COMUNICATI STAMPA


IMPRESE ESTERE, CONFINDUSTRIA: OGNI OCCUPATO GENERA 4 NUOVI POSTI DI LAVORO 
Mattioli: “Benefici anche per le Pmi con le quali sono legate da rapporti di filiera”
Sidoli: “Matenere alta l’attenzione su imprese estere, volano di crescita” 

Roma, 29 ottobre 2019 - Per ogni euro investito dalle grandi imprese estere in Italia si determina nella nostra economia una crescita complessiva della produzione industriale di circa 2,8 euro, considerando effetti diretti, indiretti e indotti. L’incremento del valore aggiunto del settore privato è pari a 3,3 euro. In termini occupazionali la variazione è poco più alta: per ogni occupato in più nelle grandi multinazionali estere, si generano nell’intero sistema economico quattro posti di lavoro aggiuntivi. Questi i dati contenuti nel primo di tre volumi dal titolo “Grandi Imprese Estere in Italia: Un valore strategico” realizzato dall'Advisory Board Investitori Esteri e dal Centro Studi Confindustria in collaborazione con l’Istat.

La pubblicazione vuole raccontare il valore strategico delle grandi imprese a capitale estero per l’economia italiana, oltre a descrivere i fattori di attrazione del nostro paese. Le imprese estere, infatti, pur rappresentando soltanto lo 0,3% del totale delle aziende residenti in Italia, danno lavoro al 7,9% degli occupati del settore privato, contribuiscono al 15,1% del valore aggiunto, generano il 18,3% del fatturato, il 14,4% degli investimenti e finanziano ben il 25,5% della spesa privata in ricerca e sviluppo.

Malgrado abbia le potenzialità economiche per essere un paese molto attrattivo – emerge dalla ricerca - storicamente l’Italia ha attirato meno investimenti diretti esteri rispetto alle maggiori economie europee. La causa è da ricercarsi soprattutto in fattori esogeni all’impresa, come il sistema burocratico, la lentezza della giustizia, un sistema fiscale complesso e un quadro normativo instabile. Bisogna comunque dire che  l’aumento degli Investimenti diretti esteri (IDE) nel 2018 (+10,5%) ha portato la nostra economia dal 19° al 15° posto nella graduatoria dei principali paesi di destinazione degli IDE a livello globale. Tuttavia si tratta pur sempre di livelli molto contenuti: si è passati dai 21,7 miliardi di dollari nel 2017 ai 24,3 miliardi del 2018, con un trend che , al di là delle oscillazioni annuali, risulta sostanzialmente piatto dal 2013. Le imprese a capitale estero, inoltre, hanno mostrato una resilienza significativa durante e dopo la crisi iniziata nel 2008: dopo un’iniziale riduzione del numero di occupati e di imprese, già a partire dal 2013 si è invertito il trend e nel 2016 sono stati superati i livelli pre-crisi. Secondo le stime contenute nella ricerca,ricavate dall’elaborazione dei bilanci aziendali,nel 2017 le multinazionali estere hanno accresciuto il loro valore aggiunto del 4,9% e aumentato l’occupazione dell’1,9%, seguendo un andamento positivo, seppure a un ritmo meno intenso rispetto al 2016.

“I dati contenuti nel rapporto consentono di evidenziare il beneficio derivante dalla presenza delle imprese estere anche per le nostre Pmi con le quali sono legate da rapporti di filiera. Le imprese estere, infatti, favoriscono la trasmissione di nuova conoscenza, trasferimento tecnologico, spinta all’introduzione di processi produttiviinnovativi, miglioramento delle competenze e, soprattutto, accesso a reti di produzione internazionali e a nuovi mercati”. Commenta Licia Mattioli, vicepresidente per l'Internazionalizzazione e presidente dell'Advisory Board investitori esteri di Confindustria. “Le ragioni per considerare strategiche le grandi imprese estere sono molteplici: hanno una maggiore dimensione rispetto alle imprese residenti, quindicontribuiscono a rafforzare la capacità della nostra economia di affrontare le accresciute esigenze della competizione globale, generano effetti positivi su indotto, filiere e accesso ai mercati esteri, operano in settori ad elevatatecnologia favorendo gli investimenti in ricerca e innovazione. Infine sono particolarmente focalizzate nell’integrazione della sostenibilità ambientale e del benessere aziendale nelle loro strategie di business”. 

