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Tra i grandi progetti di rilancio economico avviati per il PNRR, Confindustria ha individuato nell’Economia del
Mare un comparto sul quale è più che mai necessario elaborare una strategia complessiva e specifica, valorizzandone le singole e già rilevanti potenzialità in una visione di sistema, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e alla competitività, su scala produttiva e territoriale, dell’intero Paese.
Ancor più in questa fase di grande incertezza e di criticità sistemiche, il ruolo dell’Economia del Mare resta e può diventare ancor più determinante per la sua funzione strategica multilivello, a cominciare dal fatto che il commercio internazionale funziona prevalentemente attraverso il mare, non solo per il nostro export, ma anche e soprattutto per l’import di materie prime, come l’energia, i minerali e i prodotti agricoli, e di semilavorati e prodotti finiti di diverso contenuto tecnologico, essenziali per alimentare le nostre filiere industriali, logistiche e commerciali. Non solo, il mare è anche una leva strategica fondamentale per diversificare le fonti di approvvigionamento e i mercati di sbocco, in funzione dei cambiamenti geopolitici e geoeconomici.
Anche per questo, è necessario fronteggiare una concorrenza tecnologica e produttiva extraeuropea che ha progressivamente eroso la competitività, e non proprio su condizioni di reciprocità e con evidenti profili di dumping, della nostra industria navalmeccanica e nautica e delle loro filiere, che devono affrontare sfide epocali di difficile transizione energetica e tecnologica, cioè dell’industria alla base della nostra economia marittima e del suo contributo al sistema paese e all’autonomia strategica europea.
Necessariamente a livello europeo vanno affrontate questioni concorrenziali, tecnologiche e geopolitiche che coinvolgono anche la filiera della pesca e dell’acquacoltura, come pure quella delle fonti energetiche e della loro gestione in funzione della transizione ecologica. Proprio in quest’ultima stiamo finalmente tornando ad una più realistica consapevolezza, che coinvolge le estrazioni marine, le fonti rinnovabili, l’evoluzione tecnologica delle fonti fossili e lo sviluppo di quelle alternative, tutte utili a gestire una rilevante transizione verso le basse e zero emissioni, interna ed esterna all’economia marittima.
Ruoli rilevanti nell’Economia del Mare sono svolti anche dalla filiera turistica della crocieristica, della diportistica e del turismo costiero, settori che hanno subito pesanti ripercussioni dalla pandemia e che necessitano di interventi strutturali, regolatori e di investimento.
Su tutti gli aspetti, Confindustria ha avviato, insieme al sistema associativo confederale – e in particolare con le rappresentanze del cluster marittimo-portuale e con la collaborazione di SRM – l’elaborazione di un progetto di sviluppo strategico volto a rafforzare la competitività dell’Economia del Mare.
Il Convegno sarà finalizzato all’analisi dello scenario competitivo della blue economy e al confronto tra gli attori pubblici e privati per contribuire a rilanciare una filiera che da sempre genera ricchezza, occupazione e innovazione e che rappresenta una leva straordinaria per lo sviluppo del Paese.
Le linee strategiche individuate e le specifiche proposte di intervento, sul piano normativo ed economico, capaci di risolvere alcuni nodi strutturali e di guidare importanti processi di trasformazione e di rilancio, saranno oggetto del confronto tra i vertici confederali, il Sistema associativo, le imprese e gli stakeholder istituzionali.
In allegato le presentazioni di Mele e Panaro e il Rapporto Progetto Mare.