COMUNICATI STAMPA


CONFINDUSTRIA E CNR: IL RICERCATORE INDUSTRIALE, UN INVESTIMENTO PER IMPRESE, MONDO ACCADEMICO E DELLA RICERCA 
Dal 2018 oltre 425 le aziende interessate ad attivare dottorati triennali


Roma, 13 ottobre 2020 – Promuovere e attivare i dottorati di ricerca industriale per favorire il match tra la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta di conoscenza del mondo accademico e della ricerca. Questo il tema al centro del convegno che si è svolto oggi in modalità on line “Il dottorato industriale: un’opportunità per la ricerca e le imprese”. Organizzato da Confindustria e CNR, ha registrato la partecipazione, tra gli altri, del Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, dei vice presidenti di Confindustria per la Ricerca e lo Sviluppo, Francesco De Santis, e per il Capitale Umano Giovanni Brugnoli, del presidente del CNR, Massimo Inguscio, di Diana Bracco, Presidente delle Fondazione Mai di Confindustria oltre a quella di imprenditori, professori universitari, ricercatori e dottorandi.

Dal 2018 ad oggi Confindustria ha raccolto oltre 425 domande di aziende (associate e non), interessate ad attivare dottorati di ricerca triennali. Sono già state cofinanziate dal CNR - e da altrettante imprese - 77 borse di dottorato industriale in tutte le regioni (e almeno altre 35 saranno attivate in questo terzo ciclo), per altrettanti giovani ricercatori selezionati dalle Università mendiate concorso pubblico. Tutti gli ambiti disciplinari sono interessati, con una prevedibile prevalenza delle aree tematiche legate all’ingegneria, all’ICT e alla fisica.  

Analizzando i dati sulle tre annualità del progetto CNR-Confindustria, in collaborazione con la Fondazione Mai di Confindustria, emerge un’evoluzione positiva nel numero delle borse effettivamente finanziate. Questo incremento è dovuto sia al perfezionamento della procedura di candidatura e di selezione di progetti da finanziare, sia a un sempre migliore coinvolgimento delle imprese nel processo di costruzione dei progetti formativi dei dottorati industriali. Da sottolineare l’interesse crescente da parte delle università coinvolte, disponibili ad accogliere i requisiti che questi finanziamenti richiedono agli atenei. 

Per quanto riguarda la dimensione delle imprese, che insieme al CNR hanno finanziato i dottorati industriali, continuano a prevalere le grandi realtà anche se, come auspicato e incentivato, le aziende micro, piccole e medie sono state ampiamente coinvolte nel processo. Da segnalare anche l’attivazione di dottorati industriali di filiera, da parte dei cluster tecnologici nazionali e delle stesse associazioni di Confindustria. I dottorati sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e 23 finanzieranno progetti di dottorato inter-regionali (cioè dove la sede dell’azienda è in una regione diversa da quella in cui è presente l’Istituto del CNR).


 “Il dottorato industriale rappresenta una delle linee d’intervento previste nel Recovery Fund, sia per innalzare il livello di competenze dei nostri giovani sia per rispondere alla sfida di spostare il sistema della produzione italiana in una dimensione tecnologica superiore. Basti pensare a campi come l’intelligenza artificiale, la robotica, la biomedicina, l’energia, ma anche al mondo dei servizi e delle scienze umani e sociali. Serve un partenariato pubblico-privato che si basi su obiettivi realmente condivisi, rendendo l’attività di ricerca più facilmente trasferibile alle imprese e, allo stesso tempo, ampliando le opportunità lavorative di chi ha completato il proprio percorso formativo. In questo modo verrà anche azzerata quella diaspora di giovani ricercatori che ha sempre rappresentato una grande criticità per il nostro Paese”. Così il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi. 


