L’occupazione

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3.1 Le ULA e gli occupati

L’input di lavoro frena rispetto al PIL nel biennio di previsione

L’input di lavoro, misurato in termini di unità equivalenti a tempo pieno (ULA), avanzerà nell’orizzonte previsivo a un ritmo di poco inferiore a quello dei livelli di attività economica (misurati dal PIL): +0,7% nel 2024 e +1,0% nel 2025.

Nel 2023, invece, la dinamica delle ULA è stata più sostenuta rispetto a quella del PIL (+2,2% e +0,9% rispettivamente), un andamento che ha suscitato ampio dibattito su quali potessero essere le ragioni per un’espansione dell’occupazione così ampia. A parte la forte eterogeneità negli andamenti settoriali (aspetto che sarà approfondito più avanti), la performance molto positiva dell’occupazione nello scorso anno va letta anche alla luce del fatto che attività economica e input di lavoro in livelli si erano disallineati nelle prime fasi della crisi energetica. Dopo essere entrambi tornati a metà 2021 sui valori pre-pandemia, il ritmo di crescita delle ULA era infatti rimasto sotto a quello del PIL nel 2022. L’accelerazione delle ULA nel 2023 ha fatto sì che il quadriennio 2020-2023 si sia chiuso con un rapporto PIL/ULA simile a quello pre-pandemico.

Da metà 2021 fino a metà 2022 l’espansione dell’input di lavoro è avvenuta sia sul cosiddetto “margine intensivo” (+3,0% le ore lavorate pro-capite) sia su quello “estensivo” (+2,3% il numero di persone occupate); dalla primavera 2022, invece, le ore lavorate per occupato sono rimaste pressoché piatte, mentre è proseguito l’aumento delle persone occupate, che nel 2023, in media d’anno, hanno registrato un +2,1% contro il +0,7% degli orari (Grafico 13).

I dati Istat dell’indagine sulle Forze Lavoro relativi ai primi due mesi del 2024 indicano che la crescita dell’occupazione in termini di “teste” si è fermata (+0,1% nel bimestre gennaio-febbraio sul 4° trimestre 2023). Il numero di persone occupate è atteso arretrare lievemente nei prossimi mesi, e ricominciare a risalire nel 2025. In media d’anno il numero di occupati crescerà di +0,6% nel 2024 (di cui +0,8% acquisito al primo bimestre) e di +0,8% nel 2025.

Grafico Fino al 2023, ULA in linea con il PIL - Rapporto CSC primavera 2024

Ampie differenze tra settori

In termini settoriali si osservano, e si prevedono, dinamiche parzialmente eterogenee per l’input di lavoro, a riflesso di quelle dei livelli di attività.

L’industria in senso stretto è il settore dove, con la crisi energetica, si è manifestato un vero e proprio fenomeno di “occupazione senza crescita”: il valore aggiunto è arretrato dell’1,7% dall’ultimo trimestre 2021 al 2° 2023, mentre nello stesso periodo le ULA sono aumentate dell’1,3%. Anche il parziale recupero nella seconda parte del 2023 è stato “ricco di lavoro”: +0,9% le ULA contro il +0,6% del valore aggiunto. Lo scorso anno si è così chiuso con una produttività del lavoro nell’industria sotto ai livelli di fine 2019: -0,4% il valore aggiunto in rapporto alle ULA e -2,3% in rapporto al monte ore lavorate.

Una tenuta dell’input di lavoro anche in periodi di calo dei livelli di attività è coerente con politiche di labor hoarding da parte delle aziende, in previsione di una imminente ripartenza. In periodi, come quello attuale, di forte necessità di riposizionamento strategico da parte delle imprese, tale fenomeno può essere accentuato dall’esistenza di preoccupazioni da parte delle imprese su possibili carenze di manodopera, in termini di quantità e/o di disallineamenti di competenze.

Ciò sembra confermato dalle imprese associate a Confindustria: secondo i dati dell’Indagine Confindustria sul Lavoro, il 62,1% delle imprese industriali intervistate a inizio del 2023 ha dichiarato di aver avuto difficoltà di reperimento di personale nelle politiche di assunzione.

Un’indicazione simile, cioè che la carenza di manodopera faccia da freno alla produzione, proviene dall’Indagine rapida CSC sull’attività delle grandi imprese industriali: a marzo 2024, il saldo tra la quota di imprese per cui la disponibilità di manodopera è un traino per la produzione e la quota delle imprese che percepisce la carenza di manodopera come un freno era ancora negativo (-1,7%), come a marzo 2023 (-7,2%).

