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INCENTIVI 4.0, CONFINDUSTRIA: BENE PROROGA PER LA CONSEGNA DI IMPIANTI E MACCHINARI
Non depotenziare strumenti che aiutano gli investimenti innovativi delle imprese
Roma, 11 febbraio 2022 - Confindustria esprime apprezzamento per la conferma annunciata dal Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, di rinviare a dicembre 2022 il termine di consegna delle macchine e degli impianti ordinati nel 2021 che godono degli sgravi 4.0, previsti dalla precedente Legge di Bilancio. Per Confindustria e le sue Associazioni il termine di consegna fissato attualmente al giugno 2022 è un vincolo che deve essere assolutamente posticipato a fine anno. La critica congiuntura attuale, dovuta alla carenza di materie prime e ai problemi legati alla logistica, ha infatti reso evidente l’oggettiva impossibilità per il sistema manifatturiero di rispettare i tempi di consegna dei beni. Proprio per questo, Confindustria sta lavorando dallo scorso autunno con il Mise alla proroga e ribadisce la necessità di riavviare un tavolo di confronto per valutare l’impatto delle misure ed eventuali adattamenti al Piano Industria 4.0. Il Piano, da sempre sostenuto da Confindustria, non va depotenziato perché rappresenta un determinante strumento di politica industriale per la modernizzazione del sistema produttivo, che ha aiutato le imprese a realizzare investimenti in chiave innovativa, digitale e sostenibile: leve fondamentali per affrontare le transizioni in atto.
CONFINDUSTRIA: 110 ANNI DELLA RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA
NEL SECONDO VOLUME: “L’ITALIA PAESE SEMPRE PIU’ VECCHIO. RESTITUIRE AI GIOVANI E ALLE DONNE UN RUOLO CENTRALE PER LA CRESCITA”
Roma, 8 febbraio 2022 – Inverno demografico, decrescita e bassa natalità. È questo il tema a cui è dedicato il secondo volume (nel primo, uscito a giugno, sono stati affrontati i temi della sostenibilità ambientale e dell’innovazione) della Rivista di Politica Economica di Confindustria. Pubblicazione che compie 110 anni e che, ancora oggi, offre una lettura documentata e di proposta su fenomeni che nel medio e lungo periodo avranno impatti rilevanti sull’economia e sulla società, a testimonianza dell’attenzione e dell’impegno che da sempre gli imprenditori pongono sulle tendenze e sulle vicende del Paese.
Fondata nel 1911, la Rivista di Politica Economica - a cui è stato conferito nel 1993 il Premio all’Elevato Valore Culturale dal Ministero dei Beni e Attività Culturali - è una delle più antiche e prestigiose pubblicazioni italiane di economia. Negli anni ha vantato, infatti, i più illustri relatori di fama internazionale, tra cui diversi premi Nobel per l’economia, che si sono succeduti nelle Lectio magistralis e nei numerosi Convegni promossi attraverso la Rivista. Per questo la pubblicazione è da sempre riconosciuta come luogo di approfondimento, di scambio culturale e di confronto libero di idee fondato su evidenze e dati.
E proprio in questa logica, si è tenuta questo pomeriggio - presso l’Università Luiss Guido Carli e con il sostegno di Unicredit - la presentazione del secondo volume celebrativo della Rivista di Politica Economica «La deriva demografica. Popolazione, economia, società», dedicato ai temi della demografia e delle sue conseguenze per l’Italia e l’Europa.
Dal dibattito - al quale sono intervenuti tra gli altri Giovanni Brugnoli, Vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano; Pier Carlo Padoan, Presidente di Unicredit; Vincenzo Boccia, Presidente Università Luiss Guido Carli; Stefano Manzocchi, Prorettore per la Ricerca Università Luiss Guido Carli e Direttore della Rivista di Politica Economica - emerge chiaramente che l’Italia sta vivendo un inverno demografico, ulteriormente aggravato dalla pandemia che ha causato sia un eccesso di mortalità specie tra gli anziani e sia una riduzione delle nascite ben più ampia di quella attesa dalle previsioni. L’invecchiamento demografico, in Italia a livelli record nel panorama internazionale anche nel periodo della pandemia (nel 2020 l’età media della popolazione era di 46 anni, l’anno precedente 45,7 anni).