Secondo Francesco De Santis, vice presidente di Confindustria per la Ricerca e lo Sviluppo “Il dottorato industriale si inserisce nell’azione più ampia avviata da Confindustria per rafforzare la collaborazione tra sistema della ricerca pubblica e impresa. Solo alimentando la competitività industriale attraverso la R&S sarà possibile rendere l’Italia protagonista delle sfide tecnologiche, economiche e sociali e dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Per questo riteniamo che R&S&I debbano essere al centro della strategia di medio -lungo periodo finalizzata allo sviluppo del Paese, di cui il Programma Nazionale della Ricerca 2021-2027 rappresenta il perno e che vedrà nel Next Generation Italia la possibilità di un’accelerazione. Un progetto che deve puntare a rafforzare l’ecosistema della Ricerca e Innovazione, a potenziare e rendere strutturali gli strumenti fiscali a supporto della R&I (il credito d'imposta in R&S&I e il patent box) semplificando quelli a selezione e attivare grandi progetti Paese in partenariato pubblico/privato su tematiche prioritarie". 


“I percorsi di dottorato industriale, co-finanziati dalle imprese e dal CNR, ci dicono che il mondo imprenditoriale, della ricerca e dell’università sono sempre più attenti alle più alte competenze che l’Italia ha da offrire. Soprattutto – fa notare Giovanni Brugnoli, vice presidente Confindustria con delega al Capitale Umano - dimostrano che chi sceglie un PHD non ha come sola alternativa la carriera accademica ma può mettere a frutto tutti i suoi studi e il suo talento all’interno dell’impresa, anche in modo creativo. La Convenzione CNR-Confindustria ha contribuito ad avvicinare molte imprese italiane, anche PMI, per la prima volta alla ricerca e al mondo dell’Università. È fondamentale continuare nel solco di questa nuova strada, per cogliere tutte le opportunità che offre la connessione tra i vari attori della conoscenza. È un tema sempre più strategico e il mio auspicio è che su questo fronte si possa intervenire anche attraverso il Next Generation EU”.


“Con il decollo dell'innovativa formula dei dottorati industriali raggiungiamo due obiettivi, entrambi strategici, per il Paese. Primo - sottolinea Massimo Inguscio, fisico quantistico, dal 2016 presidente Cnr - avviciniamo, finalmente, università e mondo della ricerca pubblica alle aziende, contaminando così le due sfere, il sapere e il lavoro. Secondo: inseriamo in azienda giovani con competenze specialistiche di elevato livello, in grado di portare innovazione e competitività. La convenzione siglata nel 2018 con Confindustria ha fatto da apripista: oggi, anche grazie all'aiuto del ministero dell'Università e della Ricerca (Mur), e del ministro Gaetano Manfredi, i dottorati industriali hanno superato le 100 unità, sono sparsi in tutt'Italia, e interessano un po' tutte le realtà industriali, Pmi comprese, che in questo modo possono crescere, creare occupazione di qualità, toccare con mano il valore aggiunto di una eccellente ricerca industriale”.


“La Fondazione Giuseppina MAI – spiega la presidente Diana Bracco in un videomessaggio - è molto impegnata, nell’ambito dell’attività di Confindustria a supporto della R&I, per rafforzare il dialogo tra industria, mondo della ricerca scientifica e istituzioni; abbiamo lavorato per attrarre e formare i giovani nel settore della ricerca e sviluppo e per inserirli nelle aziende con lo strumento dei dottorati. Bisogna assicurare anzitutto un piano di investimenti importante e una visione della ricerca che svincoli la carriera degli scienziati da una dimensione puramente accademica. Per questo auspichiamo da sempre un dialogo e una collaborazione più stretti tra i due mondi”.


La realizzazione di questi dottorati è il frutto di una convenzione Confindustria e CNR sottoscritta - a maggio 2018 e rinnovata a febbraio 2020 basata sulla necessità di fare un salto culturale a livello Paese e porre la R&I al centro della politica economica. 



CONVENZIONE CNR - CONFINDUSTRIA

La Convenzione tra CNR e Confindustria, sottoscritta a maggio 2018 e rinnovata a febbraio di quest’anno, ha la finalità strategica di promuovere e attivare i dottorati di ricerca industriali, cofinanziati al 50% da imprese e CNR, sia per lo svolgimento di programmi di formazione dei dipendenti di azienda già impegnati in attività di elevata qualificazione, sia per costruire percorsi di studio specifici per l’orientamento e la crescita professionale dei giovani. Con la Convenzione operativa le Parti si sono impegnate a collaborare per sviluppare percorsi, di durata triennale, di Dottorati industriali di altissimo profilo scientifico e con particolari requisiti di qualità, di innovazione tecnologica, di internazionalizzazione, presso imprese singole o associate che svolgono attività industriali dirette alla produzione di beni o servizi, con la finalità di contribuire all’alta formazione dei giovani mediante la ricerca, favorire la creazione dei “nuovi e migliori posti di lavoro” auspicati dalla Strategia di Lisbona e aumentare il potenziale innovativo delle imprese direttamente coinvolte nel progetto.




