COMUNICATI STAMPA

Roma, 27 dicembre 2018 - L’economia meridionale tiene un passo moderato, ma sempre più lento rispetto a quello seguito negli ultimi due anni, spinto dagli investimenti delle imprese, in particolare di quelle manifatturiere, e da una discreta performance sui mercati esteri. La fiducia resta abbastanza positiva, così come discrete restano le attese delle imprese industriali riferite a produzione e ordini.

Ma i risultati meno lusinghieri delle micro imprese, tuttora prevalenti al Sud, il rallentamento dell’occupazione e del credito bancario, la situazione congiunturale complessiva del Paese e, soprattutto, una crescente debolezza dell’attore pubblico nel sostenere, con gli investimenti, la crescita economica dipingono una immagine del Mezzogiorno in cui gli elementi di preoccupazione iniziano a farsi più evidenti, e con essi a divenire più concreta la prospettiva di un rallentamento del ritmo di crescita.

Questo, in sintesi, il profilo delineato dal Check Up Mezzogiorno, tradizionale pubblicazione curata da Confindustria e SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo) che per l’edizione di dicembre 2018 si concentra sull’approfondimento congiunturale dell’economia meridionale.

Secondo le stime preliminari, anche nell’anno che si sta per chiudere tutti e cinque gli indicatori (PIL, imprese, occupati, export, investimenti) che compongono l’Indice Sintetico dell’Economia meridionale, elaborato da Confindustria e SRM, sono positivi. Rispetto al 2017, rallenta però il ritmo con cui i valori del 2007 si stanno recuperando. Con l’andamento lento dell’ultimo anno, infatti, saranno necessari ancora 4 anni per tornare al valore di partenza dell’indice.
I principali segnali positivi continuano a provenire dalle imprese, che hanno superato il milione e 700mila, con un saldo positivo di 7mila unità, valore tanto più significativo se confrontato con il calo di 3mila unità registrato, nello stesso periodo, nel Centro-Nord. Positivo in particolare, il dato riferito alle imprese di capitali, il cui saldo migliora di ben 20mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+6,5%). Tuttavia, quello meridionale rimane un tessuto produttivo caratterizzato in prevalenza da micro imprese.

