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Gli ITS rappresentano un asset strategico per l’industria italiana, una vera fucina di “competenze 4.0”: competenze specialistiche e trasversali che permettono di gestire e non subire il cambiamento tecnologico, a partire dalla conoscenza e padronanza dei linguaggi digitali e dalla attitudine ad “imparare ad imparare”.
La presenza delle imprese nella didattica ma anche nella governance degli ITS ne fa il livello di istruzione dove più è alto e diffuso l’esercizio della responsabilità educativa degli attori produttivi. La stessa Confindustria aderisce, attraverso sue associazioni territoriali e di categoria, a oltre 60 delle 116 Fondazioni ITS in Italia.
Ciononostante, i limiti e le fragilità strutturali degli ITS sono ancora evidenti: poco più di 20mila iscritti; finanziamenti di brevissimo termine; la presenza di Fondazioni ITS non performanti; la mancanza di sedi fisiche e laboratori per gli ITS più performanti; la carenza di un orientamento strutturato.
Per Confindustria il DDL in discussione al Senato deve affrontare tali fragilità e raggiungere l’obiettivo di stabilizzare il sistema ITS, anche a livello di identità e di missione, quale sistema post-diploma alternativo e complementare rispetto all’università.