DA PICCOLA INDUSTRIA CONFINDUSTRIA, INTESA SANPAOLO E MONITOR DELOITTE: INNOVAZIONE, SOLIDITÀ PATRIMONIALE E INTERNAZIONALIZZAZIONE LE DIRETTRICI DELLE PMI ITALIANE PER LA RIPARTENZA

 

 

La ricerca congiunta “I bisogni delle PMI post-Covid”:

  • Il 90% delle aziende nazionali riconosce la necessità di rafforzare le proprie dimensioni per sostenere la competitività
  • Il 60% delle imprese è propensa ad investire in innovazione
  • Una azienda su 2 punterà sull’espansione geografica per consolidare il processo di rilancio e diversificazione nei mercati internazionali
  • Più del 50% delle PMI intervistate vede nella propria banca un partner in grado di fornire un supporto oltre il credito

 


Torino, Milano, Roma 7 ottobre 2020 – Intesa Sanpaolo in collaborazione con Piccola Industria Confindustria, Monitor Deloitte e Deloitte Private, pubblica i risultati dell’indagine “I bisogni delle PMI post-Covid”, condotta su un campione di oltre 6.000 PMI italiane, che identifica nella capacità di innovazione, espansione geografica e crescita dimensionale le principali direttrici per la ripresa delle aziende nazionali a seguito dell’emergenza sanitaria.

 

Dallo studio emerge come il segmento delle PMI mostri un’elevata propensione al cambiamento pur essendo stato il segmento più colpito dalla pandemia con il 90% delle aziende intervistate che dichiarava di aver subito rallentamenti o sospensioni delle attività produttive al termine della fase 1 e il 70% delle imprese che si trovava in difficoltà finanziarie:

  • 6 aziende su 10 dichiarano di dover rimodulare la propria offerta sul mercato e adeguare il proprio modello operativo;
  • 1 azienda su 2 intende puntare sull’internazionalizzazione per ampliare la copertura geografica e avviare percorsi di ingresso nei mercati esteri di maggiore interesse;
  • Più di 9 aziende su 10 riconoscono la necessità di rafforzare la componente patrimoniale, ribilanciando la propria esposizione verso terzi ma anche attraverso operazioni di finanza straordinaria;
  • 1 azienda su 4 ha già avviato la riconversione delle proprie linee di produzione per prodotti oggi considerati strategici (dispositivi di protezione individuale).

 

La ricerca prosegue mettendo in luce come, in un contesto di profonda trasformazione, le PMI abbiano bisogno di pianificazione strutturata e partner consolidati che siano in grado di integrare il gap di competenze specifiche nella gestione del new-normal.

 

“La nostra attività come Piccola Industria Confindustria si concentra nel supportare le PMI in preparazione all’incertezza. Da imprenditori sappiamo che non siamo nella Fortezza Bastiani di Buzzati, che l’evento ostile arriva e a volte può decidere il destino di un’impresa, specie se piccola. Oggi siamo convinti che digitale, green, resilienza e business continuity siano le principali sfide che abbiamo davanti. A questo si accompagna il rafforzamento patrimoniale dell’impresa, elementi capaci di portare a una crescita sostenibile e strutturata. Per farlo occorre passare dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione, oltre che comprendere che il digitale è ormai una condizione per esistere” – ha dichiarato Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria Confindustria.

 

Come le precedenti crisi insegnano, per affrontare con successo una situazione emergenziale e di forte volatilità serve una chiara visione strategica combinata ad un piano di medio-lungo termine definito valutando le alternative strategiche perseguibili. In un contesto di incertezza, pianificare ed analizzare i possibili scenari che si prospettano consente di determinare dove giocare (“where to play”) e come vincere (“how to win”) nel mercato, gestendo la “paura dell’ignoto” ed evitando il rischio di immobilismo che darebbe origine ad un “circolo vizioso” da cui difficilmente si potrebbe uscire. Dalla nostra ricerca, che riconferma evidenze emerse da altri studi sviluppati dal nostro settore Deloitte Private dedicato alle PMI, emerge tuttavia nel segmento PMI ancora un gap: solo 3 aziende su 10 si stanno attrezzando in tal senso, preparandosi ad affrontare la ripresa con piani di rilancio strutturati” – ha commentato Manuel Pincetti, partner Monitor Deloitte responsabile per i servizi di Strategic Transformation & Growth di Deloitte in Italia.