“Dal rapporto – sottolinea Eugenio Sidoli coordinatore dell'Advisory Board investitori esteri di Confindustria – appare evidente il contributo delle imprese estere all’agenda della crescita del Paese: sono parte integrante del tessuto produttivo nazionale, impiegano talento italiano ed esportano il ‘made in Italy’ nei mercati globali. Molte di queste imprese hanno cittadinanza italiana da decenni e sostengono una quota significativa dei flussi di investimento verso l’Italia. La principale responsabilità che ha il Paese – conclude Sidoli – è, quindi, quella di mantenere alta l’attenzione su questo segmento dell’economia nazionale per cogliere qualunque opportunità di sviluppo e anticipare le possibili crisi che possano manifestarsi”. 

È in linea con questi risultati la decisione dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria di puntare sul Progetto Retention avviato all’inizio del 2019. Questa iniziativa punta a fidelizzare le imprese estere attraverso la realizzazione di un servizio di customer care in coordinamento con le autorità locali e a rafforzare il rapporto tra aziende e Regioni e Comuni, favorendo quindi la conoscenza in anticipo di opportunità e minacce. Un dialogo collaborativo tra le Multinazionali e gli organi di governo a tutti i livelli è, infatti, considerata precondizione affinché le decisioni dei policy makers siano prese in modo informato. 
 
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Roma, 23 ottobre 2019 - “Confindustria condivide l’idea di una mobilitazione generale per la ricerca e l’innovazione. È la direzione in cui abbiamo lavorato in questi anni, sottolineando l’importanza di questi fattori per le strategie di sviluppo del Paese e il ruolo centrale svolto in questo senso dalle imprese”. Lo dice il presidente del gruppo tecnico Ricerca e sviluppo di Confindustria, Daniele Finocchiaro, a margine dell’incontro sul “Patto per la Ricerca” promosso oggi dal ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. 

"Solo puntando sulle imprese, attraverso ricerca e innovazione, sarà possibile vincere le sfide sociali. Il patto – spiega Finocchiaro - deve quindi promuovere l’individuazione di azioni comuni e concrete, da realizzare rapidamente e in modo congiunto. Potrebbe essere l’occasione per razionalizzare e potenziare il sistema di supporto alla ricerca, promuovendo un più ampio impegno di tutti i soggetti, pubblici e privati. Confindustria è pronta a contribuire con propose concrete”.



Roma, 15 ottobre 2019 - Il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini, la segretaria generale della CISL Annamaria Furlan e il segretario generale della UIL Carmelo Barbagallo hanno sottoscritto un documento congiunto da trasmettere al Governo sulle priorità per il rilancio del Mezzogiorno.

Confindustria CGIL CISL UIL condividono l’idea che il ritorno dell’Italia su uno stabile sentiero di crescita sia strettamente legato al rilancio economico e sociale del Mezzogiorno, che rappresenta un pezzo importante dell’economia nazionale ma che mostra forti divari con le due principali leve di sviluppo, l’impresa e il lavoro, ancora sottoutilizzate, e con alcuni fra i principali fattori di sviluppo, come le infrastrutture e la capacità della Pubblica Amministrazione, con ampi margini di miglioramento.

Perciò ritengono che l’attuale fase economica necessiti di uno sforzo ulteriore di promozione di investimenti, pubblici e privati, orientati all’innovazione e alla sostenibilità, al potenziamento delle infrastrutture, alla competitività, all’inclusione sociale e al miglioramento dei servizi pubblici per imprese e cittadini: individuano, infatti, nello sviluppo economico e sociale e nella creazione di opportunità di lavoro di qualità la strada prioritaria per il superamento dei divari e il contrasto alla povertà.