Soprattutto, è apprezzabile la vitalità delle imprese meridionali dell’industria in senso stretto: il valore aggiunto industriale sale, nel 2017, del 4,1% al Sud (contro un +1,1% del Centro-Nord), con risultati particolarmente significativi nella manifattura vera e propria, che cresce al Sud del 5,8% (a fronte del +1,6% nel Centro-Nord). Il contributo maggiore a questa spinta significativa viene dagli investimenti, che crescono al Sud soprattutto nell’industria (+3% nel 2016, +7,7% nel 2017, con una stima di +14,9% nel 2018), compensando la contemporanea fermata che si registra nei servizi (i cui investimenti, per il 2018, sono addirittura stimati in leggero calo, -0,4%).
A novembre 2018 la fiducia delle imprese manifatturiere meridionali resta prevalentemente positiva e si mantiene sopra la media nazionale. In particolare si confermano stabili le attese sulla produzione, mentre continua il lento miglioramento del giudizio sugli ordini.
Un trend moderatamente positivo, ma non ancora sufficiente a far imboccare all’economia meridionale un robusto sentiero di crescita. Lo conferma l’esempio del settore TAC (tessile,
abbigliamento, calzature) a cui il Check up di dicembre dedica un approfondimento, a cura dell’ISTAT. Un settore di grande rilievo per l’economia meridionale e di grande tradizione, che raccoglie oltre 15.600 imprese, dà lavoro a oltre 84 mila addetti e che, con oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato, contribuisce alla creazione del 2,1% del PIL meridionale (dati 2015).
In un certo senso il settore TAC è un po’ la cartina di tornasole del tessuto imprenditoriale meridionale: un settore con numerose eccellenze, e altrettanto numerose imprese che ancora non riescono a fare il balzo in avanti in termini di valore aggiunto e di produttività: cosicché non stupisce se le stime sull’evoluzione del valore aggiunto negli anni successivi, considerando l’andamento dei valori di export del settore, mostrano una crescita apprezzabile, ma sempre più contenuta di quella registrata al Centro-Nord.
L’incertezza sulle prospettive è confermata in particolare dalle dinamiche creditizie. Infatti, nonostante un significativo calo delle sofferenze (scese in un anno di circa 15miliardi nel 2018), frenano in maniera sensibile anche gli impieghi (-4,5%). In particolare, continua il calo dei finanziamenti bancari alle imprese delle costruzioni e quelli alle famiglie, possibile segnale di frenata dei consumi che si accompagna al rallentamento della crescita dei servizi.
Un segnale importante proviene dal valore complessivo delle esportazioni meridionali dei primi nove mesi del 2018, che raggiunge quasi 37 miliardi di euro, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2017 del 7%, più che doppio di quello registrato nel complesso del Paese (+3,1%). Aumenta, in particolare, l’esportazione di idrocarburi, di mezzi di trasporto e di apparecchiature elettriche: continua, anche se con ritmi più contenuti, anche la crescita dell’export agroalimentare.
Registrano, invece, un improvviso stop gli ultimi dati sull’andamento del mercato del lavoro meridionale. Il III trimestre 2018 presenta un inatteso calo degli occupati, pari a -0,6%, peraltro non equamente distribuito: diminuiscono per la prima volta dopo diversi trimestri gli occupati in Campania (-55mila) mentre aumentano di oltre 25mila unità in Calabria. Restano molto alte, in particolare, la disoccupazione femminile (al 19,3%) e soprattutto quella giovanile (a 43,3%). Pur se in calo, si conferma l’emergenza occupazione al Sud, dove poco più di un giovane su due effettivamente lavora.
Secondo le stime formulate nei mesi scorsi da alcuni tra i principali istituti di previsione, il PIL del Mezzogiorno dovrebbe sostanzialmente confermare, anche per il 2018, la tendenza ad una moderata crescita già registrata nel biennio precedente (+0,9%), anche se in maniera meno pronunciata rispetto alla media nazionale, e mettere a segno un risultato positivo anche per il 2019. Le più recenti revisioni delle previsioni operate a livello nazionale dai principali istituti (tra cui il Centro Studi Confindustria, che stima una crescita del PIL nazionale nel 2019 dello 0,9%) potrebbero tuttavia comportare una revisione al ribasso anche per l’andamento del PIL nella ripartizione meridionale.
Anche perché continua a mancare il contributo dell’attore pubblico alla crescita. La spesa in conto capitale della PA al Sud continua ad essere caratterizzata da un trend decrescente (da un massimo di 21,6 miliardi di euro nel 2009 ad un minimo di 10,6 nel 2017, anno in cui, secondo le stime, la spesa raggiunge il livello minimo degli ultimi 15 anni). Se solo la spesa fosse rimasta costante sui livelli raggiunti nel 2009 anche per gli anni successivi, sarebbero stati spesi poco meno di 60 miliardi di euro in più per investimenti pubblici al Sud, con effetti positivi che è facile stimare.
La centralità della questione industriale e quella della ripresa degli investimenti pubblici, prima di tutto in infrastrutture, si propongono dunque come due sfide assolutamente decisive per la riduzione dei divari e la stabilizzazione delle prospettive di crescita del Sud e dell’intero Paese: ma alcune scelte contenute nel ddl di bilancio, come le rimodulazioni delle risorse per la coesione e la riduzione di quelle per gli investimenti delle imprese meridionali lasciano dubbi sulla effettiva volontà di agire in questa direzione.


Roma, 20 dicembre 2018 – Rafforzare la rappresentanza e la promozione del Made in Italy nei territori dell’Europa orientale attraverso la diffusione e la valorizzazione delle aggregazioni e della cooperazione tra imprese.