 

Si rafforza, quindi, la necessità per le PMI di trovare i giusti partner con cui avviare il percorso di trasformazione: più di 1 azienda su 2 richiederebbe un supporto diretto alle istituzioni bancarie su ambiti non solo finanziari ma anche operativi.  In questo quadro si inserisce e prosegue lo storico impegno di Intesa Sanpaolo a sostegno delle piccole e medie imprese, affiancandole nei percorsi di crescita e internazionalizzazione anche attraverso la sua rete estera capillare in circa 40 paesi costituita da filiali, uffici di rappresentanza e banche controllate.

 

“L’emergenza sanitaria e le sue conseguenze sulle attività produttive hanno imposto al sistema delle PMI di rimodulare i propri modelli di business in un contesto di incertezza. Ciò nonostante nel primo semestre di quest’anno, con grande impegno e vicinanza a circa un milione di imprese e microimprese nostre clienti, di cui circa 250mila PMI, abbiamo riportato in bonis circa 4.300 aziende italiane. L’iniziativa presentata oggi è un passo ulteriore verso le imprese che fanno rete per fornire loro gli strumenti utili, anche oltre il credito, per favorire la ripresa e la crescita su nuovi mercati. Come Gruppo, siamo fortemente impegnati ad accelerare la transizione verso la sostenibilità e l’internazionalizzazione, stimolando una nuova cultura d’impresa attraverso webinar e anche investimenti favoriti dal meccanismo del nuovo credito d’imposta” – ha dichiarato Anna Roscio, responsabile Direzione Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo.

 

 


UE: CONFINDUSTRIA RAPPRESENTA L’ITALIA AL PREMIO EUROPEO PER LA PROMOZIONE D’IMPRESA EEPA 2020

Il Mise seleziona i progetti di Piccola Industria Confindustria e dell’Unione Industriale di Torino

 

 

Roma, 16 settembre 2020 – Il Programma Gestione Emergenze (PGE) di Piccola Industria Confindustria, insieme con il progetto “Pit-Stop Early Warning Europe” dell’Unione Industriale di Torino, sono stati selezionati dal Ministero per lo Sviluppo Economico per rappresentare l’Italia alla 14° edizione degli European Enterprise Promotion Awards (EEPA2020), il Premio europeo per la promozione d’impresa. I due progetti, entrambi targati Confindustria, sono stati scelti tra tutti come i più efficaci per la promozione dell’imprenditorialità in Italia e per l’importante servizio che offrono alle imprese.

Gli EEPA sono un’iniziativa della Commissione Europea volta a promuovere l'imprenditorialità e le PMI a livello nazionale, regionale e locale in Europa. L’obiettivo del premio è mostrare e condividere le best practice, promuovere un’azione di sensibilizzazione sul valore aggiunto dell’imprenditorialità responsabile e creare una maggiore consapevolezza del ruolo che gli imprenditori svolgono nella società. Possono partecipare alla competizione i progetti di tutti i paesi dell'UE, nonché di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia settentrionale, Serbia, Turchia, Armenia, Moldavia, Ucraina, Islanda e Regno Unito. Dal 2006, oltre 4.000 progetti hanno partecipato ai premi e insieme hanno sostenuto la creazione di oltre 10.000 nuove aziende.

La Commissione europea e la Giuria del premio dovranno ora selezionare la short list dei vincitori in vista della Cerimonia di premiazione che si terrà in occasione della SME Assembly 2020 in programma a Berlino il prossimo 16 e 17 novembre 2020, all’interno della Settimana Europea delle PMI.