Ma il cammino verso la decrescita della popolazione italiana, complice anche il rallentamento dei flussi migratori in ingresso, accompagnato dall’invecchiamento demografico e da una bassa natalità, che mina peraltro una delle condizioni principali per lo sviluppo economico e la sostenibilità dei nostri sistemi di welfare, mette in evidenza come la crisi attuale sia frutto di tendenze di lungo periodo e di interventi poco incisivi.
Gli squilibri strutturali della demografia italiana - come sottolineato nel corso del dibattito - potranno essere attenuati nel medio-lungo periodo solo se saremo in grado di restituire a giovani e donne un ruolo centrale per la crescita del Paese, sostenendo il loro potenziale di innovazione e competenze con interventi coraggiosi in favore della famiglia e dell’autonomia economico-lavorativa delle giovani generazioni. Sull’esempio di quanto già accade in Europa. E questo richiede un deciso impegno e una responsabilità da parte di tutti gli attori sociali e della politica, per superare i ritardi e gli ostacoli cumulati sino ad oggi.
Il nostro Paese, infatti, è in una situazione critica per quanto concerne il tasso di occupazione femminile e la quota di giovani privi sia di impiego e sia di studi. Basti pensare che il tasso di occupazione femminile è di quasi venti punti inferiore a quello degli uomini, con il divario peggiore in Europa. E che i giovani che non studiano e non lavorano oggi in Italia ammontano oggi al 23,3% della popolazione tra i 15 e i 29 anni (quasi un giovane italiano su quattro). Un quadro che la pandemia ha ulteriormente peggiorato. Per la prima volta dal 2013, il tasso di occupazione femminile è sceso nel 2020 sotto il 50% (al 49%). Il dato per le donne giovani è ancora più allarmante, 33.5%, così come quello del tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno (32,5%).
Il volume della Rivista diretta da Stefano Manzocchi è disponibile online sul sito di Confindustria al link:
Roma, 29 gennaio
2022 –
“Desidero esprimere soddisfazione, da parte di tutta Confindustria, per la
conferma di Sergio Mattarella al Quirinale: la sua autorevolezza e prestigio
nel ruolo di garante della Costituzione e delle scelte europee e atlantiche è
un presidio di credibilità nazionale”. Così Carlo Bonomi, Presidente di
Confindustria, sull’elezione del Capo dello Stato. “Apprezziamo altresì che il
Parlamento abbia, infine, trovato convergenza su una soluzione che è garanzia
istituzionale di lungo periodo e che rilancia l’azione del Governo, evitando
ogni rischio di crisi e rafforzando la fiducia degli italiani e delle imprese
di fronte alle tante sfide che abbiamo davanti – ha proseguito il Presidente
Bonomi. Ora è tempo solo di lavorare con grande urgenza contro il rallentamento
della ripresa dovuto all’impennata dei prezzi energetici e delle materie prime,
nonché alla sfiducia che aveva temibilmente preso a serpeggiare sui mercati
verso la capacità dell’Italia di mettere a terra, presto e bene, le ingenti
risorse del PNRR”.
Roma, 27 gennaio 2022 – Si è tenuto questa mattina un nuovo confronto
tra Confindustria e il Governo sul caro energia, una vera e propria emergenza
per i settori manifatturieri italiani che si trovano a fronteggiare un
drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, con particolare
riferimento al prezzo del gas naturale e dell’elettricità.
Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani è, infatti,
intervenuto sul tema al Consiglio Generale di Confindustria guidato dal Presidente
Carlo Bonomi e alla presenza degli imprenditori rappresentanti il sistema
associativo.
Obiettivo dell’incontro la condivisione di possibili azioni, frutto di una
riflessione costruttiva e non ideologica, per contrastare il drammatico impatto
dei costi dell’energia sul sistema produttivo con potenziali gravi conseguenze
sociali ed economiche per il Paese. Una tempesta che rischia di paralizzare
definitivamente il sistema industriale italiano, già interessato da molteplici
decisioni di chiusura. E che richiede - come condiviso di nuovo oggi - un
deciso intervento di politica industriale dagli effetti congiunturali e
strutturali immediati, oltre a una progettualità di lungo termine.