Questo è l’obiettivo dell’Accordo di collaborazione firmato oggi da Luca Serena, Presidente di Confindustria Est Europa - la Federazione delle associazioni di imprese italiane operanti in Albania, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia e Ucraina - e Fabrizio Landi, Vice Presidente di RetImpresa, l’Agenzia di Confindustria per le aggregazioni e le reti d’impresa.

L’Accordo prevede la realizzazione congiunta di iniziative mirate a connettere le reti d’impresa italiane orientate ai mercati dell’Europa dell’Est, con le aziende italiane e straniere presenti in queste aree. Lo scopo è quello di favorire le relazioni commerciali, gli investimenti, l’export, i processi di internazionalizzazione e di accrescere la competitività delle imprese anche attraverso il contratto di rete.

La collaborazione tra Confindustria Est Europa e RetImpresa prevede infatti azioni di rappresentanza, di diffusione e scambio di informazioni, momenti formativi, elaborazione di servizi per l’internazionalizzazione delle PMI, nonché l’organizzazione di eventi e missioni finalizzati alla promozione di partnership tra i rispettivi associati.

“Grazie all’Accordo con RetImpresa – dichiara il Presidente Luca Serena – le Rappresentanze Internazionali di Confindustria presenti nell’Europa dell’Est si pongono come punto di riferimento e collettore delle esigenze delle aziende italiane organizzate in forma aggregata che intendono approcciare i mercati dell’Europa orientale, nonché dell’imprenditoria locale che vede nel mercato italiano una importante opportunità per creare collaborazioni qualificate e strategiche per lo sviluppo dei settori economici prevalenti”.

Secondo il Vice Presidente Fabrizio Landi, “quest’Accordo rappresenta un modello virtuoso di partnership internazionale, che potrà accrescere il livello di internazionalizzazione delle imprese italiane organizzate in rete, e in particolare delle PMI, esportando competenze, prodotti e servizi di eccellenza del Made in Italy. Il primo bando di prova per sperimentare le sinergie previste dall’Intesa sarà Connext, il grande evento di partenariato industriale lanciato da Confindustria in programma al MiCo di Milano il 7 e 8 febbraio 2019, a cui le imprese possono partecipare anche in Rete. Si tratta di un progetto che consentirà di mettere in connessione le imprese italiane anche con realtà provenienti da ambiti internazionali, tra cui l’area balcanica, offrendo opportunità di crescita e di business attraverso azioni di networking e di matching”.


Roma, 19 Dicembre 2018 - Si è svolto questo pomeriggio in Confindustria il tavolo di confronto sull’economia circolare promosso da “TES - Transizione Ecologica Solidale” (think tank presieduto da Andrea Orlando e diretto da Michele Fina). Hanno partecipato parlamentari, esponenti del ministero dell’Ambiente, associazioni imprenditoriali, esperti di enti e istruzioni pubbliche ed associazioni ecologiste.
L’economia circolare è una grande opportunità per il nostro Paese: tutti i soggetti presenti al tavolo condividono la necessità di superare gli ostacoli normativi oggi presenti, adottare politiche industriali per investimenti in tecnologie, favorire il mercato dei prodotti riciclati - anche sfruttando la leva della domanda pubblica - e rafforzare la capacità impiantistica virtuosa del paese.


Roma, 14 Dicembre 2018 - Confindustria e Confagricoltura hanno sottoscritto oggi un Protocollo di collaborazione per la promozione delle buone pratiche industriali e agricole e per lo sviluppo della sostenibilità come fattore di crescita.
 
L’iniziativa nasce dalla convinzione che lo sviluppo e il benessere del Paese non possano prescindere da un uso sempre più efficiente delle risorse ambientali, compresa quella del suolo, e che occorra agire in sinergia con le Istituzioni per  stimolare investimenti pubblici e privati diretti a rafforzare la tutela ambientale e il rilancio economico dei territori, in vista  degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

La sostenibilità economica – afferma il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – non può prescindere da quella ambientale. Oggi la cultura della responsabilità si allarga a tutti i campi d’azione di un’impresa che deve imparare a essere eccellente in ogni sua funzione e attore di cresciuta a beneficio dell’intera società.
 