Il PGE è il programma nazionale di Confindustria - sotto la guida di Piccola Industria - responsabile della pianificazione, del coordinamento e del controllo delle attività di supporto alle imprese e alla popolazione in caso di emergenza, assistenza post emergenza, promozione della prevenzione e della resilienza. È stato in prima linea in occasione dell’emergenza Covid-19, del terremoto del Centro Italia nel 2016 e di quello in Emilia nel 2012. L’attività, che può contare su un team di circa 140 referenti, del territorio e di categoria, sempre in rete, viene svolta in stretto rapporto con le associazioni di Confindustria, anche all’estero, e con il Dipartimento della Protezione Civile - con il quale nel 2016 è stato stipulato uno specifico protocollo d’intesa.

Il Programma Gestione Emergenze è stato scelto dal MISE proprio per il suo carattere innovativo dato dalla sinergia con il Dipartimento della Protezione Civile e dal coordinamento strutturato e capillare tra aziende e istituzioni nazionali e locali con cui interviene con efficacia nei suoi diversi ambiti di azione.

 

“Si tratta di un risultato che riempie di orgoglio e rappresenta un riconoscimento per tutti coloro che, con passione e dedizione, hanno collaborato e collaborano alla riuscita del PGE, un modello di eccellenza nella partnership pubblico-privato che auspichiamo possa arrivare a Berlino tra i vincitori” ha commentato il Presidente Piccola Industria Confindustria, Carlo Robiglio.

 

Il “Pit-Stop Early Warning Europe”, presentato dall’Unione Industriale di Torino, è stato selezionato dal MISE poiché riconosciuto come iniziativa di alto valore aggiunto non solo per le PMI del territorio di riferimento, ma anche facilmente replicabile in altre aree. L’associazione è, infatti, l’unico partner italiano di un’ambiziosa iniziativa europea, co-finanziata dal programma COSME, che si prefigge di incrementare la competitività e consolidare la ripresa delle PMI piemontesi del settore della manifattura e dei servizi. Il Piemonte è la sola regione italiana di sperimentazione di un approccio e una metodologia a sostegno delle PMI vulnerabili che da anni all’estero sta riscuotendo molto successo: è ad esempio il caso della Danimarca, del Belgio e della Germania. Sono state oltre 700 le PMI piemontesi coinvolte nel progetto, anche non associate a Confindustria, e 160 gli uomini d’azienda, tecnici, professionisti che si sono resi disponibili ad aiutare l’imprenditore a trovare i migliori percorsi di crescita.

 

“Sono lieto del brillante risultato conseguito dalla nostra Associazione che conferma nuovamente il nostro ruolo di guida e punto di riferimento per le imprese e la capacità dell’Unione Industriale di Torino e di tutta Confindustria di supportare le aziende nell’individuazione di nuovi percorsi e modelli di crescita” ha dichiarato il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj.



PREMIO SICUREZZA CONFINDUSTRIA-INAIL: AL VIA LA VII EDIZIONE
Aperto a tutte le imprese il bando scade il prossimo 30 ottobre. Alle aziende finaliste anche la possibilità di riduzione del tasso di premio Inail



Roma 16 settembre 2020 - Confindustria e Inail lanciano oggi la VII edizione del Premio Imprese per la Sicurezza, con la collaborazione tecnica dell’Associazione Premio Qualità Italia (APQI) e di Accredia, ente italiano di accreditamento.

L’iniziativa ha lo scopo di diffondere la cultura della prevenzione premiando le aziende che si distinguono per l'impegno concreto e per i risultati gestionali conseguiti in materia di salute e sicurezza.
Il Premio, rivolto a tutte le imprese, anche non aderenti al sistema Confindustria, è assegnato per tipologia di rischio (alto o medio-basso) e per dimensione aziendale.
Le imprese che intendono aderire all'iniziativa possono farlo attraverso il sito di Confindustria, cliccando sul banner del Premio al seguente link
https://bit.ly/3iEntEe , e sul sito dell’Inail https://bit.ly/32Bg1Us .
Il termine ultimo per l'invio dei questionari on line è il 30 ottobre 2020 alle ore 14.00.
Le aziende che risulteranno finaliste potranno chiedere una riduzione del tasso di premio INAIL, secondo le modalità disponibili sul sito www.inail.it





 