Il pacchetto di misure più urgenti proposte da Confindustria riguardano la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari per l’anno 2022; l’intervento immediato per la cessione ai settori industriali a rischio chiusura di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ad un prezzo di 50 €/Mwh, l’aumento delle aliquote di agevolazione per le componenti parafiscali della bolletta elettrica nei limiti previsti dalla normativa Europea (art. 39 elettrico ex Com200/2014/UE).
Roma, 20 gennaio 2022 – Confindustria esprime il proprio apprezzamento per la convocazione di questa mattina a Palazzo Chigi, a valle di quanto già emerso dal tavolo sui rincari dell’energia tenutosi ieri al Mise alla presenza del Ministro Giorgetti.
L’incontro odierno tra il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, il Sottosegretario alla Presidenza, Roberto Garofoli, il capo di Gabinetto Antonio Funiciello e il Direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, va infatti nella direzione – auspicata da Confindustria – della maggiore condivisione possibile e con il coordinamento diretto di Palazzo Chigi. Con l’obiettivo di attuare immediatamente gli interventi congiunturali e strutturali necessari per rispondere all’emergenza, a sostegno della manifattura italiana e del Paese.
LE RETI D’IMPRESA MODELLO STRATEGICO PER INTERCETTARE LE OPPORTUNITA’ DEL PNRR
I risultati del 3° Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’impresa: in crescita del 13,3% con imprese di ogni dimensione (anche grandi e startup) perché favoriscono relazioni, performance di mercato e acquisizione di tecnologie e competenze digitali.
Roma, 20 gennaio 2022 – Le reti si confermano determinanti per fronteggiare la pandemia e accompagnare la ripresa economica, favorendo le performance delle singole imprese che insieme migliorano la trasformazione tecnologica, il rafforzamento delle relazioni, l’acquisizione di nuove competenze. Questa è la fotografia fornita dal 3° Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano InfoCamere, RetImpresa e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Il fenomeno delle reti ha fatto registrare una crescita costante anche nell’ultimo anno. Nel 2021 i contratti di rete sono infatti aumentati del 13,3% (+885 nuovi contratti rispetto al 2020) e le imprese in rete del 10% (+3.849 rispetto al 2020); si confermano prevalenti le ‘reti contratto’ (85%). In totale, al 31 dicembre 2021 si contano 42.232 imprese in rete per un totale di 7.541 contratti di rete.
Le imprese più coinvolte nei contratti di rete appartengono a tre settori: agroalimentare (22%), commercio (14%) e costruzioni (12%) e hanno sede nel Lazio (24,3%) seguito da Lombardia (10,5%) e Veneto (7,8%).
L’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa, sulla base della Survey condotta tra giugno e luglio 2021 su un campione di 241 reti, evidenzia come le reti più performanti, efficaci, coese e resistenti alla pandemia sono dotate di risorse e competenze complementari - soprattutto intangibili – sono simili come mercato di riferimento e considerano importanti le tecnologie legate ai dati e all’automazione, soprattutto nel Made in Italy. Specifici focus riguardano la digitalizzazione, il ruolo delle startup e delle grandi imprese in rete e la filiera delle scienze della vita.
Con riferimento agli obiettivi, le reti intervistate mostrano una maggiore propensione rispetto al passato per l’aumento del potere contrattuale, la riduzione dei costi di produzione, la formazione e la partecipazione a bandi e appalti. Resistono, seppure con meno forza, i temi dell’innovazione, dell’internalizzazione e del marketing in rete, anche per effetto del proseguire della crisi pandemica.
Infine, dal Rapporto emerge la tendenza delle imprese in rete a confermare nel tempo l’utilizzo di questo modello, che ben si adatta alla struttura industriale italiana e alle sue esigenze, anziché optare per diverse e più tradizionali forme di aggregazione.
