delle imprese. (ad esempio come per il credito di imposta formazione 4.0). Quindi, sin dalla fase istitutiva, si dovrebbero valorizzare le sinergie tra amministrazione e cittadini/imprese con un confronto anche con le associazioni di categoria che possono avere un ruolo determinante nella verifica dell’efficacia di alcune misure e nella programmazione degli eventuali interventi di rettifica, insieme ad una riflessione ragionata su correttivi e prospettive future.

Tali misure dovrebbero essere finanziate su base pluriennale, garantendo a questi strumenti un orizzonte temporale di medio periodo che faciliti la programmazione degli investimenti da parte delle imprese.

  1. Questo confronto tra amministrazioni deve, poi, permanere nel tempo, guidando la fase interpretativa di una misura e assistendo anche la fase “patologica” del rapporto di imposta (i.e. accertamento, contenzioso).

Gli elevati tecnicismi extra-fiscali che connotano molti crediti di imposta rendono necessario consolidare anche forme di confronto tra contribuente e amministrazioni diverse dall’Agenzia delle Entrate, mediante richieste di pareri con tempi certi di risposta o forme di certificazione preventiva. Per esempio, è impensabile che, dopo oltre 25 anni dall’introduzione della norma che assicura la compensazione dei crediti fiscali con debiti di diversa natura, singole Amministrazioni, anche in contrasto con loro precedenti interventi di prassi, sollevino dubbi sull’esistenza di tale diritto.

Per porre fine alle incertezze giurisprudenziali sul tema è necessario da parte del Governo dare immediata risposta all’interrogazione parlamentare 5-07493 del 22 aprile 2022 per affermare il pieno diritto dei contribuenti alla compensazione dei crediti fiscali con debiti previdenziali. Gli eventuali problemi di coordinamento esistenti tra INPS, Agenzia delle Entrate e Ragioneria dello Stato non possono mettere in dubbio un diritto dei contribuenti sancito dalla legge.

  1. In questi anni l'Agenzia delle Entrate si è fatta carico di uno sforzo interpretativo lodevole, con una proliferazione di risposte a interpello e FAQ.

Tra gli strumenti utili ci sono le consultazioni pubbliche che comportano la possibilità di anticipare eventuali dubbi applicativi sulla normativa in questione, attraverso i commenti dei contribuenti, del mondo imprenditoriale, delle associazioni di categoria e dei professionisti.

  1. Le peculiarità dei crediti di imposta con finalità agevolative dovrebbero, inoltre, essere tenute in adeguata considerazione anche nel momento del trattamento sanzionatorio, in particolare sul piano amministrativo.

Da tempo, Confindustria sollecita un intervento normativo che possa consentire una migliore declinazione del concetto di “inesistenza” del credito, salvaguardando quelle ipotesi di errori valutativi, soprattutto in presenza di complessi tecnicismi delle norme o di interpretazioni non univoche e omogenee nel tempo. La riforma fiscale costituirà l’occasione per intervenire anche su questo aspetto, nel pieno rispetto dei principi di equità e proporzionalità, a cui deve improntarsi il sistema sanzionatorio.

  1. Altro tema centrale è quello delle risorse: alcune delle discipline agevolative introdotte negli ultimi anni hanno mostrato una sottostima degli stanziamenti rispetto all'utilizzo fatto dal potenziale beneficiario.

Sono importanti quindi le valutazioni d’impatto preventive e successive, per garantire l’efficacia di incentivi e agevolazioni – e valutarne prosecuzione, riorientamento o conclusione –, oltre a valutazioni in itinere ed ex post sui risultati conseguiti, con riguardo sia ai profili di finanza pubblica, sia a quelli di crescita economica.

  1. Un accurato piano di valutazioni può scongiurare anche infausti ripensamenti successivi su norme già varate e su incentivi già pienamente operativi. Un esempio sono i bonus edilizi: eliminare tout court – e senza un ragionevole spazio transitorio – le forme di utilizzo alternative alle detrazioni ha minato l’affidamento, la capacità di programmazione, lo spazio di investimento di tutti gli operatori coinvolti. Ora è indispensabile disegnare una nuova strategia di medio-lungo periodo, che faccia leva sulle risorse, sia in termini di capitali che di competenze, dell’intera filiera dell’investimento immobiliare, stabilendo misure di sostegno che prevedano aliquote in grado di dare segnali di prezzo al mercato e allo stesso tempo meccanismi di sconto in fattura e cessione del credito per consentire la più ampia fruizione soprattutto per i soggetti meno capienti finanziariamente.
  2. Non mancano, peraltro, sollecitazioni di intervento dal contesto internazionale. A questo riguardo, un'attenzione particolare merita l'attuazione della Direttiva sull'imposta minima globale, pubblicata lo scorso dicembre, che dovrà essere implementata dagli Stati membri entro il 2023 per entrare in vigore nel 2024.Si tratta di un provvedimento che recepisce, a sua volta, i lavori dell’OCSE nell’ambito del c.d. “secondo pilastro” (Pillar Two) della riforma fiscale globale. La Direttiva è volta a garantire un livello minimo globale di imposizione fiscale effettiva (pari al 15%) per i gruppi di imprese multinazionali e per i gruppi nazionali su larga scala nell’Unione Europea con un fatturato consolidato almeno pari a 750 milioni di euro. E, ai fini della determinazione del livello effettivo di imposizione in un determinato Paese, rivestiranno un ruolo fondamentale le agevolazioni fiscali.
  1. La delega fiscale riporta, tra le altre questioni, anche la necessità di rivedere le agevolazioni. In questo percorso sarà, a nostro avviso, fondamentale concentrare le (poche) risorse pubbliche disponibili sulle misure che hanno la finalità di sostenere la crescita e di orientare scelte economico-sociali, nonché di attrarre nuovi investimenti in Italia.

Da capire quale sarà il ruolo di questi incentivi nel nuovo assetto di Ires a doppia aliquota che la delega ipotizza.

L’attuazione della delega di riforma fiscale costituirà una valida occasione per sistematizzare l’insieme delle agevolazioni fiscali consolidatosi nel tempo.

Sarebbe auspicabile anche una razionalizzazione dei tanti strumenti agevolativi istituiti in materia di economia circolare.

Le imprese sono pronte, anche per il tramite delle associazioni di categoria, a dare un contributo fattivo a questa grande opera di sistematizzazione e riscrittura del sistema fiscale.

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