Roma, 2 settembre 2020 - “Siamo perfettamente d’accordo con quanto ha detto Anna Maria Furlan sulla necessita di riprendere il confronto dal Patto per la Fabbrica.  Così il Vice Presidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali Maurizio Stirpe ha commentato le parole del segretario della Cisl intervenuta a radio anch’io - Spero che il 7 settembre si possa sgomberare il campo dalle polemiche strumentali e dalle rivendicazioni ideologiche e si possa, finalmente, ripartire con un dialogo franco e costruttivo su temi concreti. Confindustria non mai pensato di bloccare i rinnovi dei contratti né, tantomeno, ha intenzione di smantellare il contratto nazionale. Al contrario. Vogliamo dargli più forza, applicando correttamente le regole che abbiamo condiviso nel Patto per la Fabbrica. Occorre, però mettere al centro, almeno delle relazioni sindacali, la produttività e la crescita. Dobbiamo cominciare a farlo noi perché è un nostro dovere. Come ha sottolineato il Presidente, Carlo Bonomi, questo deve essere il nostro contributo per costruire un futuro migliore. Non sarà un percorso facile – conclude Stirpe - ma siamo convinti che, lavorando seriamente, ce la faremo”.



ENERGIA: CONFINDUSTRIA ADERISCE ALL’ALLEANZA EUROPEA PER L’IDROGENO

Aurelio Regina sarà il rappresentante dell’Associazione all’interno dell’iniziativa Ue

 
 
Roma, 21 agosto 2020 - Confindustria conferma il suo impegno a favore dell’idrogeno e prende parte alla European Clean Hydrogen Alliance (ECH2A), l’iniziativa della Commissione europea che mette insieme enti pubblici e privati, associazioni di imprese e cittadini, per definire le priorità strategiche dei prossimi anni volte alla promozione e allo sviluppo dell’idrogeno.
Unica associazione di rappresentanza delle imprese italiane a prendere parte all’iniziativa, Confindustria rafforza così il dialogo con la Commissione europea nella definizione di una strategia europea per l’idrogeno, sostenendo gli obiettivi di lungo termine verso la neutralità climatica prevista al 2050. Il Presidente Bonomi ha indicato Aurelio Regina, attuale Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria, come rappresentante dell’Associazione all’interno dell’ECH2A.
Nel luglio scorso la Commissione europea ha presentato la prima Strategia UE per l’idrogeno pulito, definendo tre fasi lungo cui stabilire una traiettoria di sviluppo graduale per l’idrogeno. Nella prima (2020 – 2024), l’Europa si propone di decarbonizzare l’attuale produzione di idrogeno, con almeno 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile e l’installazione di almeno 4 GW di elettrolizzatori.
Confindustria è al fianco della Commissione per promuovere la creazione di un mercato efficiente dell’energia e intende sviluppare un Piano d’Azione per l’Idrogeno in Italia, in linea con la traiettoria prevista a livello comune: il vettore dovrebbe raggiungere il 13-14% del mix energetico europeo entro il 2050, partendo dall’attuale 2%. Il Piano, che prevede il coinvolgimento di tutte le associazioni e gli operatori interessati, verrà presentato al Governo italiano e alle Istituzioni europee nel prossimo autunno, costituendo quindi un riferimento ai fini della partecipazione all’iniziativa europea ECH2A.



CREDITO: CONFINDUSTRIA, UN MILIONE DI DOMANDE PER FONDO GARANZIA CONFERMA UTILITA’ STRUMENTO

Orsini: “Ora andare oltre l’emergenza con misure strutturali e visione di lungo periodo”

 

Roma, 21 agosto 2020 - “Il traguardo di un milione di domande al Fondo di Garanzia conferma la grande utilità di uno strumento che in questi mesi ha rappresentato una risposta concreta ed efficace per le imprese che si sono trovate a fronteggiare un’emergenza di liquidità senza precedenti”. Così Emanuele Orsini, Vice Presidente di Confindustria con delega al credito, alla finanza e al fisco commenta l’imponente richiesta di domande registrate per accedere al Fondo.

“Tuttavia, non va dimenticato che si tratta di maggior indebitamento che rischia di appesantire le nostre imprese e renderne ancor più difficile la ripartenza, poiché veicola una buona parte dei flussi finanziari generati alla restituzione del debito contratto nel periodo Covid, fa notare Orsini. Per questo ora è urgente guardare oltre l’emergenza con una visione di lungo periodo e mettendo in campo misure strutturali per assicurare il riequilibrio finanziario delle imprese e sostenerne gli investimenti e i piani di sviluppo a lungo termine”, conclude il Vice Presidente di Confindustria.  



