Presidenti storici
Confindustria
1910 1913
Luigi Bonnefon
Nato ad Arles (Francia) nel 1873
Torinese di elezione, proviene da una solida dinastia industriale.
Fonda nel 1901 la ditta “B. Craponne e Viganò”, attiva nel settore tessile – serico, con diversi stabilimenti nei dintorni di Torino.
A Torino è titolare di una casa bancaria e finanziaria.
Presidente dell’Associazione serica e bacologica del Piemonte e successivamente della Lega industriale di Torino.
1914 1918
Ferdinando Bocca
Fonda nel 1905 la Società anonima Concerie italiane riunite – SACIR, di cui è Presidente dalla sua fondazione.
Legato da amicizia con il sindaco di Torino, Teofilo Rossi, promuove, con questi, la grande esposizione internazionale di Torino del 1911.
In seguito animatore dell’altra grande esposizione torinese del 1928.
A Torino, consigliere comunale e Presidente della Camera di Commercio.
1919 1919
Dante Ferraris
Entra nella vita industriale nel 1893 a Torino.
Inizia la sua carriera nella Diatto Automobili, prima come direttore, poi come amministratore delegato.
Fonda le Industrie Metallurgiche, delle quali è anche Presidente; le Officine Meccaniche Napoletane per il materiale ferroviario; la Società Proiettili; il Gruppo Industriale Piemontese per il materiale d’artiglieria.
Senatore del Regno dal 1919.
Ministro dell’industria commercio e lavoro con Francesco Saverio Nitti dal 23 giugno 1919 al 21 maggio 1920.
1910 1913
Giovan Battista Pirelli
Nato a Varenna (Como) il 27 dicembre 1848.Laureato in ingegneria.Fonda a Milano nel 1872 uno stabilimento per la lavorazione della gomma che si sviluppa rapidamente così da divenire il nucleo di una grande organizzazione industriale.
Inizia nel 1880 la fabbricazione dei conduttori elettrici isolati, quindi dei cavi per telecomunicazioni e dei pneumatici.
Fonda in Italia l’industria del linoleum.
Senatore del Regno dal 1909
1919 1920
Giovanni Silvestri
Presidente della Commissione esecutiva e del Comitato nazionale per le esposizioni ed esportazioni italiane all’estero. Presidente dell’Assonime. Esperto di industria, presta la sua opera a trattative doganali interessanti l’Italia. Senatore del Regno dal 1924.
1920 1921
Ettore
Conti
Nato a Milano il 24 aprile 1871.
Pioniere delle applicazioni elettriche e dello sfruttamento delle forze idrauliche in Italia, fonda e presiede molte fra le maggiori società industriali e finanziarie della prima metà del ‘900: la Società Imprese Elettriche Conti, la Società Idroelettrica Ligure, l’Unione Esercizi Elettrici, la Società Elettrica Riviera di Ponente, la Società Pavese di Elettricità A. Volta, le Officine Elettriche di Novara, la Società Orobia per gas e elettricità, la Società Elettrica Piemonte Orientale, la Società Idroelettrica Piemonte, la Società Nazionale per lo Sviluppo delle imprese Elettriche, la Società Generale Elettrica dell’Adamello.
Presidente dell’Assonime e della Banca Commerciale. Senatore del Regno dal 1919.
1922 1923
Raimondo Targetti
Fonda il Lanificio Nazionale Targetti, contribuisce allo sviluppo ed al crescente affermarsi in Italia ed all’estero dell’industria della lana.
Nel 1907 è chiamato a far parte della Commissione reale per lo studio del regime economico-doganale e dei trattati di commercio, e ne è il relatore per la categoria della lana.
Senatore del Regno dal 1939.
1923 1934
Antonio Stefano Benni
Insieme ad Ercole Marelli, contribuisce a creare la Società Ercole Marelli & C. per la costruzione di macchinario elettrico e ne diventa, in seguito, Presidente.
Occupa numerose cariche in società industriali, bancarie e commerciali.
Membro del Consiglio superiore dell’economia e del lavoro.
Deputato dal 1921, ministro delle comunicazioni dal gennaio 1935 all’ottobre 1939.
1934 1934
Alberto Pirelli
Presidente della Commissione esecutiva e del Comitato nazionale per le esposizioni ed esportazioni italiane all’estero. Presidente dell’Assonime. Esperto di industria, presta la sua opera a trattative doganali interessanti l’Italia. Senatore del Regno dal 1924.
1934 1943
Giuseppe Volpi di Misurata
Nato a Milano il 24 aprile 1871.
Pioniere delle applicazioni elettriche e dello sfruttamento delle forze idrauliche in Italia, fonda e presiede molte fra le maggiori società industriali e finanziarie della prima metà del ‘900: la Società Imprese Elettriche Conti, la Società Idroelettrica Ligure, l’Unione Esercizi Elettrici, la Società Elettrica Riviera di Ponente, la Società Pavese di Elettricità A. Volta, le Officine Elettriche di Novara, la Società Orobia per gas e elettricità, la Società Elettrica Piemonte Orientale, la Società Idroelettrica Piemonte, la Società Nazionale per lo Sviluppo delle imprese Elettriche, la Società Generale Elettrica dell’Adamello.
Presidente dell’Assonime e della Banca Commerciale. Senatore del Regno dal 1919.
1943 1943
Giovanni Balella
Fonda il Lanificio Nazionale Targetti, contribuisce allo sviluppo ed al crescente affermarsi in Italia ed all’estero dell’industria della lana.
Nel 1907 è chiamato a far parte della Commissione reale per lo studio del regime economico-doganale e dei trattati di commercio, e ne è il relatore per la categoria della lana.
Senatore del Regno dal 1939.
1943 1943
Giuseppe Mazzini
Nato a Livorno il 7 aprile 1883.Ingegnere industriale.
Amministratore delegato per oltre trent’anni delle grandi Officine Vay Assauto di Asti.
Presidente e consigliere di numerose altre società industriali.
Deputato al Parlamento dal 1921 al 1939.
Come deputato, dal 1922 al 1934 predispone le relazioni annuali sul bilancio della finanza per incarico della Giunta del bilancio.
Membro della Giunta dei trattati.
È alla presidenza della Confindustria, come commissario ministeriale, dal 9 agosto al 9 settembre 1943
1944 1945
Fabio Friggeri
Nato a Roma il 3 novembre 1884. Esperto dei problemi dei trasporti, nel cui settore esplica per conto dell’amministrazione dello Stato importanti incarichi direttivi, si dedica successivamente a varie attività industriali.
Direttore generale delle Distillerie di Avezzano e successivamente dello Zuccherificio di Avezzano, consigliere di amministrazione del Consorzio nazionale produttori zucchero dal 1927 al 1947.
Presidente della Banca del Fucino.
Nominato dal Governo vice commissario della Confindustria nel settembre 1944, è fra i promotori della sua ricostituzione.
1945 1955
Angelo Costa
Nato a Genova il 18 aprile 1901.
Scuola superiore di commercio dell’Università di Genova.
Nel 1925 entra a far parte della ditta di famiglia potenziandone l’attività nel campo della produzione e della raffinazione dell’olio, nel 1936 entra nel campo armatoriale.
Convinto liberista, denuncia i vincoli imposti dal regime fascista come rivolti ad instaurare un’economia controllata. Sottolinea sempre l’importanza vitale delle piccole-medie imprese per lo sviluppo industriale del Paese.
