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Cristina Pensa e Matteo Pignatti
Cosa succede?
Si moltiplicano le barriere tariffarie introdotte dagli Stati Uniti da inizio 2018. I dazi sono già applicati all’import di lavatrici e pannelli fotovoltaici (8 miliardi di dollari) e di acciaio e alluminio (45 miliardi, di cui 30 temporaneamente esentati). E sono annunciati su 1.300 prodotti cinesi, anche ad alta tecnologia, per 50 miliardi di acquisti USA.
L’obiettivo dell’amministrazione Trump è ben definito: cambiare le regole del gioco degli scambi globali, indebolendo il ruolo di arbitro internazionale del WTO per far valere il peso degli Stati Uniti in contrattazioni bilaterali con i partner commerciali.
Perché?
Le motivazioni profonde sono connesse all’emergere del gigante cinese. La Cina, infatti, è ancora un’economia non di mercato e si avvale di pratiche scorrette, come il dumping, in particolare nei metalli, e le acquisizioni forzate di conoscenze proprietarie, specie tecnologiche. Soprattutto, l’esplosione industriale cinese ha spiazzato intere filiere produttive nel mondo avanzato; determinando, secondo alcune stime, la perdita di un milione di posti di lavoro nel manifatturiero americano.
È la risposta adeguata?
La risposta protezionistica ha effetti controproducenti per la stessa economia USA e fortemente destabilizzanti per gli equilibri geo-economici globali. Nel caso di acciaio e alluminio, i dazi favoriscono l’attività siderurgica USA ma penalizzano molti settori manifatturieri domestici che si riforniscono di metallo. Studi empirici ed esperienze passate puntano a un effetto complessivamente negativo per l’economia statunitense.
Le barriere tariffarie danneggiano, evidentemente, i partner commerciali. Compresi quelli esentati dai dazi, perché distorcono i flussi di scambio e interrompono le catene globali del valore. E provocano, quindi, reazioni uguali e contrarie da parte dei paesi colpiti. La Cina ha già applicato contro dazi su 3 miliardi di dollari di acquisti dagli USA e si appresta a vararne su altri 50 miliardi, in risposta alle prossime tariffe americane.
Quali scenari futuri?
Regna l’incertezza, che già di per sé blocca commesse e investimenti all’estero. Ma il vero pericolo è quello di cadere in una spirale di misure e contro-misure protezionistiche, cioè in una guerra commerciale. In quel caso, come insegna la storia, sarebbero a rischio gli stessi rapporti economici e politici tra le nazioni.