Commento CSC - Una previsione in forte ribasso per l’economia europea nel 2020

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Commento dal CSC


La previsione CSC del 31 marzo Il CSC ha diffuso due giorni fa le sue previsioni per l’andamento dell’economia italiana, duramente colpita dalle conseguenze dell’epidemia di COVID-19.

Sotto l’ipotesi che la fase acuta dell’emergenza sanitaria termini a maggio 2020 e che l’attività produttiva riprenda gradualmente da fine aprile a fine giugno, il CSC ha stimato un calo del PIL in Italia del 10% nei primi due trimestri, rispetto a fine 2019. Seguito da un parziale recupero nella seconda metà dell’anno. Nella media del 2020, il CSC ha previsto una caduta del PIL pari al -6%.

Nel caso in cui la situazione sanitaria non evolvesse positivamente in una direzione compatibile con questo scenario dell’offerta, le previsioni economiche andrebbero riviste al ribasso. Il CSC ha stimato che ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una perdita ulteriore di PIL nell’ordine di almeno lo 0,75%.

L’analisi dell’IFO del 2 aprile Uno dei principali istituti di analisi economica in Germania, l’IFO di Monaco di Baviera, ha diffuso oggi le sue stime dell’impatto della chiusura parziale della produzione, necessaria per contenere l’epidemia, relativamente ad alcuni dei principali paesi europei.

Riguardo all’Italia, le stime dell’IFO sono in linea con quelle del CSC. E sono anche più drammatiche nello scenario “peggiore”.

L’IFO stima che una chiusura parziale dell’attività economica in Italia della durata di due mesi ridurrà la crescita annua nel 2020 di 8,0‐13,1 punti percentuali, a seconda dello scenario.

Ogni settimana di estensione della chiusura dell’attività economica determinerà una riduzione addizionale del PIL per 0,8‐1,5 punti percentuali. Dunque, la stima CSC corrisponde allo scenario “migliore” dell’IFO, quello meno pessimista.

Riguardo agli altri paesi, l’IFO ottiene stime non distanti da quelle calcolate per l’Italia.
• Spagna: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 8,1‐13,8 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,8‐1,6 punti percentuali.
• Francia: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 7,3‐12,3 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,7‐1,4 punti percentuali.
• Regno Unito: una chiusura di due mesi riduce la crescita annua di 7,7‐13,0 punti percentuali; ogni settimana addizionale di chiusura determina una perdita di 0,8‐1,5 punti percentuali.


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