Tale azione deve puntare a: 

• determinare le condizioni per lo sviluppo economico, occupazionale e sociale dei territori; 

• moltiplicare numero e risultati delle imprese ad alto contenuto di innovazione, di investimenti e di conoscenza, che possano costituire un crescente bacino di richiesta ed assorbimento di nuovo lavoro qualificato;

• migliorare la qualità della vita dei cittadini meridionali.

A tal fine, individuano cinque ambiti di intervento:

· il rilancio degli investimenti pubblici, per rafforzare la dotazione e la qualità delle infrastrutture meridionali, a partire da quelle di trasporto, logistica e mobilità e per la tutela dell’ambiente e l’assetto del territorio, e per il miglioramento dei servizi alle imprese (rifiuti, energia, banda larga…) e ai cittadini (innanzitutto salute e istruzione);

· l’incremento delle opportunità di lavoro generate da uno sviluppo sostenibile e dal rafforzamento dei servizi pubblici, soprattutto a beneficio di giovani e donne, anche per contrastarne l’abbandono dei territori. Ciò attraverso investimenti pubblici e privati per la creazione di nuovo lavoro, a partire dalla Green Economy, il miglioramento degli strumenti di incentivo all’occupazione stabile che devono essere orientati prioritariamente al tempo pieno, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro e lo sviluppo delle competenze dei lavoratori. Parimenti si dovrà favorire una positiva soluzione dei processi di crisi industriale aperti presso il Mise. 

· L’innovazione, l’irrobustimento, la sostenibilità, l’apertura internazionale e la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso strumenti come il Credito d’imposta per gli investimenti e la garanzia pubblica, e il potenziamento della relazione tra università ed impresa, per favorire trasferimento tecnologico e digitalizzazione dei processi produttivi;

· Il rafforzamento del sistema di istruzione e di formazione nel Mezzogiorno, attraverso un piano che fissi obiettivi di miglioramento a medio termine di innalzamento delle competenze, di riduzione dell’abbandono, di rafforzamento dell’istruzione tecnica e universitaria, di ampliamento dei servizi educativi dell’infanzia e del tempo pieno; 

· una Pubblica Amministrazione da rafforzare per gestire e attuare efficaci politiche di sviluppo (a cominciare dalla politica di coesione) e garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei servizi: tale obiettivo dovrà essere perseguito tramite la formazione ed il potenziamento degli organici con un piano di assunzioni stabili e attraverso specifici piani di rafforzamento amministrativo e organizzativo (finanziati con risorse per la coesione), finalizzati a migliorare l’organizzazione delle amministrazioni coinvolte.

Individuano in un incremento della spesa ordinaria e nella accelerazione della spesa aggiuntiva (nazionale e comunitaria) la fonte finanziaria per sostenere questa azione. A tal fine, ritengono utile l’attuazione effettiva della “clausola del 34%” e la sua estensione al complesso del settore pubblico allargato, un migliore coordinamento della programmazione e dell’attuazione degli interventi finanziati con risorse per la coesione, e la loro eventuale riprogrammazione, ove necessaria.

Richiamano l’opportunità dello scorporo della spesa per investimenti dal Patto di Stabilità europeo e la necessità di una adeguata disponibilità di cassa per i relativi capitoli di spesa (fondo di sviluppo e coesione e cofinanziamento nazionale) nella prossima Legge di bilancio.

Propongono l’istituzione di una Cabina di Regia tra Governo e Regioni, aperta al confronto con Confindustria CGIL CISL UIL, con il compito di accompagnare, a livello nazionale, sovra-regionale e regionale, la corretta attuazione della strategia. 



Roma, 17 settembre 2019 - “Tra Coni e Governo è necessario stemperare le tensioni. Mi auguro che l’incontro previsto a breve tra Malagò e il nuovo ministro allo sport Spadafora sia chiarificatore. Occorre iniziare con il piede giusto. La partita olimpica è troppo importante e non bisogna commettere passi falsi”.