Presidente dell’Ente Bacini S.p.A., della Banca Passatore & C., dello Stabilimento Duca Visconti di Modrone e vice Presidente del Cotonificio Cantoni di Milano.
Cavaliere del lavoro.
1955 1961
Alighiero De Micheli
Nato a Milano il 20 dicembre 1904.
Entra giovanissimo nell’azienda paterna, una fabbrica di tessuti elastici, mentre frequenta la Facoltà di giurisprudenza presso l’Università di Milano.
Assunta in prima persona la direzione dell’azienda, nel suo campo una delle maggiori in Europa, nel 1946 diventa Presidente dell’Assolombarda.
Amministratore di numerose società industriali e bancarie (il Lanificio di Somma lombardo, il Cotonificio di Spoleto, la Banca di Credito Artigiano e il Banco di Sicilia), è presente anche in organizzazioni imprenditoriali europee come l’Unice e il Cife.
Presidente della Pinacoteca di Brera e del Museo Poldi-Pezzoli. Membro dell’Istituto di politica internazionale e dell’Università Bocconi
1961 1966
Furio Cicogna
Nato ad Asti il 21 giugno 1891.
Laurea in scienze economiche e commerciali.
Assunto dalla Bombrini e Parodi nel 1913 passa nel 1921 alle Manifatture Cotoniere Meridionali.
Nel 1925, consigliere delegato della Chatillon e successivamente presidente della stessa.
Fonda, nei primi anni cinquanta, le sue due aziende: la Stampa Tessuti Artistici e la Neyercord Italiana. A queste si aggiungono varie partecipazioni e incarichi in società industriali e banche.
Presidente dell’Assolombarda nel 1955.
Si distingue nel campo culturale e benefico: Presidente della Bocconi e dell’Ospizio Sacra Famiglia: principale fondatore della Casa dello studente italiano presso la città universitaria di Parigi.
1966 1970
Angelo Costa
Nato a Genova il 18 aprile 1901.
Scuola superiore di commercio dell’Università di Genova.
Nel 1925 entra a far parte della ditta di famiglia potenziandone l’attività nel campo della produzione e della raffinazione dell’olio, nel 1936 entra nel campo armatoriale.
Convinto liberista, denuncia i vincoli imposti dal regime fascista come rivolti ad instaurare un’economia controllata. Sottolinea sempre l’importanza vitale delle piccole-medie imprese per lo sviluppo industriale del Paese.
Presidente dell’Ente Bacini S.p.A., della Banca Passatore & C., dello Stabilimento Duca Visconti di Modrone e vice Presidente del Cotonificio Cantoni di Milano.
Cavaliere del lavoro.
1970 1974
Renato Lombardi
Nato a Napoli l’11 giugno 1906.
Laureato presso l’Università di Roma in Ingegneria elettronica nel 1928. Vincitore della borsa di studio “A. Volta”, consegue il master presso l’Università di Standford in California.
Tornato in Italia è assunto nel 1932 dalla CGE di Milano, dove inizia una rapida carriera fino ad assumere la direzione del servizio centrali elettriche.
Nel 1944 passa all’industria laniera, ristrutturando integralmente la Filatura di Grignasco e il Lanificio Bozzalla e Lesna.
Dal 1958 al 1963, presidente dell’Associazione nazionale industriale laniera italiana e, dal 1959 al 1963 della Federazione laniera internazionale.
Presidente dell’Assonime dal 1959.
Presidente della Camera di Commercio internazionale di Parigi.
Vice Presidente della Banca Subalpina.
Vice Presidente dell’Istituto finanziario laniero, consigliere delegato del Credito lombardo e della Società metallurgica italiana.
1974 1976
Gianni Agnelli
Laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino.
Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale come Ufficiale di Cavalleria sul fronte russo con il Corpo di Spedizione Italiano, con il Raggruppamento Esplorante Corazzato “Lodi” in Tunisia, meritandosi la Croce di Guerra al Valor Militare, e nella Divisione “Legnano” del Corpo Italiano di Liberazione.
Entra in Fiat nel 1943 come Vice Presidente, nel 1963 è nominato Amministratore Delegato.
Dall’aprile 1966 al febbraio 1996 Presidente della Società e successivamente Presidente d’Onore.
Presidente dell’IFI – Istituto Finanziario Industriale SpA e di EXOR GROUP SA, della Fondazione Giovanni Agnelli e della Società Editrice “La Stampa”.
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Eurafrance, dell’International Advisory Council della Chase Manhattan Corporation, del Board of Trustees della Salomon R. Guggenheim Foundation.
Attivamente impegnato in organismi multinazionali tendenti a favorire le relazioni internazionali. Membro dell’Advisory Board dei Bilderberg Meetings, dell’International Advisory Board del Council on Foreign Relations, e Presidente Onorario dell’Associazione per l’Unione Monetaria Europea. Membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze Morali e Politiche dell’Institut de France. E’ inoltre Consigliere del Chairman’s Council del Museum of Modern Art di New York. Senatore a vita dal giugno 1991.
Sindaco di Villa Perosa dal 1945 al 1980.
1976 1980
Guido
Carli
Nato a Brescia il 28 marzo 1914.
Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Padova.
Inizia la sua carriera all’Iri.
Deputato del PLI nell’Assemblea Costituente. Studioso di problemi economici e finanziari internazionali, entrato nel Consiglio di amministrazione dell’Ufficio Italiano dei Cambi, nel 1947 diventa membro per l’Italia del Consiglio dei direttori del Fondo Monetario Internazionale. Ministro per il commercio con l’estero negli anni 1957-1958. Nel 1959 è nominato Presidente del Consorzio di credito per le opere pubbliche, Direttore Generale della Banca d’Italia, membro del Comitato di direzione della Banca dei regolamenti internazionali e del Comitato monetario della Cee.
Dal 1960 al 1975 Governatore della Banca d’Italia. Presidente dell’Ufficio Italiano dei Cambi, sostituto per l’Italia del Governatore del FMI, dell’International Financial Corporation e dell’International Development Association.
Presidente del Consiglio di Amministrazione della LUISS e Presidente dell’UNICE.
Eletto senatore nel 1983 e rieletto nel 1987, è Ministro del Tesoro nel VI Governo Andreotti.
1980 1984
Vittorio Merloni
Nato a Fabriano il 30 aprile 1933. Laureato in Economia e Commercio all’Università di Perugia. Nel 1960 inizia a lavorare nell’Azienda paterna e nel 1970 assume la responsabilità della Divisione Elettrodomestici. Nel 1975 la Divisione si trasforma in Società per Azioni e Vittorio Merloni ne diviene Presidente. La Fineldo controlla Merloni Elettrodomestici SpA, Merloni Progetti SpA, M.P. Energy e Faber Factor; ha inoltre quote significative in Benelli, Panini e Cinecittà Servizi. La Merloni Elettrodomestici ha un fatturato di 2.837 miliardi e 7.700 dipendenti, opera con tre marchi: Scholtès, Ariston e Indesit, 11 stabilimenti di produzione in 5 Paesi europei e 21 Società commerciali. Consigliere dell’Harvard Business School di Boston dal 1981 al 1994. Cavaliere del lavoro dal 1984. Membro del Censis e della Fondazione Aristide Merloni. Consigliere d’Amministrazione della Editrice Il Sole 24 Ore.
