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L’attenzione alla sfera economica, come aspetto della violenza contro le donne, è certamente più recente rispetto a quella rivolta alla sfera fisica, sessuale e psicologica seppur spesso componenti di un medesimo non condivisibile atto o comportamento.
Nel 2023, il 40,2% delle donne che hanno iniziato un percorso, presso i centri antiviolenza, per liberarsi dalla violenza, ha dichiarato di aver subito tra le violenza anche quella economica.
Il mondo della scuola può essere determinante nell’attività di sensibilizzazione e promozione di una cultura di genere orientata all’equità.
E se il 44,1% delle donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza dichiara di non essere autonoma economicamente, è necessario agire perché la popolazione femminile entri nel mondo del lavoro, acquisendo così indipendenza economica e finanziaria. Questo è tanto più vero in un Paese come l’Italia che registra un basso tasso di occupazione femminile: il 52,5% (15-64 anni).
Da accogliere con favore il reddito di libertà promosso dal Dipartimento Pari Opportunità e le misure dirette a favorire l’imprenditoria femminile.
Importanti le misure di contrasto alla violenza di genere contenute nei contratti collettivi dei settori aderenti a Confindustria e l’Accordo sottoscritto da Confindustria, CGIL, CISL e UIL in attuazione dell’Accordo quadro europeo sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro.