Stirpe al Messaggero: La nostra produttività é già compromessa. Serve un piano a lungo termine

08 maggio 2020 | Vice Presidente


La produttività del Paese è già gravemente compromessa. Serve un piano di investimenti a lungo termine per la ripresa del sistema industriale. 

Occorre passare dai prestiti agli indennizzi, snellire la burocrazia, sospendere i pagamenti fiscali e non considerare il Covid-19 come un infortunio sul lavoro.

Il taglio dell'orario di lavoro a parità di salario non attenua il problema della disoccupazione. Per mettere un freno all’emorragia di posti di lavoro bisogna mettere il sistema produttivo in condizione di accedere ai mercati con maggiore frequenza rispetto al passato. Per questo è necessario calibrare bene gli interventi normativi affinché l’Italia non perda terreno rispetto ai suoi competitor. 


Così Maurizio Stirpe, Vice Presidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali, al Messaggero.


Fino a quando la curva della domanda non riprenderà a crescere in maniera soddisfacente servono indennizzi perché il meccanismo dei prestiti getta benzina sul fuoco: imprese che già scontavano una situazione debitoria complessa si ritrovano costrette a indebitarsi ulteriormente.

Avanzare certe soluzioni come quella dei tagli dell’orario di lavoro a parità di salario significa cercare lo scontro con le imprese. Per la ripresa del sistema produttivo invece è necessario puntare sugli investimenti e sull’accesso ai mercati con una frequenza maggiore rispetto al passato. 

Il virus ha provocato effetti asimmetrici tra i Paesi: è fondamentale quindi calibrare bene gli interventi affinché l'Italia non perda terreno rispetto ai suoi competitor. 

Il tema della formazione è certamente importante ma non può essere affrontato attraverso strumenti come quello proposto dalla ministra Catalfo. Sarebbe più utile potenziare e utilizzare i fondi interprofessionali e attivare misure ad hoc per superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. 

Non bisogna seguire una logica assistenziale. Serve creare un sistema di politiche attive del lavoro capace di riconvertire i lavoratori che hanno perso il posto a causa dell'emergenza. Inoltre, bisogna passare dai prestiti agli indennizzi per far sentire alle aziende il supporto dello Stato in un momento di grande sofferenza. Ed è indispensabile che dietro certe operazioni non vi siano logiche stataliste. 

Per quanto riguarda la possibile proroga dello stop ai licenziamenti per altri tre mesi, deve essere perfettamente sovrapponibile al periodo di concessione della cassa integrazione per Covid, altrimenti si verificherebbe un buco non giustificato. 

Anche il meccanismo delle riaperture tramite il sistema dei codici Ateco non convince. Le aziende che applicano rigorosamente il protocollo per la sicurezza stipulato dalle parti sociali il 24 aprile devono avere semaforo verde. Non ha senso stabilire chi può operare sulla base del settore di appartenenza. 

Gli imprenditori chiedono poi che la responsabilità dei contagi non venga messa in capo all'impresa a priori. È una questione che va affrontata e risolta nel decreto di maggio. Chi applica i protocolli sulla sicurezza in modo scrupoloso va tutelato. È necessario mettere in campo un meccanismo che riduca il rischio di contenziosi.


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