1984 1988
Luigi Lucchini
Nel 1975 nominato Cavaliere al Merito del Lavoro.
Dal 1978 al 1983 presidente dell’Associazione Industriale Bresciana e membro della Giunta di Confindustria.
Dal 1980 al 1982 fa parte del Comitato Consultivo della Comunità Europea in rappresentanza dei produttori siderurgici privati.
Il 18 giugno 1998 l’Università degli Studi di Brescia gli conferisce la laurea honoris causa in Economia e Commercio.
Membro della Giunta di Confindustria e dell’Associazione Industria Bresciana.
Presidente del Consiglio di Amministrazione di: Banca Commerciale Italiana SpA, Compagnia di Partecipazioni Assicurative e Industriali, Compart SpA – Montedison SpA
Fondazione Lucchini, Lucchini SpA.
Amministratore Unico di: SINPAR Società di Investimenti e Partecipazioni SpA.
Vice Presidente di: Consortium SpA – Istituto di Cultura Bancaria.
Consigliere di Amministrazione di: Assicurazioni Generali SpA (Membro anche del Comitato Esecutivo), Associazione Bancaria Italiana, Eridania Bèghin Say S.A.
ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Mediobanca SpA,
Olivetti SpA.
Presidente del Sindacato di Blocco di:
Gemina SpA.
1988 1992
Sergio Pinifarina
Nato a Torino l’8 settembre 1926. Laureato in Ingegneria Meccanica. Inizia la sua attività nell’industria paterna, la Carrozzeria Pininfarina, nel 1950. Nel 1959-1968 avvia e porta a termine la progettazione e la costruzione di un nuovo stabilimento a Grugliasco (Torino).
Nel 1960 assume la carica di Direttore Generale della Società e un anno dopo anche quella di Amministratore Delegato.
Nel 1964 avvia la costruzione di un nuovo Centro Studi e Ricerche, inaugurato nel 1966. Nel 1966 assume la carica di Presidente della Società. Dal 1970 è Presidente Onorario del Gruppo Anziani Pininfarina. Dal 1974 al 1977 insegna “Progettazione di carrozzeria” al Politecnico di Torino. Luglio 1978 – giugno 1984: Presidente dell’Unione Industriale di Torino. Luglio 1979 – giugno 1988: Deputato al Parlamento Europeo.
Ottobre 1983 – giugno 1988: Presidente della Federazione delle Associazioni Industriali del Piemonte. Maggio 1987 – giugno 1989: Presidente dell’OICA (Organisation Internationale des Constructeurs d’Automobiles). Gennaio – luglio 1997: Amministratore dell’AUME (Association pour l’Union Monètaire de l’Europe). Delegato per l’Italia. Dicembre 1990 – dicembre 1994: Vice Presidente dell’UNICE (Union of Industrial and Employers’ Confederations of Europe).
Marzo 1993 – luglio 1996: Presidente del Comitato Leonardo – Italian Quality Committee.
Principali cariche ricoperte: Co-Presidente del Comitato per la direttrice europea transpadana, Presidente della Fidia SpA, Fondo Interbancario d’Investimento Azionario, Vice Presidente Banca CRT SpA.
Consigliere di Amministrazione di: Ferrari SpA, Toro Assicurazioni SpA, Banca Passadore, Banca Brignone, LUISS – Libera Università Internazionale Studi Sociali, Cartiere Burgo SpA, Consigliere Federale della Federazione Italiana Golf. Nell’ambito del Gruppo Pininfarina: Pininfarina SpA: Presidente e Amministratore Delegato, Industrie Pininfarina SpA: Presidente e Amministratore Delegato, Pininfarina Studi e Ricerche SpA: Presidente e Amministratore Delegato, Pininfarina Extra Srl: Presidente Onorario, Senatore a vita dal settembre 2005.
1992 1996
Luigi
Abete
Nato a Roma il 17 febbraio 1947. Laureato in Giurisprudenza.
Dal 1978 al 1982 presidente del Comitato Nazionale Giovani Imprenditori della Confindustria. Dal 1983 al 1986 presidente della Federazione Industriali del Lazio.
Dal 1991 Componente del CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.
Dal 1993 presidente dell’Università LUISS Guido Carli.
Amministratore delegato di Cinecittà Holding SpA, nonché Presidente di Cinecittà Servizi SpA, società che ha attuato e gestito la privatizzazione del complesso aziendale di Cinecittà.
Presidente della A.BE.T.E. SpA – Azienda Beneventana Tipografica Editoriale, finanziaria operante nel settore grafico-cartotecnico, editoriale e turistico- alberghiero.
Componente del Consiglio di Amministrazione della Siemens SpA, nonché socio dell’Ente Cassa di Risparmio di Roma.
Dal 1998 presidente della Banca Nazionale del Lavoro SpA.
1996 2000
Giorgio Fossa
Dal dicembre 1992, socio amministratore di Gieffe SS e di Nicto SS, operanti nel settore mobiliare ed immobiliare. Dal 1995 al 1996 presidente del consiglio di amministrazione de Il Sole 24Ore
Da dicembre 1996, Consigliere della LUISS. Da aprile 1998 membro del consiglio di amministrazione della Valentino SpA e membro del consiglio di amministrazione del Libero Istituto Universitario Cattaneo (LIUC). Cariche associative: dal 1985 al 1987 Presidente Gruppo Merceologico Meccanico dell’Associazione Industriali della Provincia di Varese; dal 1987 al 1993 Presidente del Comitato Piccola Industria dell’Associazione Industriali della Provincia di Varese; dal 1987 al 1996 Membro del Comitato Nazionale e del Consiglio Centrale della Piccola Industria di Confindustria, da maggio 1992 Membro del Consiglio Direttivo di Confindustria. Dal 1993 al 1996 Presidente del Consiglio Centrale per la Piccola Industria e Vice Presidente di Confindustria; dal 1994 al 1996 Vice Presidente per la politica industriale di Confindustria e Presidente del Comitato Tecnico Economia e Impresa di Confindustria
Da agosto 1997 Vice Presidente UNICE – Union des Confédération et des Employeurs d’Europ; da luglio 1997 Membro Consiglio di Amministrazione AUME – Association pour l’Union Monétaire de l’Europe.
2000 2004
Antonio D’Amato
Laureato in Giurisprudenza, assume giovanissimo la guida della Cartoprint e successivamente di altre aziende del gruppo Finseda, fondato dal padre Salvatore, di cui diventa presidente nel 1991.
Leader in Europa nella produzione di imballaggi per alimenti, con stabilimenti ad Arzano ed in altre aree italiane, la Finseda conta circa 2000 dipendenti e produce il 50 per cento del suo fatturato all’estero, in Germania, Belgio, Gran Bretagna e Portogallo.
Presidente dei Giovani Imprenditori, prima a Napoli e poi a livello nazionale dal 1986 al 1990.
In Confindustria incaricato per il mezzogiorno dal 1996 al 1999 e, dal giugno 1999, presidente dell’Unione Industriali di Napoli.
Vice presidente dell’Unice e consigliere del Cnel.
Dal 2001 al 2004 presidente della Luiss Guido Carli
2004 2008
Luca Cordero di Montezemolo
Laurea Honoris Causa in Ingegneria Meccanica dall’Università degli Studi di Modena ed in Gestione. Integrata d’Impresa dalla Fondazione CUOA di Vicenza. Presidente FIAT. Presidente e Amministratore Delegato della Ferrari. Presidente e Amministratore Delegato della Maserati. Presidente della Fiera Internazionale di Bologna.