“Negli ultimi anni - ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - sia la società, sia l’imprenditoria italiana hanno acquisito sempre più la consapevolezza che per raggiungere uno sviluppo economico sostenibile sia necessario aumentare la produttività e utilizzare in modo sempre più efficiente le risorse ambientali. Tutto ciò con l’indispensabile supporto dell’innovazione tecnologica”.
 
Le imprese italiane nei prossimi anni saranno chiamate ad affrontare sfide sempre più impegnative e dovranno essere sempre più protagoniste della transizione verso un’economia più circolare, in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo.Con  questo accordo si vuole realizzare un’azione incisiva e continuativa di collaborazione su questi temi. Nell’ambito della collaborazione prevista dal presente protocollo Confindustria e Confagricoltura si impegnano a: realizzare strumenti e attività di comunicazione  e formazione congiunte  coinvolgendo le associazioni territoriali e le categorie produttive interessate per  promuovere i temi della sostenibilità e  dell'economia circolare; promuovere l’innovazione dei modelli di business e lo sviluppo di innovative strategie aziendali per l'uso corretto delle risorse naturali, la prevenzione dello spreco alimentare, puntando sull'economia circolare;orientare le iniziative di sostegno alla ricerca ed all’innovazione e rafforzare le azioni verso  lo sviluppo delle tecnologie digitali.


Roma, 13 dicembre 2018 - Ieri Confindustria e Cgil, Cisl, Uil si sono incontrate sui temi del Patto per la Fabbrica e hanno condiviso la necessità e l’urgenza di addivenire, quanto prima possibile, a un’intesa ampia e condivisa sulla misurazione della rappresentanza, da recepire successivamente in legge, per dare certezza alla contrattazione collettiva e alla rappresentatività dei soggetti negoziali.

Nell’occasione, è stato sottoscritto tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil un primo accordo di attuazione del Patto per la Fabbrica in materia di salute e sicurezza e rappresentanza sui luoghi di lavoro. L’intesa sulla sicurezza è importante perché mette al centro dell’iniziativa delle Parti la piena valorizzazione dei principi qualificanti del DLGS 81 del 2008 sui temi della salute e sicurezza impegnandole, inoltre, nell’elaborazione di una serie di proposte dirette ad attuare appieno il quadro normativo, stabilendo il ruolo della pariteticità come elemento di governance del sistema. Getta – dopo dieci anni dal decreto sulla salute e sicurezza – le basi per una serie di iniziative comuni finalizzate a garantire, attraverso una maggiore prevenzione, più elevati standard di sicurezza e più ampie tutele, rafforzando il clima di cooperazione tra imprese e lavoratori anche al fine di contrastare il pericolo di comportamenti e pratiche elusivi della legislazione vigente. Punta al miglioramento delle tutele assicurative dell’Inail garantendo, nel rispetto degli equilibri tra premi e prestazioni, migliori livelli di tutela a favore dei malati di origine professionale e degli infortunati. Le Parti hanno convenuto, inoltre, sull’opportunità di promuovere un Fondo per la tutela dei malati affetti da morbilità causata dall’amianto per garantire a essi un sostegno adeguato. L’accordo avvia un confronto sui temi della salute e della sicurezza in relazione alle trasformazioni tecnologiche e organizzative in atto nel lavoro e definisce alcuni criteri per la rappresentanza dei lavoratori in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e su base territoriale, dandone più compiuta attuazione. 

Questa intesa rappresenta un ulteriore passo del percorso delineato col Patto per la Fabbrica, che da gennaio vedrà le Parti impegnate sui temi della riduzione del costo del lavoro, delle politiche fiscali, delle politiche attive per l’occupazione, della formazione, del capitale umano, del welfare, nonché sui temi legati alla partecipazione all’Europa con particolare attenzione alle politiche di coesione e di sviluppo.