A dirlo è la coordinatrice del Tavolo nazionale di Confindustria “Sport e Grandi Eventi”, Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti.

“Rispetto la posizione delle parti e la loro autonomia, ma – da imprenditrice – vorrei che si iniziasse a entrare nel vivo della questione e si superasse l’attuale impasse. C’è un futuro da programmare: dobbiamo cominciare a parlare di infrastrutture sostenibili, mobilità, pianificazione turistica. Sette anni passano in fretta e dobbiamo fare un lavoro da consegnare alle generazioni future”.

Ed è ai nastri di partenza il Tavolo tecnico nazionale “Sport e Grandi Eventi” coordinato proprio da Berton: “Al Consiglio di Presidenza di Confindustria della scorsa settimana ho chiesto di convocare la prima riunione a Cortina d’Ampezzo. Sarà un tavolo composto da varie anime, imprenditori con varie competenze e rappresentativi dei territori”.

“Faremo la nostra parte con azioni e proposte concrete”, conclude Berton, “anche per questo abbiamo bisogno di interlocutori sereni e risoluti. Ogni contraccolpo alla macchina olimpica è un contraccolpo all’economia e al cuore produttivo di questo Paese”.




A seguito delle dichiarazioni del senatore Nicola Morra in merito all’assemblea di Confindustria Cosenza, rilasciate in occasione del convegno della stampa cattolica e lette con stupore, segnaliamo che:

- un’indagine è il primo passo di un percorso giudiziario teso a cercare la verità su un fatto presunto;
- non è nostro costume trasformare un indagato in un condannato sostituendoci ai tribunali;
- in uno Stato di diritto si è colpevoli quando lo stabilisce una sentenza non quando si sollevano polveroni in un comizio politico.

Confindustria ritiene che occorre difendere la lucidità del capire e non usare le istituzioni o confondere i ruoli per battaglie politiche.

Da tempo richiamiamo la politica a una dimensione di responsabilità a partire dal linguaggio e dal rispetto dei ruoli, con l’auspicio che prevalga sempre il buon senso, rifiutando e contrastando ogni strumentalizzazione.



Roma, 22 agosto 2019 - In un momento così delicato per la vita del Paese - istituzionale, politico ed economico - il tentativo di compromettere un progetto come la Gronda, strategico e vitale per Genova e l’Italia, appare illogico e irresponsabile. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di creare nuovi alibi per impedire o ritardare la realizzazione di infrastrutture fondamentali per il ripristino di una viabilità che consenta a cittadini e imprese di recuperare livelli minimi di agibilità. Un brutto segnale quando tutte le organizzazioni rappresentative del mondo imprenditoriale e del lavoro si sono mostrate concordi sulla necessità di far ripartire gli investimenti e avviare tutti i cantieri utili a rendere moderno, efficiente e competitivo il sistema Paese.



Il nuovo esecutivo metta al centro economia, crescita e sviluppo 


Roma, 4 settembre 2019 - Cambia il governo, resta la nostra Agenda. Così Confindustria che in attesa dell’intervento alle Camere del premier incaricato Giuseppe Conte rinnova l’auspicio che l’esecutivo metta al centro della sua attenzione l’economia reale e mostri sensibilità ai temi dello sviluppo.

È dal 2016 - ricorda Confindustria - che indichiamo in più crescita, meno deficit e meno debito pubblico i tre capisaldi di una politica economica capace di rimettere in moto il Paese tenendo i conti sotto controllo.

In questo senso appare prioritario rilanciare gli investimenti in infrastrutture in Italia come in Europa superando ogni resistenza ideologica, intervenendo con misure anticicliche rese ancor più necessarie dal rallentamento della Germania e assicurando alle imprese un’indispensabile competitività di sistema.

Per la sua storia e la sua posizione di seconda manifattura d’Europa l’Italia dovrà svolgere un ruolo di primo piano in una nuova stagione riformista dell’Unione europea avendo cura di usare la crescita per ridurre le disuguaglianze e combattere la povertà. Appare quindi indispensabile puntare ad avere un commissario di primo livello a Bruxelles e dirigenti di alta qualità. 