È intervenuto all’evento di presentazione del 3° Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’impresa il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Tiziana Nisini che ha annunciato: “Le reti d’impresa rappresentano un innovativo modello di organizzazione del lavoro e possono contribuire a rafforzare le competenze e i livelli di specializzazione all’interno delle filiere. È evidente che parlare di rete significa parlare di gruppo, vuol dire unire competenze per creare sinergia, vuol dire proporre soluzioni di elevata qualità e professionalità, anche per favorire il mantenimento dei livelli di occupazione e sostenere politiche attive del lavoro e ricambio generazionale”. Durante il suo intervento il Sottosegretario al Lavoro ha ufficializzato che il decreto sulla codatorialità per i contratti di rete è stato registrato dalla Corte dei Conti e le procedure di attivazione per le aziende che ne faranno richiesta saranno pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro nei prossimi giorni. “Il lavoro è stato portato avanti in collaborazione tra il Ministero del Lavoro, l’INPS, l’INAIL e per le competenze in materia di vigilanza dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro”, ha ricorda Tiziana Nisini.
“Il contratto di rete potrà assumere un ruolo ancor più decisivo nel nostro sistema produttivo anche grazie all’attuazione della codatorialità, annunciata oggi dal Sottosegretario Nisini – ha commentato Fabrizio Landi, Presidente di RetImpresa. L’Osservatorio 2021 conferma come lo strumento della rete sia utilizzato non solo per affrontare il perdurare della crisi, ma anche per far evolvere alcune componenti strutturali come digitalizzazione e trasformazione tecnologica, relazioni interne ed esterne, organizzazione del lavoro, nuove competenze, valorizzazione e crescita del capitale umano. Inoltre, tra le novità del Rapporto 2021 – ha proseguito - emerge il ruolo delle reti come “incubatore virtuale” che permette alle startup di crescere mettendo a disposizione delle imprese più tradizionali le proprie competenze tecniche, know how, innovazione e creatività. Tutti questi indicatori – ha concluso il Presidente di RetImpresa - ci spingono a continuare a lavorare con le Istituzioni per promuovere e sostenere modelli di partenariato efficienti e qualificati in grado di intercettare le opportunità di sviluppo e, in particolare quelle del PNRR, e di rendere più competitivo il sistema imprenditoriale italiano.”
“L’analisi delle filiere che emerge dall’Osservatorio sulle reti d’impresa – ha detto il Direttore Generale di InfoCamere, Paolo Ghezzi - consente di cogliere aspetti di grande interesse per sostenere l’evoluzione del tessuto imprenditoriale del Paese in questa fase di ripresa. Una lettura più consapevole, attenta e puntuale dei dati del Registro delle Imprese sui fenomeni più dinamici della nostra economia, come quello delle reti, è condizione indispensabile anche per sfruttare al meglio le risorse del Pnrr, attuando quel principio di accountability che ci viene chiesto dall’Europa per rendicontare i risultati dei progetti e promuovere il riuso delle best practice”.
Anna Cabigiosu, docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia e responsabile scientifica del Rapporto ha affermato: “Nel complesso i dati dell’Osservatorio 2021 rafforzano il ruolo del contratto di rete nel nostro territorio: il contratto di rete è uno strumento unico, agile e snello, che permette ad imprese grandi e piccole di fronteggiare ambienti turbolenti e complessi condividendo risorse complementari e una stessa visione strategica. Reti performanti sono costituite da partner con risorse complementari, soprattutto intangibili, ma simili come mercato di riferimento di cui condividono una buona conoscenza e comprensione. La rete permette ai singoli partner di sviluppare nuove competenze e se queste sono complementari la rete è più efficace, ma la rete permette solo in parte ai singoli di imparare a svolgere internamente e in autonomia alcune attività̀ precedentemente svolte solo in rete. La rete resta dunque il luogo dove condividere e mettere a sistema risorse e competenze, e le imprese che hanno fatto esperienza di rete sono propense a continuare la loro collaborazione usando ancora una volta l’istituto giuridico della rete e non altre forme di aggregazione. Il contratto di rete sembra quindi aver colto le esigenze delle imprese italiane che cercano forme di collaborazione efficaci ma allo stesso tempo leggere e in grado di salvaguardare la loro individualità. L’Osservatorio 2021 enfatizza inoltre il ruolo della rete come veicolo di acquisizione di tecnologie e competenze digitali, rimarca il ruolo della grande impresa anche in rete e il ruolo della rete come “incubatore” delle nostre startup”.