Roma, 12 dicembre 2018 – SACE SIMEST, Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP, e Piccola Industria Confindustria hanno siglato un accordo per migliorare sempre di più la proiezione internazionale delle 160mila imprese associate con un focus particolare sulle PMI.

Questa intesa individua tre ambiti di cooperazione e rende più efficace la promozione delle piccole e medie imprese italiane e la ricerca di opportunità di business sui mercati esteri, prevedendo: un accesso facilitato agli strumenti assicurativo-finanziari, di valutazione e gestione del credito offerti dal Polo SACE SIMEST mediante una pagina web dedicata, con un focus particolare sui nuovi prodotti semplificati e digitali (nuove polizze credito fornitore, prestiti agevolati, valutazioni aziende); la partecipazione a eventi di business matching dedicati alle filiere produttive e a tavoli di incontro periodici fra imprenditori, Polo SACE SIMEST e Piccola Industria, per cogliere le nuove esigenze delle imprese e le tutte opportunità offerte dei mercati internazionali; la partecipazione a iniziative formative nell’ambito di Education to Export di SACE SIMEST, un innovativo programma formativo, sia in offline che in digitale, per affiancare e sostenere le PMI in ogni fase del loro processo di internazionalizzazione.

“Sebbene siano molte le PMI italiane che esportano, sono ancora poche quelle che lo fanno in modo continuativo e duraturo nel tempo, su un ampio e diversificato numero di mercati – ha dichiarato Beniamino Quintieri, presidente di SACE -. La partnership con Piccola Industria è per noi fondamentale proprio per mettere a loro disposizione strumenti utili per fare un salto di qualità importante verso una più solida proiezione internazionale”. Ha poi aggiunto Alessandro Decio, amministratore delegato di SACE: “Le PMI rappresentano il 90% delle oltre 20mila aziende servite da SACE SIMEST: è a loro che guardiamo con sempre maggior attenzione, con un’offerta di prodotti accessibili e online, iniziative di business matching dedicate alle filiere e servizi formativi ad alto contenuto digitale, e siamo certi che la collaborazione con Piccola Industria ci consentirà di raggiungere in un modo sempre più efficace un ampio numero di imprese, con ricadute importanti su tutto il tessuto imprenditoriale”.

“Le nostre imprese sono da sempre dei campioni dell’export – ha sottolineato Carlo Robiglio, vice presidente Confindustria e presidente Piccola Industria Confindustria - e la loro vocazione internazionale ci ha permesso di diventare la seconda potenza manifatturiera d’Europa. Dobbiamo continuare a lavorare per sostenere le PMI affinché possano cogliere tutte le opportunità di sviluppo e crescita che i mercati esteri offrono. L’intesa che abbiamo firmato oggi si propone proprio questo: fare sistema e collaborare per far emergere le piccole e medie imprese italiane nella competizione internazionale. La dimensione è una condizione da superare, soprattutto sotto il punto di vista culturale, ma non deve essere un limite alla vitalità e alla capacità delle nostre aziende di vincere la concorrenza estera”.

L’accordo è stato siglato da Beniamino Quintieri, Alessandro Decio, rispettivamente presidente e amministratore delegato di SACE, e Carlo Robiglio, vice presidente Confindustria e presidente Piccola Industria Confindustria.


Roma, 19 dicembre 2018 - "Apprezziamo il risultato raggiunto dal Governo italiano in Europa con il superamento, come auspicato a Torino, della fase emergenziale rappresentata dalla minaccia della procedura d’infrazione" - commenta Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria. "Diamo atto dell’impegno profuso dal premier Giuseppe Conte e dai ministri Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi nella trattativa con la Commissione europea e aspettiamo di conoscere le misure che saranno presentate per adempiere all’accordo con Bruxelles.