Presidente della Luiss, Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli
Consigliere di Amministrazione di:
La Stampa, PPR – Pinault/Printemps Redoute
Tod’s, Merloni Elettrodomestici, Campari
Bologna Calcio.
Ha ricoperto gli incarichi di: Presidente della FIEG – Federazione Italiana Editori Giornali
Consigliere di Amministrazione Unicredit Banca d’Impresa, Presidente degli Industriali della Provincia di Modena, Amministratore Delegato della RCS Video, Consigliere di Amministrazione di TF1, Direttore Generale del Comitato Organizzatore della Coppa del Mondo di Calcio ITALIA ’90, Amministratore Delegato della Cinzano International e responsabile dell’organizzazione di Azzurra a Ginevra, Amministratore Delegato della ITEDI
Direttore delle Relazioni Esterne del Gruppo FIAT. Team Manager della Scuderia Ferrari
Assistente di Enzo Ferrari. Nominato dal Financial Times tra i cinquanta migliori manager del Mondo del 2004. Ha fondato Charme, fondo finanziario-imprenditoriale, con cui nel 2003 ha acquisito Poltrona Frau e nel 2004 Ballantyne.
2008 2012
Emma Marcegaglia
Laurea in Economia Aziendale.
Master in Business Administration presso la New York University.
Amministratore Delegato della Società Marcegaglia S.p.A. e di tutte le Società controllate. Presidente della Fondazione Areté Onlus per il sostegno dell’attività; Vita-Salute San Raffaele. Membro permanente del “Enterprise Policy Group – Professional Chamber” e del Comitato Esecutivo dell’Aspen Institute Italia
Ha ricoperto gli incarichi di: Vice Presidente di Confindustria per l’Europa
Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria
Presidente dello YES (Young Entrepreneurs for Europe), Vice Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria.
2012
2016
Giorgio Squinzi
Nel 1978 inizia il processo di internazionalizzazione dell’azienda, fondando la prima organizzazione estera in Canada.
Nel dicembre 1984 diviene Amministratore Unico della Mapei. Attualmente il Gruppo industriale è composto da 70 aziende consociate, con 54 stabilimenti produttivi di cui 9 operanti in Italia e gli altri nel resto del mondo, in 31 paesi nei 5 continenti. Il fatturato totale del Gruppo nel 2011 è stato di 2,1 miliardi di euro. I dipendenti diretti sono 7500. Uno dei risultati più significativi raggiunti nella sua carriera imprenditoriale è quello di non avere mai effettuato licenziamenti per riduzione di organici e di non aver mai chiesto trattamenti di cassa integrazione. E’ autore di numerosi articoli tecnici, pubblicati su riviste nazionali e internazionali. Parla correntemente inglese, francese, tedesco e spagnolo. Nel 1989 è stato eletto Presidente del Technical Committee 67 WG3 “Adesivi per piastrelle ceramiche” del CEN – Comitato Europeo di Normazione. E’ rappresentante italiano nel Technical Committee 189 ISO.
Il 7 dicembre 1996 è stato premiato dal Sindaco di Milano con l'”Ambrogino d’oro” per il suo impegno come imprenditore e sportivo a favore della città di Milano. Il 6 aprile 1998 gli è stata conferita la massima onorificenza di Cavaliere di S. Gregorio Magno in Vaticano. Il 2 giugno 1998 è stato nominato Cavaliere del Lavoro. Il 21 dicembre 1998 è stato nominato “Commandeur de l’Ordre de la Couronne” in Belgio. Il 10 dicembre 2002 il Politecnico di Milano gli ha conferito la laurea ad honorem in Ingegneria Chimica. Il 4 dicembre 2006 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prestigioso Premio Leonardo Qualità Italia e il 5 giugno 2007 il Premio Barocco per la categoria “industriali”. Da giugno 2005 a giugno 2011 è stato nuovamente Presidente di Federchimica, Federazione Nazionale dell’Industria Chimica; di cui era già stato Presidente dal 1997 al 2003. È Vicepresidente del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” da luglio 2009 in rappresentanza del Comune di Milano. Da ottobre 2010 a settembre 2012 è stato Presidente del CEFIC, l’Associazione dell’Industria Chimica Europea, cui aderiscono 29.000 aziende che rappresentano un quarto della produzione chimica mondiale. E’ stato il primo imprenditore ad essere eletto alla guida del Cefic, precedentemente presieduto da manager. Da giugno 2011 a maggio 2012 è stato Consigliere Superiore della Banca d’Italia.
Componente del Consiglio Direttivo e della Giunta di Confindustria, è stato Vicepresidente con delega per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico da luglio 2003 a maggio 2004; da maggio 2010 è Presidente del Comitato Tecnico con Delega all’Europa. Dal 24 maggio 2012 è Presidente di Confindustria.
2016
2020
Vincenzo Boccia
Classe 1964, laurea in Economia e Commercio, è Amministratore Delegato della Arti Grafiche Boccia SpA di Salerno, azienda che opera da oltre 50 anni nel settore grafico, in particolare nel segmento della stampa di periodici specializzati, quotidiani, libri e stampati per la grande distribuzione.
Fin dai primi anni ’90 è stato esponente del Gruppo Giovani Imprenditori, giungendo a ricoprire nel 2000 l’incarico di Vice Presidente nazionale.
È stato Presidente di Confindustria Assafrica&Mediterraneo e componente della Giunta e del Consiglio Direttivo di Assografici.
Dal 2009 al 2013 è stato Presidente della Piccola Industria di Confindustria.
Nel corso della presidenza Squinzi ha guidato il Comitato tecnico Credito e Finanza.
2020
2024
Carlo Bonomi
È imprenditore nel settore biomedicale, Presidente del Gruppo MedTech S.p.A. (Sidam S.r.l., Emotec S.r.l).
È Presidente di Fiera Milano S.p.A., componente del CdA di Fiere di Parma S.p.A.(da marzo 2023), del CdA dell’Università Bocconi e Consigliere indipendente di Muzinich & Co. SGR S.p.A. È, inoltre, Presidente dei CdA di Ocean S.r.l. e Marsupium S.r.l.
Attivo in Confindustria sin dalla sua partecipazione al Movimento dei Giovani Imprenditori, è stato componente degli organi direttivi della confederazione sia a livello territoriale, fino alla sua elezione a Presidente di Assolombarda dal 2017 al 2020, sia a livello nazionale ricoprendo, fra le altre, la carica di Presidente del Gruppo Tecnico per il Fisco dal 2016 al 2020.
dal
2024
Emanuele Orsini
Nel 1992, dopo la maturità scientifica, entra in Sistem Costruzioni, azienda leader nel settore dell’edilizia in legno e della logistica industriale, capofila di un gruppo di altre 10 società, e dal 2014 ne assume il ruolo di Amministratore Delegato.
È Presidente di Maranello Residence, tra le principali società controllate e collegate da Sistem Costruzioni e primo complesso residenziale dedicato al mondo del Cavallino Rampante.
