Robiglio a Il Mattino: Aiuti in ritardo, lavoratori e imprese in grossa difficoltà

03 giugno 2020 | Piccola Industria


Il problema è che al di là dei decreti i soldi non arrivano e non stanno arrivando, mettendo in gravissime difficoltà milioni di lavoratori ma anche i tantissimi industriali che subiscono gli effetti della lentezza nell’erogazione del credito. Siamo in una situazione molto, molto difficile da gestire. Non ho le competenze per dire che si sia sbagliato il meccanismo. Sicuramente il governo ha ragionato su come poter dare sostegno alle imprese attraverso le erogazioni garantite ma di fatto queste ultime fanno ancora fatica ad arrivare a destinazione.


Così Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria, in un’ intervista a Il Mattino.


Probabilmente i meccanismi decisionali del sistema bancario, per tantissime ragioni, non sono in linea con le direttive del governo: toccherebbe a quest’ultimo capire in che modo mettere le banche al riparo da ogni situazione negativa e permettere loro di supportare le imprese. Il problema non è tra le imprese e le banche. Gli istituti di credito, attenendosi anche ai regolamenti europei, devono considerare il merito di credito dei soggetti che chiedono prestiti e finanziamenti: in questo momento ci vorrebbe un ente terzo, quindi il governo, per sgombrare il campo da ogni possibile criticità nell’attività delle banche. C’è una sorta di vulnus nel disegno governativo che non riesce a essere calato sul sistema bancario per assicurare l’erogazione veloce del credito soprattutto alle micro e piccole imprese.

E sui ritardi nella liquidazione della cassa integrazione Robiglio dice che andrebbero premiati gli eroici imprenditori, e oggi sono tantissimi, che a loro spese hanno anticipato la liquidità in modo corretto e doveroso ai loro collaboratori-dipendenti perché ancora non arrivano la Cig e gli altri ammortizzatori sociali.

 

Per quanto riguarda le parole del presidente Bonomi sul rapporto con la politica Robiglio dice che sono state assolutamente misurate e corrette. Parole che interpretano la realtà e la verità dei fatti: i posti di lavoro si difendono se esiste il lavoro e il lavoro esiste se ci sono le imprese che hanno capacità distare sui mercati e di vendere i loro prodotti. Occuparsi del futuro delle imprese significa preoccuparsi dei posti di lavoro, ecco la sintesi più semplice. Bonomi ha avuto il torto di dirlo ma noi imprenditori siamo completamente dalla sua parte. Dateci una mano a far ripartire le imprese, a farle vendere e fatturare per mantenere l’occupazione. Non possiamo pensare di vivere solo di ammortizzatori sociali o di assistenza.

 

Al centro dell’intervista anche i nodi sociali ed economici della post-pandemia. Per Robiglio c’è preoccupazione perché la macchina della produzione, e non solo dei beni di servizio, si è fermata e i consumi languono. Gli italiani non spendono, preferiscono accumulare risparmio perché hanno paura. Ma se si bloccano i consumi si fermano i cicli produttivi che consentono alle imprese di produrre beni e di venderli. Si sta rischiando qualcosa di molto importante: ecco perché servono una grande responsabilità sociale e il sostegno alle imprese. La politica emergenziale è stata giusta e condivisibile ma fino a due mesi fa. Oggi c’è bisogno di visione, di crescita e di sviluppo, non più di elargizioni a pioggia per tappare le falle alla diga che rischia di crollare: sono politiche miopi. Bisogna pensare a come far galoppare l’economia del Paese e uno dei primi asset non può che essere investire sulla formazione, l’istruzione, la scuola. Va bene tenere in piedi Alitalia, anche se non comprendiamo ancora il fine strategico di questa decisione, ma vorremmo vedere anche una visione di Paese, un disegno cioè di politica industriale per il Paese.

 

Sulla mancata occasione di rilancio per il Mezzogiorno Robiglio sottolinea come il tema sia più ampio e non di visione territoriale del Paese ma della sua visione complessiva. Il Sud è da decenni al centro del dibattito sullo sviluppo e il suo ritardo non è solo una questione di Covid. Quest’area può fare sicuramente molto all’interno di una strategia per il Paese e rammarica molto vedere l’affacciarsi all’orizzonte di uno scontro sociale anche con il sindacato che francamente non giova a nessuno. Bisogna avere un comune obiettivo: far ripartire il Paese attraverso il lavoro e non con l’assistenzialismo che ha le gambe corte.



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