Rivista di Politica Economica

SISTEMA ITALIA 2025

Introduzione

di Stefano Manzocchi, Giovanni Orsina

Opportunità e rischi per l’Italia nel quadro geopolitico odierno

di Andrea Manciulli

Export motore di crescita dell’economia italiana

di Cristina Pensa, Matteo Pignatti

Il sistema politico italiano dal 2011 al 2024: crisi, populismo, ritorno della stabilità

di Lorenzo Castellani

Il risparmio: una risorsa da utilizzare meglio

di Gregorio De Felice

Riforme e istituzioni: eppure, qualcosa si muove

di Serena Sileoni, Carlo Stagnaro

Un approccio strategico alle pubbliche amministrazioni nello sviluppo del sistema Italia

di Edoardo Ongaro

Il ritorno della politica industriale in Italia e in Europa. Questioni aperte di political economy

di Marco Simoni

La scuola in Italia: criticità e priorità di intervento

di Andrea Gavosto, Marco Gioannini

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Introduzione

di Stefano Manzocchi, Giovanni Orsina

Che cos’è, nel 2025, il “sistema Italia”? Esiste davvero, e come reagisce ai grandi cambiamenti globali? Interrogativi tutt’altro che nuovi, che tornano a emergere in una fase storica di straordinaria complessità. Comprendere oggi le dinamiche italiane richiede uno sguardo ampio e articolato, capace di integrare lettura storica, analisi strutturale e riflessione strategica. È quanto si propone questo numero della Rivista di Politica Economica, che raccoglie otto contributi su snodi cruciali dell’Italia contemporanea: dal ruolo internazionale alle trasformazioni politico-amministrative, dal risparmio privato alla politica industriale.

Il quadro che ne emerge è quello di un paese resiliente ma segnato da contraddizioni: capace di slanci e risposte efficaci, ma anche frenato da debolezze croniche. L’Italia resta una potenza manifatturiera di rilievo globale, ma con una base produttiva ridimensionata e fortemente legata alle catene del valore europee. Le esportazioni restano un punto di forza, pur soffrendo di una limitata presenza di grandi imprese. Il risparmio privato è abbondante, ma fatica a trasformarsi in motore dello sviluppo. Politicamente, dopo un decennio di turbolenze, il Paese ha ritrovato una relativa stabilità, pur in assenza di solide riforme istituzionali e con un sistema ancora molto centrato sulle leadership individuali.

Le sfide strutturali restano profonde: bassi livelli di istruzione e competenze, diseguaglianze territoriali, scarsa produttività, pubblica amministrazione inadeguata, sistema giudiziario inefficiente. In questo scenario, le tensioni geopolitiche e i mutamenti della governance globale pongono ulteriori interrogativi, così come la frammentazione europea e le difficoltà dell’Unione nel costruire una visione strategica comune.

Eppure, non mancano le opportunità. Il ritorno della politica industriale, le potenzialità del PNRR, il ruolo delle PMI e la centralità geopolitica dell’Italia nel Mediterraneo possono essere leve decisive. A patto che siano accompagnate da una governance efficace, da riforme mirate e da una visione strategica condivisa. I saggi raccolti in questo volume affrontano questi temi da prospettive diverse, ma convergono nella necessità di affrontare, finalmente, in modo sistemico e lungimirante le debolezze del Paese. Le domande iniziali restano aperte, ma i contributi offrono chiavi di lettura preziose per orientarsi in una fase storica tanto sfidante quanto densa di possibilità.

Opportunità e rischi per l’Italia nel quadro geopolitico odierno

di Andrea Manciulli

  •  L’Italia e l’Europa affrontano una duplice trasformazione intercon- nessa: il riassetto geopolitico globale e le rivoluzioni tecno-sociali, che richiedono una visione strategica integrata e di lungo periodo.
  •  La strategia russa verso l’Occidente è multilivello: opera a Sud tramite mercenari e influenza indiretta in Africa, puntando a con- trollare rotte migratorie e traffici illeciti; a Nord, mira all’Artico per ottenere vantaggi commerciali e di sovranità su risorse strategiche; infine, agisce sul piano culturale e cognitivo, alimentando narrazioni di tipo sovranista e campagne di disinformazione.
  • Il fronte Sud è cruciale per l’Italia, sia come fonte di instabilità (mi- grazioni, terrorismo, crisi climatica come nel bacino del Lago Ciad), sia come area strategica per sviluppo, accesso a risorse critiche e cooperazione euro-africana. Il Piano Mattei va letto in questo quadro più ampio.
  •  L’Europa è chiamata a ridefinire il proprio ruolo globale, rafforzando l’autonomia strategica in difesa, tecnologia e governance. Serve un salto politico e culturale che superi il falso dilemma tra atlantismo ed europeismo.
  • L’Italia può giocare un ruolo guida, grazie alla sua posizione, alla storia istituzionale e alla capacità di mediazione, contribuendo a costruire un’Europa più unita, lungimirante e capace di affrontare le sfide globali.
JEL Classification: F51, F52, F59, H56, Q54 .
Keywords: sicurezza europea, politica estera italiana, competizione geopolitica, strategia russa, fronte Sud, partenariato Africa–Europa, sicurezza climatica, minacce ibride, terrorismo transnazionale .

