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La ripresa globale è avviata ormai da due anni, ha superato la fase dello slancio iniziale e si è radicata. In queste migliori condizioni, l’economia mondiale sta cominciando ad affrontare gli scogli del rientro delle politiche monetarie molto espansive e del risanamento dei conti pubblici.
I paesi emergenti fanno da traino. In quelli avanzati l’impulso della ricostituzione delle scorte è rimpiazzato dagli investimenti e, grazie agli alterni progressi nei mercati del lavoro, dai consumi. Ciò accentua la divaricazione tra le dinamiche; soprattutto in Europa, dove l’Italia non va oltre la performance pre-recessione, mentre la Germania ha innestato una marcia in più.
Resta grande l’incertezza generata dai fattori di rischio e freno: prezzi delle materie prime alti e volatili, disoccupazione destinata a rimanere elevata, credito selettivo, settore immobiliare fragile, bassi livelli di attività in molte produzioni, tassi di cambio oscillanti e crisi dei debiti sovrani. In questo quadro complesso i governi faticano a trovare soluzioni decise, coerenti e lungimiranti, capaci di rinsaldare la fiducia e diffondere aspettative positive.
I tempi lunghi e incerti della giustizia civile italiana penalizzano la competitività del Paese, riducono la fede nel rispetto dei contratti, scoraggiano gli investimenti, anche dall’estero, e la stessa crescita dimensionale delle imprese. La rimozione di questo ostacolo può dare un forte impulso allo sviluppo.