Come abbiamo più volte ribadito - conclude Confindustria - valuteremo i provvedimenti che saranno adottati nella consapevolezza che ci aspetta una manovra molto delicata e che il Paese ha un grande bisogno di reagire.



Roma, 25 luglio 2019 – L’Assemblea generale di Businessmed, l’Unione delle Confindustrie del Mediterraneo, ha ufficializzato oggi la nomina di Vincenzo Boccia come vicepresidente dell’associazione. Boccia terminerà il suo mandato alla vicepresidenza di Businessmed nel 2020, quando ne diventerà automaticamente presidente come da statuto dell'organizzazione. 

“Incoraggiare l'integrazione economica e sociale nella regione euro mediterranea attraverso il ruolo delle nostre imprese è l’obiettivo che ci siamo dati. La nostra unità è essenziale per contare di più presso le istituzioni e gli organismi nazionali ed esteri. Non importa quali divisioni possano sorgere a livello politico tra i nostri paesi, noi dobbiamo sforzarci di costruire un approccio comune. È quindi in linea con questa missione di Businessmed che assumo la posizione di vicepresidente”, ha dichiarato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia assumendo la carica di vicepresidente di Businessmed. 

“Il nostro obiettivo è il coordinamento delle tre Unioni delle Confindustrie d'Europa (Businesseurope), del Mediterraneo (Businessmed) e dell'Africa (Businessafrica), allo scopo di dare voce ai rappresentanti del settore privato di 97 Paesi dell'area e trovare soluzioni alla disoccupazione e alle migrazioni, creando business e nuovi modelli di sviluppo sostenibile”, ha detto il presidente di Businessmed Saida Neghza.

L’assemblea ha infine confermato la partership di Businessmed con Confindustria in occasione di Connext2020, occasione in cui guiderà una nutrita delegazione di imprese del Mediterraneo che parteciperanno al partenariato industriale, evento espositivo e di networking digitale incentrato sui principali driver di sviluppo per imprese nazionali e internazionali.




Roma, 25 luglio 2019 – Confindustria e FEI, la federazione delle industrie egiziane, hanno firmato questa mattina un protocollo d'intesa per rafforzare le relazioni commerciali e promuovere la cooperazione economica dei due paesi. L’accordo, siglato dal Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e dal vicepresidente della FEI Tarek Tawfik, vuole rafforzare la sinergia tra le imprese di Italia ed Egitto, incoraggiando partenariati industriali anche in paesi terzi. 

Tra i punti principali dell’intesa, la rinnovata collaborazione su alcuni appuntamenti che si terranno il prossimo anno in Italia, come la partecipazione di una delegazione di imprese egiziane a Connext 2020 e al Seminario sulle opportunità di Investimento nel Canale di Suez, e la promozione di partnership nel settore della formazione tra aziende e università del Mediterraneo grazie ai programmi europei ai quali partecipa Businessmed.

Roma, 25 luglio 2019 - Il mondo imprenditoriale e associativo fa un appello a Governo e Parlamento per trovare una soluzione al blocco delle operazioni di riciclo dei rifiuti nel nostro Paese.

 