Roma, 5 agosto 2020 - “Come abbiamo spiegato in un documento inviato al governo due settimane fa, se l’esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante. Come correttamente osservato dall’OCSE e da numerosi economisti, il divieto per legge assunto in Italia – unico tra i grandi paesi avanzati – non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa. Esso infatti impedisce ristrutturazioni d’impresa, investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l’intera economia allo stato del lockdown”.  – così Confindustria in una nota.   


“In assenza della libertà di ristrutturazioni è ovvio che lo Stato dovrà continuare nel suo pieno sostegno a occupati e imprese com’erano prima della crisi, e sarebbero del tutto inaccettabili misure che aggravassero gli oneri a carico delle imprese, con qualunque tipo di criteri arbitrari fossero determinati. Il perdurare del divieto deve essere accompagnato dalla simmetrica concessione della cassa integrazione per tutti e senza oneri aggiuntivi. 

  
Quanto alle accuse rivolte dai sindacati a Confindustria sui rinnovi contrattuali la nostra posizione resta sempre la stessa” sottolinea la nota. “Abbiamo tutti firmato un accordo interconfederale nel 2018 che fissa impegnativamente le coordinate di relazioni industriali ispirate alla cooperazione e non alla conflittualità e all’antagonismo. 

  
Oggi più che mai valgono quegli impegni comuni che consideriamo fondamentali per sottoscrivere contratti che mettano al centro la competitività e la retribuzione di merito, insieme al diritto alla sicurezza, alla formazione, e al welfare integrativo aziendale. 

  
Inutile aver firmato allora quegli impegni, e ora fingere che non valgano.  Inutile evocare uno sciopero generale, specie in questo momento di gravissime difficoltà economiche e sociali in cui sarebbe necessario progettare insieme la ripresa” – conclude la nota di Confindustria. 


EFFICIENZA ENERGETICA, LE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA: SERVE RIFORMA DEI CERTIFICATI BIANCHI IN UN OTTICA DI MERCATO

Regina: da obiettivi green investimenti per oltre 500mld, la meta da efficienza. L’Industria è l’asse centrale. 

  

Roma, 29 luglio 2020 - L’innalzamento degli obiettivi di decarbonizzazione comunitari renderà ancora più rilevante il ruolo dell’efficienza energetica, soprattutto con riferimento ai settori industriali, ai quali sarà richiesto di avviare un nuovo ciclo di investimenti in innovazione tecnologica ambientale. Per questa ragione Confindustria ritiene fondamentale che il nuovo quadro di politica energetica preveda la continuità dei Titoli di Efficienza Energetica (i cosiddetti certificati bianchi) secondo una riqualificata prospettiva, strutturalmente stabile in relazione agli obiettivi 2030. Se consideriamo gli obiettivi presentati dal Governo Italiano nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) possiamo osservare la rilevanza dell’Efficienza energetica rispetto alla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra al 2030. Circa il 75% della riduzione delle emissioni al 2030 (-40%). 

  

Proprio considerata l’importanza dello strumento per il settore manifatturiero e la sua efficienza in termini di costo, Confindustria ha presentato una proposta di riforma, illustrata oggi nel corso di un webinar, dello strumento dei TEE con l’auspicio che per il periodo 2021-2030 si possa avere un quadro di regole e strumenti di mercato  stabili e privi di incertezze nell’ottica della semplificazione, dell’ottimizzazione delle metodologie di quantificazione e riconoscimento del risparmio energetico, della riduzione dei tempi per l’approvazione, l’emissione e l’offerta dei titoli sul mercato. L’approfondimento svolto ha portato alla redazione di una proposta che prevede sia necessario sviluppare una piattaforma di mercato completa in grado di orientare le decisioni di investimento degli operatori in modo strutturale. La nuova piattaforma di mercato deve essere in grado di fornire “segnali di prezzo” a breve ma anche a lungo termine per favorire le condizioni informative disponibili agli operatori, promuovendo la concorrenza.