Nel 2020, dopo la scomparsa del suocero Lanfranco Fiandri, fondatore di Tino Prosciutti S.p.A., assume l’incarico di Presidente con poteri delegati agli investimenti e allo sviluppo parmense, contribuendo all’ampliamento del sito industriale – che passerà da quattro a cinque stabilimenti produttivi nel 2025 – e incrementando la quota di export verso nuovi mercati extra-UE, compresi Stati Uniti d’America, Canada, Australia, Nuova Zelanda e la Repubblica Popolare Cinese.
Nonostante i numerosi impegni aziendali partecipa sempre attivamente alla vita associativa.
Dal 2013 ricopre la carica di Presidente di Assolegno per poi essere eletto nel 2017 Presidente di FederlegnoArredo, la Federazione italiana delle industrie del legno, del sughero, del mobile e dell’arredamento. Nel corso del suo incarico si occupa della costituzione di una Federazione collegiale basata sul sistema delle deleghe e articolata in tre unità operative: la prima dedicata al Salone del Mobile, la seconda a Made Expo, fiera dell’edilizia e dell’architettura, e infine la terza dedicata all’area Eventi, con l’obiettivo di fornire servizi agli associati.
Tra i progetti più significativi realizzati durante la sua presidenza va ricordata la ricostruzione dell’asilo di Finale Emilia (MO), distrutto a seguito del terremoto del 2012; la realizzazione di una nuova scuola di oltre 2.000 metri quadrati donata alla città e il completamento della sede della Fondazione ITS Rosario Messina a Lentate sul Seveso (MB) che oggi ospita circa 250 studenti.
Dal 2015 è Membro della Giunta di Confindustria Modena e Capo della Sezione Varie della stessa associazione e dal 2016 Membro del Gruppo Tecnico Industria e Ambiente.
Nel 2017 entra nel Consiglio Generale di Confindustria e nel Gruppo Tecnico per l’Internazionalizzazione.
Nel 2020, in piena pandemia, viene nominato Vice Presidente di Confindustria con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco, focalizzando l’inizio del suo incarico nella ricerca di misure finanziarie e fiscali di emergenza a sostegno delle aziende in maggior difficoltà economica. Un impegno che permetterà alle imprese di accedere a 300 miliardi di euro di finanziamenti, con 2,8 milioni di euro di operazioni e 140 miliardi di euro di moratorie.
Nel 2013 assume la carica di Vice Presidente di Unicredit Leasing, Società del Gruppo UniCredit tra i leader in Italia nella locazione finanziaria per diventarne Presidente dal 2018 al 2021. Nel 2018 viene insignito dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Mare del diploma di benemerenza ambientale per i numerosi progetti ecosostenibili realizzati nel fornire soluzioni abitative di emergenza nella Regione Marche a seguito del terremoto del Centro Italia.
Le pietre miliari di un secolo di leadership industriale
Le origini di Confindustria
Per quasi mezzo secolo dall’unificazione l’Italia era rimasta in bilico fra arretratezza e sviluppo a causa della scarsità di materie prime e risorse energetiche, degli elevati livelli di analfabetismo e dell’esistenza di vaste sacche di miseria endemica, non soltanto nel Sud della penisola.
In questo scenario, la formazione della prima base industriale – avvenuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento – fu un processo tutt’altro che agevole, accompagnato da un lento mutamento d’opinione della classe politica dell’epoca rispetto all’idea che la ricchezza dell’Italia fosse unicamente, o quasi, nell’agricoltura.
Infatti, nel 1887 il Parlamento varò un regime protezionistico a favore della nascente industria siderurgica e del settore tessile, in concomitanza con un provvedimento analogo a sostegno della produzione cerealicola.
In quella circostanza comparvero alcune leghe imprenditoriali per sostenere le rivendicazioni di diversi comparti industriali, senza tuttavia riuscire a farsi strada in un contesto economico dominato dagli interessi della grande proprietà fondiaria e dell’alta finanza.
Soltanto all’inizio del Novecento, quando anche l’Italia cominciò a partecipare alla congiuntura espansiva a livello internazionale, la causa dell’industrialismo guadagnò terreno.
Tra il 1902 e il 1906 nacquero i primi sodalizi a carattere territoriale, da quello di Monza a quello di Torino, accanto alle associazioni di categoria (la prima era stata quella laniera) che si erano costituite negli anni precedenti in alcuni centri come Biella, Milano, Genova, Schio e Terni.
Da questi primi nuclei di associazionismo imprenditoriale sorti in ordine sparso nacque, il 5 maggio 1910, la “Confederazione italiana dell’industria”, con il fine di coordinare a livello nazionale le iniziative degli imprenditori sia nei rapporti con il Governo e le amministrazioni locali, sia nei riguardi delle Organizzazioni sindacali.
Primo Presidente della Confederazione fu Luigi Bonnefon, un industriale della seta trasferitosi da Lione in Piemonte, vanto di quell’industria manifatturiera pioneristica che, tra le poche di quel periodo, riusciva ad esportare.
Luigi Einaudi definì la nascita della nuova Confederazione il simbolo de “l’Italia che lavora e che produce”.
Prima con sede a Torino – e successivamente dal 1919 a Roma – Confindustria si sarebbe occupata, insieme alla neonata Confederazione Generale del Lavoro nel 1906, di gestire le vertenze tra capitale e lavoro, come nei più moderni sistemi di relazioni industriali già vigenti in Gran Bretagna, Francia e Germania.
L’era Giolitti e la Grande Guerra
Nel secondo decennio degli anni ’20, dominato dalla figura di Giovanni Giolitti, l’adozione del contratto collettivo di lavoro e il riconoscimento delle Commissioni interne operaie coincise con una svolta politico-sociale in senso liberale e riformatore.
L’equazione fra industrialismo e modernizzazione venne condivisa, sia pur con accenti diversi, dai principali leader sindacali – Rinaldo Rigola, Ludovico D’Aragona, Bruno Buozzi – e da alcuni imprenditori affermatisi proprio allora quali Giovanni Agnelli, Camillo Olivetti, i fratelli Perrone, Guido Donegani, Cesare Pesenti, Giorgio Enrico Falck, Ettore Conti, Giovanni Battista Pirelli, Gaetano Marzotto, Ernesto Breda e Giuseppe Orlando.
Fu questa nuova generazione di industriali a rendere l’associazionismo imprenditoriale del primo Novecento uno strumento robusto per la tutela degli interessi specifici del mondo industriale, fucina di nuove soluzioni nell’organizzazione del lavoro.
Il contributo di Gino Olivetti – primo segretario della Lega industriale di Torino e successivamente della Confindustria – si rivelò, a questo riguardo, fondamentale per la razionalizzazione del sistema produttivo, a cominciare dall’industria meccanica, adottando gli stessi criteri elaborati negli Stati Uniti da Frederick Taylor: parole chiave furono la specializzazione delle maestranze, la standardizzazione dei materiali e la produzione in serie.
Lo storico divario tra Nord e Sud del Paese rimase perfettamente tangibile e, d’altra parte, il risparmio continuava ad affluire per lo più verso i titoli pubblici. Solo grazie all’ingresso di alcune banche nel capitale azionario dell’industria elettrica e di altri settori di base fu possibile far fronte alla scarsità di capitali di rischio.
L’Italia era uscita vittoriosa dalla Grande Guerra, anche grazie all’eccezionale sforzo compiuto dal sistema industriale per soddisfare le esigenze della macchina bellica. Intanto, però, la rivoluzione comunista in Russia alimentava nelle masse operaie l’aspettativa di un radicale rivolgimento politico e sociale.