CONFINDUSTRIA, CIRCULAR ECONOMY NETWORK, CNA, FISEUNICIRCULAR, FISE ASSOAMBIENTE, CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, CONFARTIGIANATO IMPRESE, CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP PRODUZIONE E SERVIZI, CISAMBIENTE, FEDERCHIMICA, FEDERACCIAI, FEDERAZIONE GOMMA PLASTICA, ASSOMINERARIA, CONAI, CONOU, ECOPNEUS, CONFEDERAZIONE LIBERE ASSOCIAZIONI ARTIGIANE ITALIANE, GREEN ECONOMY NETWORK DI ASSOLOMBARDA, UTILITALIA, CASARTIGIANI, CONFAPI, ASSOVETRO, CONFAGRICOLTURA, CONSORZIO ITALIANO COMPOSTATORI, ECOTYRE, COBAT, CONSORZIO RICREA, ANCO, AIRA, GREENTIRE, ASSOBIOPLASTICHE, ASCOMAC COGENA, ECODOM, AMIS, COMIECO, ASSOCARTA, FEDERAZIONE CARTA E GRAFICA, CENTRO DI COORDINAMENTO RAEE, SITEB, ASSOREM, FIRI, FEDERBETON, AITEC, CONOE, COREPLA, FEDERESCO, ANGAM, CENTRO DI COORDINAMENTO NAZIONALE PILE E ACCUMULATORI, UCINA - CONFINDUSTRIA NAUTICA, ASSOFOND, CONSORZIO CARPI, ASSOFERMET, AGCI-SERVIZI

 

riunite oggi a Roma presso lo Spazio Eventi Spagna di Roma, hanno lanciato un grido d’allarme per denunciare le pesanti ricadute sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sui costi di gestione dei rifiuti per famiglie e imprese, in seguito alla battuta d’arresto del settore dell’economia circolare.

Una sentenza del Consiglio di Stato ha di fatto paralizzato le operazioni di riciclo dei rifiuti. La misura dello Sblocca Cantieri in materia di cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste) non ha risolto la situazione, limitandosi a salvaguardare le tipologie e le attività di riciclo previste e regolate dal DM 5 febbraio 1998 e successivi, escludendo quindi quelle che sono state sviluppate nel frattempo. Questo quadro normativo di fatto impedisce diverse attività di riciclo di rifiuti di origine sia urbana che industriale e la realizzazione di nuove attività e impianti.

Come è noto la raccolta differenziata è una precondizione per gestire in modo virtuoso i rifiuti attraverso il loro corretto conferimento verso impianti preposti al riciclo. Ma non basta. Gli impianti devono essere autorizzati a far cessare la qualifica di rifiuto (End of waste) in modo che dopo il trattamento restituiscano prodotti, materiali e oggetti destinati al mercato.   

L’invio dei nostri rifiuti all’estero ha costi troppo elevati per i cittadini e le imprese ed è proprio un Paese povero di materie prime come l’Italia, a dover valorizzare i materiali di scarto per essere competitivo nel confronto internazionale e rafforzare la propria base imprenditoriale.  Il blocco delle autorizzazioni ci costa 2 miliardi di euro in più all’anno.

Lo sviluppo di processi e prodotti legati all’economia circolare rappresenta una sfida strategica per garantire un uso razionale delle risorse naturali, quindi la situazione di stallo denunciata oggi dalle imprese, e più volte rappresentata alle Istituzioni, è un richiamo all’attenzione generale. Con l’appello di oggi infatti il mondo imprenditoriale si rivolge non solo alle Istituzioni ma anche ai cittadini. Se le operazioni di riciclo non vengono rapidamente sbloccate, la crisi in atto che già colpisce la gestione dei rifiuti, urbani e speciali, si aggraverà e porterà a situazioni critiche in molte città su tutto il territorio nazionale, con il rischio di sovraccaricare le discariche e gli inceneritori.

Le attività più colpite sono proprio quelle che impiegano modalità e tecnologie più innovative per il riciclo e recupero dei rifiuti e quindi paradossalmente anche le più efficaci per la tutela ambientale e lo sviluppo dell’economia circolare.

La soluzione per porre fine a questa emergenza è stata indicata dall’Europa con il Pacchetto di Direttive in materia di economia circolare, pubblicato a giugno 2018. Le imprese e le Associazioni hanno richiesto con forza di recepire tali Direttive per garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti e affrontare le sfide ambientali ed economiche a livello globale.

L’impresa italiana, con i suoi impianti, vuole continuare a rendere concreta la transizione verso l’economia circolare, consolidando la sua leadership a livello europeo nel guidare il processo di crescita verso la de-carbonizzazione e l’uso efficiente delle risorse naturali.


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