Nello scenario di previsione del CSC per l’industria in senso stretto nel biennio in corso, il rafforzamento dell’attività industriale, atteso già a partire dalla seconda parte di quest’anno e che si consoliderà nel 2025, sarà ancora accompagnato da una crescita dell’input di lavoro, ma a ritmo più moderato, con conseguenti recuperi di produttività, seppur contenuti.

Nelle costruzioni, la straordinaria espansione del valore aggiunto registrata da inizio 2021 è stata accompagnata da un ampio rialzo dell’input di lavoro, ma di intensità molto inferiore: +22,3% le ULA a fine 2023 su fine 2020, contro il +33,4% del valore aggiunto. In particolare, l’espansione dell’input di lavoro si è bloccata a fine 2021, sia sul margine estensivo che intensivo, nonostante il contemporaneo ulteriore rialzo del valore aggiunto.

Simmetricamente, per il biennio in corso, si prevede che il calo dell’attività atteso nel 2024 e che sarà anche più ampio nel 2025, conseguente al forte ridimensionamento degli incentivi all’edilizia, sarà accompagnato da un calo di ULA e occupati, con un’elasticità che si manterrà inferiore all’unità (Grafico 14).

Grafico Crescita del lavoro più veloce dell'attività nell'industria, meno nelle costruzioni - Rapporto CSC primavera 2024

Per l’aggregato dei servizi privati, si osserva che l’input di lavoro, dopo aver recuperato il livello pre-pandemia nella primavera 2022, quando il valore aggiunto segnava già un +2,6% rispetto a fine 2019, ha mantenuto anche da allora un ritmo di crescita sotto quello dell’attività, tanto che il 2023 si è chiuso con 439mila ULA in più (+3,4%), ma anche con un guadagno di produttività del lavoro (+1,5% il valore aggiunto in rapporto alle ULA).

Andando ad analizzare più nel dettaglio i vari comparti dei servizi, l’espansione delle ULA è stata particolarmente intensa in due settori: quello dell’informazione e comunicazione (+15,7% nel 4° trim. 2023 rispetto al 4°2019) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche, e servizi di supporto (+14,3%; Grafico 15). Si tratta di due comparti caratterizzati da retribuzioni medie pro-capite sopra la media del complesso dei servizi privati (+50% e +10% rispettivamente), il che implica una ricomposizione settoriale della forza lavoro che ha contribuito a sostenere il reddito disponibile (e quindi i consumi privati). Al tempo stesso, effetti di ricomposizione spiegano anche l’aumento della produttività media, dato che questi settori hanno anche una produttività del lavoro superiore alla media dei servizi privati.

Assumendo che il rialzo del valore aggiunto atteso per i servizi privati nel biennio in corso continui a essere concentrato in settori ad alto contenuto tecnologico e informativo, nello scenario previsivo le ULA sono attese continuare a crescere a un ritmo più contenuto dell’attività economica.

Grafico Nei servizi rialzo occupazione finora trainato da ICT e servizi a supporto imprese - Rapporto CSC primavera 2024

 3.2 Disoccupazione

Disoccupazione in progressivo calo

La buona performance dell’occupazione in uscita dalla crisi sanitaria ha permesso un rientro del tasso di disoccupazione dal picco del 10,2%, raggiunto ad aprile 2021, al 7,4% nel bimestre gennaio-febbraio 2024, sui livelli della prima metà del 2009. In media d’anno, tuttavia, il tasso di disoccupazione si attesterà al 7,5% nel 2024, dato il lieve arretramento atteso nei prossimi mesi per il numero di occupati, con una forza lavoro che continuerà a espandersi, seppur moderatamente. Nel 2025 il tasso ripiegherà invece al 7,1%, grazie a un’occupazione che crescerà con più slancio, e a una forza lavoro che avanzerà a un ritmo sempre contenuto (+0,4% nel 2024 e 0,5% nel 2025).

Tasso di occupazione e calo demografico 

Il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione) per la fascia di età 15-64 anni è ai massimi: 61,5% nel 2023, livello più alto da quando esiste la serie storica (2004).

Escludendo gli anni della pandemia, il tasso di occupazione è in espansione fin dal 2014, sia grazie alla crescita dell’occupazione, sia per effetto della contrazione della popolazione in età lavorativa, iniziata già nel 2012.

Incorporando le proiezioni demografiche dell’Istat per il biennio previsivo, si stima che il tasso di occupazione continuerà a crescere, sorretto dall’espansione degli occupati ma anche a causa dell’ulteriore contrazione della popolazione, attestandosi al 62,6% nel 2025, nuovo massimo storico (Grafico 16).

Grafico Più occupati, ma la popolazione in età lavorativa si riduce - Rapporto CSC primavera 2024

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