Confindustria, dopo l’incarico di Ferdinando Bocca, con le presidenze di Dante Ferraris (divenuto nel 1919 Ministro dell’Industria nel Governo Nitti), Giovanni Battista Pirelli, Giovanni Silvestri ed Ettore Conti, cercò di contenere una lunga serie di scioperi e agitazioni mediante varie misure (riduzione dell’orario di lavoro, indennità di licenziamento, assicurazione di invalidità e vecchiaia) senza, tuttavia, riuscire a venirne a capo.
Finché, nel settembre del 1920, le maestranze dei principali stabilimenti di tutta Italia, procedettero all’occupazione delle fabbriche. Queste occupazioni si prolungarono per un mese e suscitarono l’impressione che si fosse alla vigilia di un moto insurrezionale.
Il periodo fascista
In questo clima, reso ancor più difficile da un’estrema instabilità politica e dalle gravi difficoltà finanziarie della riconversione post-bellica, il movimento fascista conquistò il potere: sebbene Mussolini avesse proclamato il potenziamento dell’apparato produttivo e la massima disciplina nelle fabbriche in nome degli interessi nazionali, le principali Confederazioni di categoria deplorarono le violenze dello squadrismo.
Dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, il Direttivo di Confindustria chiese il ripristino dell’ordine e della legalità costituzionale con un Memorandum presentato a Mussolini nel settembre del 1924. Continuò, inoltre, a opporre una tenace resistenza sia all’imposizione del monopolio fascista della rappresentanza dei lavoratori, sia ai progetti di corporativismo integrale.
Soltanto nell’ottobre 1925, quando ormai i Sindacati operai e i partiti antifascisti erano sul punto di essere messi al bando, Confindustria riconobbe – col Patto di Palazzo Vidoni – il Sindacato fascista quale suo unico interlocutore.
Negli anni fra le due guerre, duramente segnati dalla “grande crisi” mondiale del 1929, il regime fascista accordò all’industria assistenza e protezione, analogamente a quanto fecero altri governi di fronte a una recessione che minacciava di scardinare l’intero sistema produttivo. L’intervento pubblico, sfociato nel 1933 nella creazione dell’IRI, salvò dal dissesto numerose imprese passate così sotto “mano pubblica”.
Successivamente, la politica autarchica favorì l’avvento di posizioni monopolistiche e di oligopolio, al prezzo di un progressivo isolamento dell’industria italiana dai circuiti del mercato internazionale e a scapito delle innovazioni tecnologiche.
In questo periodo, dopo una breve Presidenza di Raimondo Targetti, vi fu il lungo mandato di Antonio Stefano Benni (1923-1934) che ricoprì anche il ruolo di Ministro delle Comunicazioni (1935-1939) e, sotto la sua presidenza, nacque il logo della ruota dentata sovrastata dall’aquila che, nella versione ammodernata, rappresenta ancora oggi la Confederazione.
Negli anni a seguire si alternarono alla guida di Confindustria personaggi di grande spicco come Alberto Pirelli e il Senatore Giuseppe Volpi che rimase in carica dal 1934 al 1943.
Ma la Confindustria, per quanto accreditata e influente nelle alte sfere del Regime – anche per via degli stretti rapporti stabiliti dal suo Direttore (e poi Presidente dall’aprile 1943), Giovanni Balella, con vari Ministeri e settori della PA – si trovò alle prese con il ruralismo, l’antiurbanesimo e la formazione di un ordinamento corporativo e gerarchico (“tutto dentro lo Stato, niente fuori dello Stato”, secondo le direttive di Mussolini), elementi che finirono per rappresentare la negazione dei principi del capitalismo industriale.
La ricostruzione post-bellica
All’indomani della Seconda guerra mondiale, Confindustria assunse un ruolo di primo piano nell’opera di ricostruzione. Ciò soprattutto grazie ad Angelo Costa, Presidente dell’Associazione dal 1945 al 1955, arrivato dopo i brevi periodi di presidenza transitoria di Giuseppe Mazzini e Fabio Friggeri a seguito della caduta del fascismo e la liberazione di Roma.
Egli seppe stabilire rapporti non strumentali, nel rispetto delle reciproche sfere d’autonomia, con i governi centristi di Alcide De Gasperi e riuscì a ricomporre il tessuto dei rapporti contrattuali con le Organizzazioni sindacali.
Fin dagli esordi del mandato di Costa vennero siglati alcuni importanti accordi con la Cgil: lo sblocco dei licenziamenti, la perequazione salariale fra Nord e Sud, il ripristino delle Commissioni interne e l’istituzione della scala mobile.
Altre intese, a livello nazionale e di categoria, vennero poi concluse nel corso degli anni ’50 con la CISL e la UIL, due nuove Confederazioni nate nel 1948 dal distacco delle componenti cattolica, repubblicana e socialdemocratica dalla CGIL.
Costa, affiancato da un segretario generale come Mario Morelli (che rimarrà in carica fino al 1970) nell’opera di difesa e valorizzazione dei principi dell’iniziativa privata, fu un deciso fautore del ripristino dei meccanismi di mercato e della liberalizzazione degli scambi, appoggiando le scelte della classe politica, anche a costo di non trovare il consenso di alcuni gruppi industriali restii a rinunciare al protezionismo doganale.
Il miracolo economico
L’adesione dell’Italia al Mercato Comune Europeo nel 1957 e il cosiddetto “miracolo economico” diedero legittimità alle convinzioni liberiste di Angelo Costa, ancora guida riconosciuta di Confindustria. Trascinata dal vigoroso sviluppo delle grandi imprese del “triangolo industriale” – Milano, Torino e Genova – l’economia nazionale registrò in quegli anni tassi di crescita tra i più alti del mondo occidentale.
Le industrie meccaniche, automobilistiche, chimiche e tessili vissero una stagione di espansione, favorite dall’aumento dei consumi interni, dal miglioramento della produttività e dal crescente inserimento dell’Italia nei flussi del commercio internazionale. Il boom attirò milioni di lavoratori dal Sud verso le regioni del Nord, ridisegnando la geografia sociale del Paese e ponendo nuove sfide al sistema produttivo.
Sono gli anni della presidenza di Alighiero De Micheli, cui seguì quella di Furio Cicogna, in un contesto di progressiva trasformazione del rapporto tra Stato e industria. L’istituzione del Ministero delle Partecipazioni Statali (1956) e l’avvio di una politica di programmazione economica culminata con la nazionalizzazione dell’energia elettrica nel 1962, segnarono un profondo mutamento nel ruolo dell’intervento pubblico.
Questo nuovo scenario vide Confindustria porsi come interlocutore attento ma critico delle scelte di politica industriale dei governi di centro-sinistra, con una crescente tensione tra la difesa dell’iniziativa privata e l’espansione della mano pubblica in settori strategici. In questa stagione di grandi cambiamenti, l’Associazione consolidò il proprio ruolo di rappresentanza unitaria, ponendo al centro del dibattito la modernizzazione del Paese e il rafforzamento della competitività industriale.
La nuova sede e Il Sole 24 Ore
Negli anni a cavallo tra la fine del “miracolo economico” e l’avvio delle tensioni sociali che scandirono la seconda metà del secolo, Confindustria rafforzò la propria capacità di rappresentanza anche sul piano culturale e dell’informazione economica. Nel 1965, nacque Il Sole 24 Ore dalla fusione di due storiche testate: Il Sole, fondato a Milano nel 1865, e 24 Ore, nato nel 1946 come organo ufficiale dell’Associazione.