“Nei prossimi 10 anni dovremmo ridurre le emissioni di CO2 del 55% - ha commentato Aurelio Regina delegato del Presidente di Confindustria per l’Energia nel corso del webinar - avviando attraverso una forte crescita della generazione elettrica da rinnovabili, una diffusione dei green gas e degli e-fuel, correlate ad un incremento dell’efficienza degli impianti e ad una trasformazione delle tecnologie. L’Italia ha stabilito la traiettoria per il nostro Paese, prevedendo una riduzione delle emissioni, un incremento della produzione energetica rinnovabile, e una importante crescita dell’efficienza energetica nei consumi finali. Per raggiungere i nuovi obiettivi il paese dovrà sostenere un flusso di investimenti cumulato di oltre 500 mld ovvero oltre 50 mld/€/anno. La ragione sostanziale per la quale abbiamo voluto promuovere questa iniziativa è perché l’industria, energetica e manifatturiera, è l’asse centrale sul quale convergono le politiche per raggiungere gli obiettivi climatici. L’efficienza energetica all’interno degli investimenti per raggiungere gli obiettivi al 2050 rappresenta circa il 50% del totale, quasi 250 mld ovvero circa 25 mld/€/anno. L’efficienza energetica - conclude Regina -ha il pregio di rappresentare, nel nostro paese, un grande opportunità per un tessuto industriale pronto a coglierla sul piano della leadership tecnologica”.


Scarica allegato


Confindustria e Cerved presentano il Rapporto Regionale PMI 2020
Con Covid-19 crisi senza precedenti: per superarla e tornare in carreggiata serve liquidità alle imprese
 

Roma, 22 luglio 2020 - Una fotografia a tinte fosche quella scattata dal nuovo Rapporto Regionale PMI 2020, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno che, in un’unica pubblicazione, integra le evidenze presentate negli anni scorsi nel Rapporto PMI Mezzogiorno e nel Rapporto PMI Centro-Nord. Il volume di quest’anno si arricchisce di un capitolo di analisi sugli impatti che il Covid-19 ha determinato sui sistemi territoriali e regionali di PMI, nonché di una sezione dedicata alla ricognizione e all’approfondimento delle misure messe in campo sia a livello europeo che nazionale per fronteggiare l’emergenza. A completare il tutto, una monografia sui potenziali effetti della Tassonomia UE per la Finanza Sostenibile, con un focus sulla capacità delle nostre imprese di sostenere gli investimenti necessari alla riconversione e sull’impatto delle nuove norme a livello territoriale.

L’oggetto dell’analisi è lo stato di salute di 156 mila società italiane che, impiegando tra 10 e 249 addetti, rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa e costituiscono l’ossatura della nostra economia. Con più di 93 mila società (53 mila nel Nord-Ovest e 40 mila nel Nord-Est), il Nord è l’area con la maggiore concentrazione di PMI, comunque molto presenti anche nel Centro Italia (32 mila) e nel Mezzogiorno (31 mila). Questo aggregato produce un valore aggiunto pari a 224 miliardi di euro: il 39% è prodotto da PMI localizzate nel Nord-Ovest, il 28% nel Nord-Est, il 18% del Centro e il restante 15% del Mezzogiorno.

Il Rapporto conferma come la lenta ripresa delle PMI italiane avesse esaurito la spinta già prima dell’epidemia. Nel 2019 la natalità è tornata a calare, il numero di PMI fallite è risultato di nuovo in aumento e i tassi di crescita dei ricavi si sono più che dimezzati. Su queste tendenze si è innestata l’emergenza sanitaria da Covid-19, che avrà un impatto senza precedenti sui conti delle PMI, sulla liquidità e sul grado di rischio economico-finanziario. Sarà indispensabile, da un lato, garantire risorse finanziarie alle imprese per superare il 2020; dall’altro, agganciare una ripresa solida, che consenta alle PMI di ripagare i debiti accumulati e ripartire di slancio. Per questo è necessario sostenere i processi di investimento, di riorganizzazione produttiva e occupazionale, soprattutto per quanto riguarda le PMI, che sono più esposte al rischio di chiusura e quindi alle perdite occupazionali indotte dagli effetti del Covid-19, in particolare nel Mezzogiorno.



A questo link è possibile visionare il rapporto integrale: https://bit.ly/2ONM8Ja


Dove siamo
Complementary Content
${loading}