ENERGIA,
CONFINDUSTRIA A GIORGETTI: SERVONO INTERVENTI URGENTI. NON SI PUO’ PIU’
RIMANDARE
Presentate
le proposte delle imprese manifatturiere
Roma, 19
gennaio 2022 -
Il delegato di Confindustria per l’Energia, Aurelio Regina, e il Direttore
Generale, Francesca Mariotti, sono intervenuti oggi al tavolo convocato dal
Mise sull’emergenza dei prezzi dell’energia. Confindustria ha sottolineato che
la situazione è drammatica e richiede interventi urgenti e strutturali di
politica industriale. Non è possibile rinviare le decisioni, serve un atto
di coraggio per superare la logica degli interventi spot. Serve agire in fretta
come hanno già fatto i governi di Francia e Germania.
L’impatto dei
maggiori costi energetici a cui stiamo assistendo si sta abbattendo sulle
imprese industriali. Per questi settori, che al momento stanno responsabilmente
assorbendo tutti i costi, il caro-energia si traduce in una forte erosione dei
margini operativi e potrebbe comportare decisioni di chiusura produttiva. Questa
drammatica evoluzione dello scenario energetico implica, per la manifattura
italiana, un fortissimo incremento di costi per la fornitura di energia, che
passano dagli 8 miliardi circa nel 2019 a oltre 21 nel 2021 e a oltre 37 nel
2022. Si tratta di un incremento del costo complessivo del +368% nel 2021 e di
oltre 5 volte rispetto ai costi sostenuti nel 2020.
Confindustria ha
presentato alcune proposte congiunturali concrete da attuare subito e da
condividere necessariamente in un tavolo interministeriale presso Palazzo
Chigi. Queste proposte sono condivise da tutte le Associazioni di Confindustria
presenti al tavolo, che rappresentano 140 mila imprese, il 10% del Pil italiano
( Assistal, Confindustria Ceramica, Federbeton, Assocarta, Assovetro, Assofond,
Federacciai, Assomet, Federchimica, Interconnector Energy Italia,
Federalimentare, FederlegnoArredo, Anima, Anfia, Confindustria Energia).
Tra le misure
segnalate, riteniamo della massima urgenza le seguenti: la cessione della
produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con
anticipazione dei benefici finanziari per l’anno 2022; l’ estensione
dell’abbattimento degli oneri parafiscali per gli impegni di potenza superiori
ai 16,5 KW nel settore elettrico, la rimodulazione delle aliquote di
agevolazione per le componenti parafiscali della bolletta elettrica nei limiti
previsti dalla normativa Europea (art. 39 elettrico ex Com 200/2014/UE) e
intervenire da subito attraverso indirizzi specifici al GSE per la cessione di
energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di
circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo
di 50 €/Mwh.
Entrando nel
merito delle diverse proposte, per quanto riguarda il settore del gas è
necessario:
l’incremento
della produzione nazionale di circa 3 miliardi di mc/anno; la seconda linea di
intervento congiunturale consiste in un aumento della remunerazione del
servizio di interrompibilità tecnica dei consumi di gas prestato dai soggetti
industriali; la terza linea di intervento richiede un’azione sulla fiscalità e
la parafiscalità.
Per quanto
concerne il settore elettrico occorre:
prevedere
l’estensione del perimetro dei beneficiari della riduzione degli oneri di
sistema per impegni superiori ai 16,5 KW di potenza; un incremento per i
settori “energivori” delle aliquote di riduzione delle componenti parafiscali
della bolletta elettrica e, infine, la salvaguardia e il rafforzamento della
remunerazione dell’istituto del servizio di interrompibilità per la
sicurezza del sistema elettrico.
Confindustria
valuta positivamente la convocazione del tavolo e l’impegno assunto dal
Ministro Giorgetti e auspica al più presto l’istituzione di una task force
coordinata da Palazzo Chigi, che passi immediatamente all’attuazione delle
misure.
CONFINDUSTRIA DONA UN
FURGONE ALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
“Il Presidente Carlo
Bonomi ha consegnato l’automezzo alla sezione di Vicenza. Sarà utilizzato per
la distribuzione di pasti e generi alimentari”
Vicenza,
22 dicembre 2021 - Il
Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, oggi a Vicenza ha donato un furgone
all’Associazione Nazionale Alpini sezione di Vicenza, che verrà utilizzato per
la distribuzione di pasti e generi alimentari per i più fragili e per le
persone affette da disabilità.
L’iniziativa di
responsabilità sociale è nata a seguito della giornata Nazionale degli Alpini,
celebrata a Milano l’11 maggio del 2019 presso l’Auditorium di Assolombarda che
ha ospitato il concerto della fanfara storica della sezione di Vicenza.
“Gli Alpini rappresentano
il volto del coraggio e della solidarietà dell’Italia - ha dichiarato Carlo
Bonomi, Presidente di Confindustria. Uno spirito di responsabilità che ci
accomuna a loro come imprenditori e che ci muove ogni giorno a dedicare un forte
e convinto impegno alla nostra comunità e al territorio. Più di un milione e
ottocentomila italiani sono in povertà e questa è una priorità che ci deve
vedere tutti uniti, fare squadra”.
Tra i presenti alla
cerimonia di consegna del furgone anche la Vicepresidente Barbara Beltrame
Giacomello; la Presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia; il
Presidente nazionale degli Alpini Sebastiano Favero; il Consigliere nazionale
Silvano Spiller; il Presidente Ana Sezione Vicenza Monte Pasubio Luciano
Cherobin; il Sindaco di Vicenza Francesco Rucco; Paolo Bastianello Presidente
comitato education di Confindustria Moda e iscritto alla Gruppo Monte Berico
Ana Vicenza.
Oltre a Margherita Oliviero
con il marito Michele Iotti, che hanno aderito all’iniziativa di Confindustria
curando la manutenzione del furgone donato “affinché possa percorrere decine di
centinaia di chilometri”.
Sempre in tema di
responsabilità sociale, su cui Confindustria è da sempre impegnata, è di pochi
giorni fa la consegna da parte del Presidente Carlo Bonomi di un
contributo economico all’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani e i
Militari dell’Esercito.
CHECK-UP MEZZOGIORNO: IL SUD RESISTE ALL’IMPATTO DELLA CRISI PANDEMICA
Confindustria e SRM: “Ora cogliere tutte le opportunità dei programmi europei”
Roma, 16 dicembre 2021 – Un Sud in ripresa che ha resistito all’impatto socioeconomico della pandemia e che sembra aver ripreso un sentiero di crescita sostenuta, che dovrà però essere consolidata cogliendo tutte le rilevanti opportunità offerte dai numerosi strumenti e misure di rilancio, in particolare dal PNRR, che prevede una effettiva e significativa attenzione al Sud. Al contempo, occorre avviare senza indugio il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali 2021-27.
È questa la fotografia dell’economia meridionale nel 2021, in netto miglioramento rispetto a quella dello scorso anno, realizzata da Confindustria (Area Coesione Territoriale e Infrastrutture) e SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) nel check-Up Mezzogiorno.
Il primo, importante, segnale positivo arriva dall’Indice Sintetico dell’Economia Meridionale, che torna a salire dopo la brusca frenata del 2020, recuperando quasi del tutto i valori del 2019. Infatti, gli investimenti e le nuove imprese hanno superato il dato registrato prima della pandemia, evidenziando una vitalità imprenditoriale che ha saputo reagire alla crisi.
Le previsioni sul Pil confermano un andamento sostenuto del Pil meridionale per il 2021 pari a +5%, a fronte del +6,3% a livello nazionale e del +6,8% al Centro-Nord. Per quanto riguarda, invece, il 2022, si prevede la riduzione del delta di crescita tra le macroaree del Paese, con +4,4% per il Sud contro +4,6% per il Centro-Nord. Un dato questo, su cui occorre riflettere, perché potrebbe rappresentare la base di partenza per avviare un processo di reale convergenza.