L’obiettivo era chiaro: dare vita a un quotidiano capace di offrire una voce autorevole e indipendente sul sistema economico italiano, promuovendo i valori dell’impresa, della modernizzazione e del mercato.
Fin dalla sua nascita, Il Sole 24 Ore si affermò come punto di riferimento imprescindibile per imprenditori, professionisti, istituzioni e operatori internazionali, contribuendo in modo determinante alla diffusione di una cultura economica e produttiva nel Paese. Con il suo stile sobrio, i suoi approfondimenti tecnici e l’attenzione alle dinamiche del mondo del lavoro, il quotidiano divenne uno degli strumenti più riconosciuti e stimati del sistema confindustriale.
All’inizio degli anni ’70 Confindustria si trasferì dalla storica sede di Piazza Venezia al quartiere dell’E.U.R. a Roma, in un nuovo edificio commissionato agli architetti Luccichenti e Monaco, tra i più significativi interpreti dell’architettura razionalista italiana.
In quegli anni, per il mondo industriale (alla cui guida tornò nel 1966 Angelo Costa) le difficoltà si accentuarono e, all’indomani dell’”autunno caldo” del 1969, le ondate di conflittualità operaia si susseguirono per un decennio nei principali stabilimenti, scuotendo le fondamenta del sistema d’impresa e rendendo sempre più difficile la governabilità delle fabbriche.
Di fronte al pericolo di isolamento, e nel pieno di una pesante recessione economica dovuta al vertiginoso rincaro del petrolio e alla forte crescita del costo del lavoro, Confindustria reagì con una correzione di rotta in due direzioni: con la cosiddetta “riforma Pirelli” si propose di rafforzare le proprie strutture organizzative con una rappresentanza più equilibrata e partecipata delle associazioni territoriali e di categoria; leve più giovani e piccole imprese, organizzatesi fin dal 1958 in vari gruppi locali, contribuirono significativamente ad un approccio innovativo.
Di fronte al pericolo di isolamento, e nel pieno di una pesante recessione economica dovuta al vertiginoso rincaro del petrolio e alla forte crescita del costo del lavoro, Confindustria reagì con una correzione di rotta in due direzioni: con la cosiddetta “riforma Pirelli” si propose di rafforzare le proprie strutture organizzative con una rappresentanza più equilibrata e partecipata delle associazioni territoriali e di categoria; leve più giovani e piccole imprese, organizzatesi fin dal 1958 in vari gruppi locali, contribuirono significativamente ad un approccio innovativo.
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Il disgelo nei riguardi del sindacato, avviato nel corso della presidenza di Renato Lombardi (affiancato dal 1970 da un manager esperto e di particolare talento, Franco Mattei), sfociò nel 1974, durante quella successiva di Giovanni Agnelli, nella proposta di un’azione comune contro rendite e parassitismi, con lo scopo di ridare slancio e vigore alle forze produttive dell’impresa e del lavoro.
In questo clima, e nell’intento di contribuire a un ritorno della pace in fabbrica, venne siglato con i Sindacati, nel gennaio 1975, l’Accordo sull’indicizzazione dei salari.
A presiedere la Confindustria nel periodo della “solidarietà nazionale” fra i partiti dell’arco costituzionale, intesa a fronteggiare l’offensiva del terrorismo, venne chiamato per la prima volta un personaggio che non proveniva dalle file dell’imprenditoria: l’ex governatore della Banca d’Italia, Guido Carli. Durante il suo mandato (dal 1976 al 1980), che vide alla direzione dell’Associazione un autorevole economista come Paolo Savona (a cui si deve l’avvio operativo del Centro Studi), venne formulata da Confindustria la proposta di uno “statuto dell’impresa”, in grado di affrancare il sistema imprenditoriale da “lacci e lacciuoli” politici e burocratici che ne imbrigliavano lo sviluppo.
Nel 1977, su iniziativa di Confindustria, nacque a Roma la LUISS – Libera Università Internazionale degli Studi Sociali – con l’obiettivo di creare un polo universitario d’eccellenza capace di formare le nuove classi dirigenti del Paese. L’Ateneo raccolse l’eredità del preesistente Pro Deo, trasformando l’istituto sorto negli anni ‘60 in una vera università privata, specializzata nei campi dell’economia, del diritto e delle scienze politiche.
Particolarmente innovativa, per l’epoca, fu la forte attenzione al mondo delle imprese, alle istituzioni e ai processi decisionali pubblici e privati. Dal 1978 la guida dell’università fu affidata allo stesso Guido Carli, che fu capace di imprime all’Ateneo una visione moderna, ispirata alla cultura liberale e al pragmatismo anglosassone, rafforzandone il legame con il sistema Confindustria.
Negli anni successivi, la LUISS consolidò la sua identità come università aperta al mondo, rafforzando le sue relazioni internazionali, sviluppando percorsi in lingua inglese e favorendo l’accesso al mondo del lavoro grazie a uno dei career service più attivi d’Europa.
La trasformazione dell’industria italiana
All’inizio degli anni ’80, una fase importante nella vita della Confederazione coincise con la Presidenza di Vittorio Merloni. La sua designazione alla massima responsabilità degli industriali italiani costituì un tangibile riconoscimento del notevole sviluppo e crescente ruolo assunto nel frattempo dalla Piccola e Media Impresa.
L’esigenza di un’efficace politica industriale e la revisione della struttura del salario (dopo la disdetta della scala mobile) vennero poste al centro dell’azione della Confindustria sotto la direzione di Alfredo Solustri, le cui competenze professionali erano maturate all’interno dell’Associazione.
Successivamente, nel corso del mandato di Luigi Lucchini (1984-1988), si affermò il principio della centralità dell’impresa come fattore propulsivo per la crescita economica e la modernizzazione sociale del Paese. La particolare esperienza nel campo delle relazioni sindacali ed esterne del direttore Paolo Annibaldi (che ricoprì questo incarico sino al 1990), valse a rendere più intensi i rapporti della Confindustria con istituzioni pubbliche e soggetti sociali.
Sono questi gli anni di un forte rilancio dell’industria italiana, che conobbe rilevanti innovazioni organizzative e ampliamenti delle sue strutture produttive in nuove aree del Paese, un tempo appena sfiorate dal processo di sviluppo.
Tra la fine degli anni 80 ed i primi anni ’90 si consumarono avvenimenti epocali destinati a riecheggiare nei decenni successivi sugli assetti geoeconomici mondiali, dalla caduta del muro di Berlino il 9 novembre del 1989 alla disgregazione dell’Unione Sovietica sul finire del 1991.
A seguito della firma del Trattato di Maastricht e dell’accelerazione impressa al processo di unificazione europea nel 1992 s’impose sempre più la necessità di internazionalizzare l’economia italiana, anche al fine di trovare nuovi spazi in un mondo si avviava sulla via di una nuova e sostenuta globalizzazione.
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Per Confindustria l’esito della partita europea sarebbe dipeso da un recupero di competitività complessivo del sistema Paese. Grazie alla politica degli accordi tripartiti (Governo, Confindustria, Sindacati) – avviata sotto la presidenza di Sergio Pininfarina (1988-1992) – l’Italia seppe controllare l’inflazione e realizzare una sia pur imperfetta politica dei redditi, evitando i rischi di un’emarginazione dai Paesi più industrializzati.
