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La Congiuntura flash di novembre, nuovo aggiornamento mensile del Centro Studi Confindustria, fotografa un’economia italiana in cui il PIL resta fermo, nonostante un quadro caratterizzato da inflazione moderata, maggiore fiducia e investimenti in aumento nel secondo semestre. A pesare sono soprattutto i due freni esterni – dazi USA e dollaro debole – che limitano la dinamica dell’export e contribuiscono alla stagnazione del terzo trimestre.
Prezzi alimentari in aumento, petrolio in calo e taglio dei tassi USA
Sul fronte dei prezzi, il CSC rileva un incremento dei beni alimentari (+2,3%, +5,8% la carne) a fronte di una flessione del petrolio tornato ai livelli del 2019 (64 dollari al barile), con effetti moderanti sui carburanti. L’inflazione totale rimane così moderata (+1,2%).
Negli Stati Uniti prosegue l’allentamento monetario: la FED ha tagliato i tassi al 4,0%, secondo intervento consecutivo, con un ulteriore ritocco atteso tra dicembre e gennaio. Nell’Eurozona, invece, i tassi BCE restano fermi al 2,00%
Italia: investimenti ancora in crescita, fiducia delle famiglie in miglioramento
Gli investimenti confermano una fase positiva nel secondo semestre, sostenuti dal PNRR e dal miglioramento della fiducia delle imprese produttrici di beni strumentali. Sul fronte dei consumi, la fiducia delle famiglie sale per il secondo mese consecutivo, un segnale che potrebbe limitare la propensione al risparmio. L’export registra un lieve recupero a settembre (+2,6%), trainato dagli Stati Uniti, pur in un contesto reso incerto dai nuovi dazi americani sui veicoli medi e pesanti.
Servizi in espansione, industria ancora debole
I servizi mostrano indicatori in prevalenza positivi: il turismo cresce moderatamente e il PMI di ottobre sale a 54,0. L’industria continua invece a evidenziare segnali di debolezza: nonostante il rimbalzo di settembre (+2,8%), la produzione del terzo trimestre resta in territorio negativo (-0,5%), con fiducia in lieve recupero ma ordini ancora fragili.
Europa: industrie divergenti
Dal 2023 emerge un forte divario tra le principali economie europee. Italia e Germania mostrano le performance più deboli, mentre Francia e Spagna mantengono una traiettoria più stabile o in lieve crescita.
Nei primi nove mesi del 2025, la produzione industriale cala ancora in Germania (-1,5%) e Italia (-0,9%), mentre cresce in Spagna (+1,0%) e rimane stabile in Francia. Il differenziale è legato a fattori strutturali come il costo dell’energia, la crisi dell’auto e le tensioni commerciali internazionali.
USA e Cina: segnali di rallentamento
Negli Stati Uniti si registrano segnali di debolezza nella manifattura e nei consumi, con indicatori come ISM e PMI di Chicago in territorio recessivo. In Cina, l’industria rallenta (PMI a 50,6), l’export cala dell’1,1% e le vendite verso gli USA crollano del 25,2%, a conferma di un quadro internazionale ancora complesso.
Scarica qui la Congiuntura Flash completa.