Ricordiamo che occorre adesso equilibrare la manovra puntando sulla crescita come presupposto della tenuta dei conti. Superata l’emergenza occorre infatti valutare i provvedimenti. In particolare  - conclude Boccia -, bisogna verificare l’impatto delle misure sull’economia reale perché il cambiamento generi più occupazione e più crescita nel Paese".


Roma, 18 dicembre 2018 Confindustria e Mediocredito Centrale hanno siglato oggi un accordo per rafforzare ulteriormente la collaborazione tesa a sostenere e favorire la crescita della competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno d’Italia.

Tre i pilastri fondamentali: accompagnare le imprese nella definizione di programmi di sviluppo basati su R&I; renderli poi realizzabili costruendo un’architettura finanziaria di progetto che sappia comporre strumenti pubblici, misti e privati; promuovere la crescita dimensionale delle imprese anche favorendone l’accesso ai mercati dei capitali.

“Il nostro obiettivo”, sottolinea Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria, “è contribuire all’affermazione di un sistema imprenditoriale innovativo, internazionalizzato, sostenibile, capace di promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del Paese. Per farlo dobbiamo partire dalle imprese, aiutarle a creare collaborazioni, strutturali e non episodiche, con altre imprese e con il sistema pubblico e privato di R&I. Dobbiamo lavorare a sviluppare i partenariati industriali per accompagnare il percorso di crescita delle imprese attraverso la qualificazione della catena di subfornitura e la definizione di progetti congiunti dalla ricerca e innovazione allo sviluppo industriale. Si tratta di un passo fondamentale anche per rafforzare la capacità del nostro Paese di partecipare da protagonista ai programmi di sviluppo europei. L’accordo con Mediocredito Centrale mira a rafforzare ulteriormente una collaborazione attiva già da anni e si inserisce nell’azione avviata da Confindustria che vedrà nell’evento   Connext, in programma a Milano il 7 e l’8 febbraio, un appuntamento fondamentale per tutte le imprese italiane.”

“Attraverso questo accordo”, prosegue il Presidente Boccia “potremo rafforzare anche l’azione avviata con il Programma Elite di Borsa Italiana per promuovere la crescita dimensionale delle imprese anche attraverso l’accesso ai mercati dei capitali.”

“Mediocredito Centrale, in considerazione del suo duplice ruolo di banca finanziatrice e di gestore di agevolazioni pubbliche – ha sostenuto Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato di Banca del Mezzogiorno - Mediocredito Centrale – è nella posizione ideale per sviluppare prodotti di finanza innovativa integrando risorse e strumenti pubblici e privati. L’accordo con Confindustria conferma l’impegno della Banca per sostenere la crescita delle piccole e medie imprese, in particolare nel Mezzogiorno, allargando strategicamente la rete delle collaborazioni rivolta allo sviluppo di strumenti finanziari innovativi, anche attraverso la valorizzazione di iniziative come quella avviata con Elite di Borsa Italiana”.

“La sigla dell’accordo – conclude il Dott. Mattarella – rappresenta il naturale perfezionamento di una collaborazione da tempo consolidata per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale del nostro Paese”.


CONFINDUSTRIA: MATTIOLI, CENTRALI PER CRESCITA INVESTIMENTI DELLE IMPRESE ITALIANE A CAPITALE ESTERO

 

Roma, 9 novembre 2018 - I dati diffusi oggi dall’ISTAT confermano la crescente importanza delle multinazionali estere in Italia e la maggiore attrattività del nostro Paese: nel 2016 sono state rilevate 14.616 imprese a controllo estero, in aumento di circa 600 unità in un anno, anche per effetto di importanti acquisizioni.

Il contributo di tali imprese alla crescita economica del nostro Paese è rilevante: realizzano il 18,3% del fatturato nazionale (539 miliardi di euro), il 15,1% del valore aggiunto (113 miliardi). Risulta significativo, e crescente, il loro contributo agli scambi di merci con l’estero: la quota sul totale delle esportazioni italiane è del 27% (pari a 106 miliardi), particolarmente rilevante per i prodotti farmaceutici (76,4%), con la componente degli scambi intra-gruppo pari al 45,8%, con quote significative per le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (69,6%). Le multinazionali estere attivano il 46,5% (145 miliardi) delle importazioni, che per circa due terzi sono intra-gruppo.