Decisivo in tal senso fu l’Accordo del 10 dicembre 1991 sulla lotta all’inflazione, a seguito del quale, il 1° maggio del 1992, per la prima volta non venne pagato il “punto pesante” di contingenza. Tale linea proseguì sotto la Presidenza di Luigi Abete (dal 1992 al 1996) con l’Accordo del 7 luglio 1992, che stabilì l’abolizione della scala mobile.
Nel corso di quegli anni venne ribadita l’autonomia e l’apartiticità della Confindustria, al di fuori di ogni collateralismo politico e furono adottati nuovi criteri partecipativi del sistema associativo.
Il processo d’integrazione dell’Italia nella Comunità europea si rivelò, tuttavia, assai più ricco di ostacoli di quanto si pensasse originariamente, a causa di una nuova difficile congiuntura economica. Il Paese si trovò ad affrontare, negli anni di Tangentopoli, una grave crisi politica e istituzionale.
Pur operando in acque così agitate, con inchieste giudiziarie che coinvolsero alcune grandi imprese, Confindustria riuscì a mantenere la rotta, all’insegna di una linea di condotta non corporativa e aperta al confronto con la società civile, sostenendo lo sforzo delle imprese italiane per aumentare i loro livelli di competitività e impegnandosi nell’ambito della concertazione con Governo e Sindacati che portò all’Accordo del luglio 1993 sulla politica dei redditi.
L’era della globalizzazione
L’inizio del nuovo millennio apre una fase in cui la globalizzazione e l’innovazione tecnologica accelerano trasformazioni profonde nel sistema produttivo, imponendo alle imprese italiane una visione sempre più proiettata verso i mercati internazionali. In questo contesto, Confindustria assume un ruolo attivo nel promuovere competitività, innovazione e apertura, sostenendo la necessità di semplificare regole, attrarre investimenti e rafforzare la presenza del manifatturiero italiano nel mondo.
Sotto la presidenza di Antonio D’Amato (2000–2004), con la direzione di Stefano Parisi, l’azione confederale si concentra su rilancio del Mezzogiorno, riforma del mercato del lavoro e sostegno a una cultura imprenditoriale moderna. Il quadro europeo si consolida con l’introduzione dell’euro, mentre crescono le pressioni globali derivanti dall’apertura dei mercati e dalla crescente concorrenza internazionale.
Nel 2004, Luca Cordero di Montezemolo viene chiamato alla guida dell’Associazione. Il suo mandato segna un rafforzamento dell’identità pubblica e culturale di Confindustria, che si fa promotrice di una nuova attenzione al rispetto delle regole, alla tutela della proprietà intellettuale, alla flessibilità e agli investimenti in formazione e ricerca.
Sotto la direzione di Maurizio Beretta l’Associazione accresce la propensione all’internazionalizzazione e la valorizzazione del made in Italy, considerate pilastri imprescindibili per un’Italia capace di competere nel nuovo scenario globale.
Ma nel 2007, i segnali di una crisi finanziaria profonda iniziano a manifestarsi. L’esplosione della bolla dei mutui subprime negli Stati Uniti innesca una catena di eventi che travolge le economie occidentali, colpendo duramente anche l’Italia. Il crollo della fiducia sui mercati, la contrazione del credito e la crisi della domanda si traducono in un pesante rallentamento industriale.
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È in questo clima che Emma Marcegaglia, assume la presidenza nel 2008, prima donna al vertice di Confindustria, affiancata da Giampaolo Galli come Direttore Generale. Il sistema industriale, già fragile, viene investito da un’ondata recessiva che mette a rischio occupazione e investimenti.
Confindustria in questi anni non smette di promuovere una cultura della condivisione nelle imprese, ponendo al centro del confronto tra le parti sociali il binomio produttività–salari, e rilanciando il dialogo con il sindacato per affrontare insieme una delle fasi più difficili della storia economica recente.
Nel 2012 la guida dell’Associazione passa a Giorgio Squinzi che nomina Direttore Generale della Confederazione Marcella Panucci, prima donna a ricoprire tale ruolo. Il contesto resta critico: l’Italia attraversa una nuova fase di instabilità politica e la crisi economica assume tratti strutturali sotto il gravame del debito pubblico.
La priorità diventa difendere il sistema manifatturiero, combattere la “cultura anti-impresa” e rilanciare un Industrial Compact europeo capace di sostenere la produzione e l’occupazione.
Confindustria si impegna anche sul fronte interno con una profonda riforma del sistema associativo: una Commissione, presieduta da Carlo Pesenti, avvia un processo che culmina con l’approvazione del nuovo assetto organizzativo nel 2013. La Confederazione cerca così di riproporre la propria capacità di adattarsi riaffermando il principio della rappresentanza come leva strategica per lo sviluppo del Paese.
L’era delle sfide globali
A maggio 2016 Vincenzo Boccia, imprenditore salernitano con una lunga esperienza nel sistema associativo, venne eletto Presidente di Confindustria. La sua presidenza si inserì in un contesto economico caratterizzato da una lenta ripresa post-crisi, con l’Italia che mostrava segnali di crescita inferiori rispetto ad altri Paesi europei e alle economie emergenti.
Nel quadriennio di presidenza Boccia, Confindustria continuò ad enfatizzare la centralità dell’industria come motore per superare la stagnazione economica, promuovendo iniziative volte a rafforzare la competitività del sistema produttivo italiano.
Tra queste, l’implementazione del piano “Industria 4.0” e la sottoscrizione del “Patto per la Fabbrica” con le organizzazioni sindacali, mirato a rilanciare la produttività attraverso la condivisione di obiettivi tra imprese e lavoratori.
Segnarono un momento particolarmente significativo anche le Assise Generali di Verona del 16 febbraio 2018, durante le quali Confindustria presentò un articolato programma di politica industriale, sottolineando l’importanza di un’azione concertata tra istituzioni e imprese per affrontare le sfide della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica.
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Nel maggio 2020, in un periodo segnato dall’emergenza sanitaria globale causata dalla pandemia di COVID-19, la Presidenza di Confindustria passò a Carlo Bonomi. La sua elezione avvenne attraverso una votazione telematica, riflettendo le restrizioni imposte dalla crisi sanitaria.
Bonomi assunse la guida dell’organizzazione in un momento di profonda incertezza economica, con l’industria italiana colpita duramente dalla crisi sanitaria prima e da una serie di ulteriori crisi connesse poi, dalla logistica internazionale, all’impennata inflazionistica, all’energia.
Nel quadriennio la direzione generale dell’organizzazione vide l’avvicendamento di Francesca Mariotti, in carica dal luglio 2020, e Raffaele Langella, nominato nell’ottobre 2023.
La presidenza Bonomi fu caratterizzata dall’impegno nel sollecitare interventi rapidi e decisi da parte delle istituzioni, sottolineando la necessità di una politica industriale efficace e di un sostegno concreto alle imprese per affrontare sfide di portata epocale.
Al tempo stesso Confindustria si impegnò attivamente nel contrasto alla pandemia, con un ingaggio concreto e al fianco dei cittadini nella campagna vaccinale e nel dialogo con il governo per l’elaborazione e l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), evidenziando l’urgenza di riforme strutturali in ambiti chiave quali il fisco, il lavoro e la pubblica amministrazione.