Anche l’export meridionale nei primi nove mesi del 2021 torna a crescere, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando +16,6%, rispetto a +20,2% del Centro-Nord. Sono le esportazioni, nel complesso, a trainare la ripresa economica in atto anche nel Mezzogiorno, con uno slancio complessivamente meno rilevante ma più significativo in alcuni settori rispetto al Centro-Nord.
Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere presenta una tendenza crescente da metà 2020, anche se fortemente discontinua poiché sconta l’incertezza causata dalla pandemia, in modo ancora più accentuato tra le imprese meridionali.
Continuano a crescere, invece, le imprese attive, che nel terzo trimestre 2021 aumentano complessivamente di poco nel Mezzogiorno (+1,6%) rispetto al 2020, ma comunque in misura superiore rispetto al Centro-Nord e al Paese. Le imprese di capitali al Sud sono ormai più di 370 mila, con una crescita del 5,9% rispetto al terzo trimestre del 2020, quindi circa 21 mila nuove imprese di capitali.
Negli appalti di opere pubbliche si registra un’inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nei primi 10 mesi del 2020, con una riduzione di importi e un aumento dei bandi. Questo significa che l’impatto del PNRR non è ancora percepibile e che riemergono gli effetti delle misure straordinarie di semplificazione degli appalti di minore entità.
Risalgono gli impieghi creditizi alle imprese del Mezzogiorno, con una leggera crescita negli ultimi due trimestri dopo il calo registrato a dicembre 2020, e migliorano sensibilmente i tempi di pagamento, anche se nel Mezzogiorno mantengono ritardi più elevati rispetto al Centro-Nord.
I dati sull’occupazione consolidati al 2020, mostrano un andamento negativo complessivamente contenuto, sia a livello nazionale che nel Mezzogiorno. In controtendenza rispetto al dato complessivo, l’occupazione nelle costruzioni nel Mezzogiorno mostra un andamento positivo migliore di quello nazionale e delle altre aree territoriali, grazie alla forte spinta alle ristrutturazioni edilizie. Dati congiunturali sull’occupazione nel 2021, disponibili solo a livello nazionale, mostrano comunque un percorso di ripresa, che dovrebbe coinvolgere anche il Mezzogiorno, anche grazie a misure straordinarie, come la decontribuzione Sud, di cui si attende la proroga per tutto il 2022.
Un Sud con più luci che ombre, dunque, con forti aspettative sul determinante contributo generato dai programmi europei, con una grande attenzione sugli investimenti del PNRR e su quelli complementari. Infatti, oltre alle risorse messe in campo per i prossimi anni, è fondamentale accelerare la spesa delle risorse già da tempo disponibili, come quella dei Fondi Strutturali 2014-2020, ancora in ritardo, seppur con cifre diverse, sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord, e quella del Fondo sviluppo e coesione (FSC), che conferma il sensibile ritardo attuativo che strutturalmente caratterizza i suoi molteplici impieghi. Molte aspettative sono riposte nell’avvio dei Piani Sviluppo e Coesione (PSC) nazionali e regionali, il cui processo di razionalizzazione in piani unitari delle risorse del FSC dovrebbe finalmente invertire una incapacità attuativa divenuta strutturale, anche per utilizzare gli oltre 73 miliardi di rifinanziamento disposti dalla legge di bilancio 2021 e 2022. Infine, l’avvio del nuovo ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali 2021-27 si fa quanto mai urgente e non più procrastinabile.
In sintesi, il PNRR non esaurisce il ventaglio delle opportunità programmatiche e di investimento nel Mezzogiorno per il prossimo decennio. Tuttavia, sono necessari forte integrazione e coordinamento coi Fondi SIE (14-20 e 21-27) e col FSC, in un disegno complessivo e coerente dell’azione di sviluppo del Mezzogiorno, e soprattutto la capacità di attuarlo.