Licia Mattioli, nella sua veste di Presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria (ABIE), di cui fanno parte 27 figure apicali di alcune tra le più importanti multinazionali in Italia, rileva come “dai dati emerge chiaramente la centralità degli investimenti delle imprese italiane a capitale estero per l’agenda della crescita. Imprese con il quartiere generale fuori dall’Italia che hanno scelto il nostro Paese come sede per una delle loro attività, hanno acquisito cittadinanza italiana e impiegano lavoro italiano: nel 2016 è aumentata la quota degli addetti delle multinazionali estere sul totale delle imprese residenti passata dal 7,7% al 7,9% (1,3 milioni, + 4,5% rispetto al 2015).” 

Licia Mattioli sottolinea poi come “un aspetto che non emerge dai dati, ma che noi riteniamo molto importante, è il legame esistente tra le grandi imprese a capitale estero e le filiere produttive d’eccellenza italiane: il mondo delle PMI italiane è uno dei fattori di maggiore attrattività del nostro Paese, dall’altro canto la presenza delle imprese estere, di dimensioni medie ampiamente superiori rispetto a quelle a controllo nazionale (secondo l’ISTAT), aiuta le nostre PMI a entrare nelle grandi catene del valore globali. Infine, non va dimenticato che le imprese a capitale estero  cercano di coniugare crescita economica, sviluppo sociale e attenzione all’ambiente, tutti aspetti fondamentali per le aziende che vogliono rimanere leader nel futuro”.

Eugenio Sidoli, AD e Presidente di Philip Morris Italia e coordinatore ABIE, afferma che “i dati ISTAT sottolineano come l’Italia affronti una doppia sfida: da una parte difendere e aumentare gli investimenti di quelle imprese estere che hanno già creduto nel Paese e dall’altra attrarne di nuovi, accrescendo così la partecipazione del nostro territorio ai flussi globali. L’ABIE si concentra su tre priorità: Retention, Attrazione e Competitività. Con Retention non intendiamo difesa dello status quo, ma fidelizzazione degli investitori, un’attività che vede simultaneamente coinvolte in un dialogo costruttivo le istituzioni, le imprese e Confindustria. In questo senso vanno letti i dati ISTAT: le multinazionali estere hanno realizzano nel 2016 il 14,4% (13,3 miliardi) degli investimenti in Italia e la loro propensione nel biennio 2017-2018 risulta maggiore del 3,2% rispetto al biennio precedente e inoltre contribuiscono per il 25,5% della spesa in ricerca e sviluppo (3,6 miliardi).”

Gli industriali convocano a breve il Consiglio generale straordinario a Torino

Roma, 29 ottobre 2018 - Il Sistema Confindustria esprime vicinanza e solidarietà all’Unione di Torino e a tutte le forze produttive che oggi si riuniranno presso il Consiglio comunale della città per affermare con forza l’assoluta necessità di completare i lavori della Tav. Un’opera strategica non solo per il Piemonte ma per l’intero territorio nazionale e per l’Europa che ha scelto quel tracciato, venendo incontro alle richieste dell’Italia, come corridoio per unire l’est all’ovest del Continente. Un’opera che non può essere sacrificata sull’altare di un compromesso per ragioni di carattere politico. Confindustria ribadisce che non si possono tradire le esigenze di una comunità varia e complessa come quella italiana a vantaggio di interessi particolari di una forza politica. E annuncia che proprio a Torino convocherà un Consiglio generale straordinario allargato alla partecipazione dei Presidenti di tutte le Associazioni Territoriali d’Italia per protestare insieme contro una scelta, il blocco degli investimenti, che mortifica l’economia e l’occupazione del Paese.

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