Export motore di crescita dell’economia italiana

di Cristina Pensa, Matteo Pignatti

  • Le esportazioni costituiscono la componente più dinamica del PIL italiano. Nell’ultimo decennio l’export di beni è cresciuto di quasi il 30%, più di quello delle altre principali economie europee. È stato accompagnato da una risalita della domanda interna, sia di investimento delle imprese che di consumo delle famiglie, e di quella europea. In uno scenario di frammentazione geopolitica globale, il mercato unico europeo è un cruciale fattore di crescita e resilienza dell’export italiano.
  • La base manifatturiera italiana, che genera la quasi totalità delle vendite di beni all’estero, ha subito profonde trasformazioni. Negli ultimi vent’anni il numero di imprese è caduto di quasi il 40%, una selezione che ha rafforzato l’insieme delle imprese attive, in termini di dimensione e internazionalizzazione. Sono aumentati l’incidenza dell’export e l’export medio per impresa, in particolare tra le PMI.
  • La riconfigurazione del settore manifatturiero ha favorito l’overperformance dell’export italiano, tramite: diversificazione e flessibilità a fronte degli shock globali; guadagni di qualità dei prodotti; dinamica moderata di prezzi e CLUP, anche grazie alla tenuta della produttività. Le medie imprese italiane sono più produttive delle omologhe francesi, spagnole e persino tedesche.
  • Oltre il 40% della produzione manifatturiera italiana è attivato dalle Global Value Chains, anche via connessioni produttive europee. La partecipazione italiana, diffusa a monte e a valle delle filiere, ha contenuto gli effetti dei blocchi di fornitura. Tuttavia, la crisi dell’industria tedesca e l’aumento dei costi energetici hanno avuto effetti profondi, evidenziando la necessità di una strategia europea comune per ridurre le dipendenze strategiche e preservare la competitività industriale.
JEL Classification: F14, F15, L60, D24, F23, R12 .
Keywords: export performance, competitività di prezzo, di costo e di qualità, ristrutturazione della base manifatturiera, Global Value Chains

Il sistema politico italiano dal 2011 al 2024: crisi, populismo, ritorno della stabilità

di Lorenzo Castellani

  •  Il periodo 2011-2024 ha visto profonde trasformazioni nel sistema politico italiano.
  • Iniziato con la crisi del debito sovrano e nove governi in tredici anni, è stato segnato dall’ascesa di partiti populisti e sovranisti e da una frammentazione multipolare.
  • Governi tecnici, ampie coalizioni e governi a guida populista si sono succeduti, influenzati da crisi economiche, pandemia e vincoli esterni.
  • Le elezioni del 2022 con il Governo Meloni hanno riportato uno schema bipolare, suggerendo una stabilizzazione, pur con sfide politiche e istituzionali aperte.
JEL Classification: H1, H5, P0.
Keywords: populismo, tecnocrazia, crisi, governo, stabilità.

Il risparmio: una risorsa da utilizzare meglio

di Gregorio De Felice

  • Il risparmio costituisce una risorsa preziosa per il benessere individuale e collettivo, che resta tuttavia sottoutilizzata, nell’Europa continentale: ne danno un’idea tangibile le rilevanti consistenze liquide depositate sui conti correnti, ma anche il confronto con gli investimenti, strutturalmente inferiori alla capacità di risparmio. Di conseguenza, una quota significativa del risparmio europeo è destinata ad impieghi in attività finanziarie esterne.
  • La difficoltà di creare un circolo virtuoso tra risparmio e investimenti è spiegata da fattori culturali e strutturali. Per l’Italia, rilevano la bassa propensione al rischio delle famiglie e la preferenza accordata all’investimento immobiliare, la particolare struttura del tessuto industriale e il limitato accesso delle imprese al mercato dei capi- tali. Allargando lo sguardo all’Europa, pesa la frammentazione dei mercati finanziari, della regolamentazione e della vigilanza, unita a uno sviluppo dei fondi pensione privati non comparabile a quello del mondo anglosassone.
  • La proposta di una Savings and Investments Union nasce con l’ambizione di indirizzare il risparmio al finanziamento delle grandi sfide che l’Europa si trova a fronteggiare per preservare la competitività e ridurre il gap tecnologico con le maggiori economie mondiali.
  • Agli intermediari finanziari spetta un ruolo fondamentale sul doppio fronte della consulenza alle famiglie nell’utilizzo del risparmio e del sostegno alla crescita e agli investimenti delle imprese, agevolandone l’accesso ai mercati dei capitali.

JEL Classification: D14, G11, G51 .
Keywords: risparmio, ricchezza, attività finanziarie delle famiglie, Savings and Investments Union.

Riforme e istituzioni: eppure, qualcosa si muove

di Serena Sileoni, Carlo Stagnaro

  • La richiesta di riforme è ormai una specie di mantra che si leva da ogni dove, sia nel settore privato che all’interno delle istituzioni stesse, come presupposto necessario a una maggiore competitività del nostro sistema paese.
  • Mentre il processo decisionale pubblico fatica a garantirle, le istituzioni hanno risentito dei cambiamenti politici, culturali, economici e sociali del Paese adeguandosi a essi nelle procedure e nelle prassi, senza che a tali cambiamenti abbiano necessariamente corrisposto delle vere e proprie riforme. Eppur si muovono, quindi, oltre e talora nonostante quello che le regole del gioco istituzionale prevedono.
  • Nel presente contributo, si chiarirà cosa si intende per riforme istituzionali in una prospettiva storica e in cosa consistono le riforme strutturali. In seguito, si darà conto del rilievo che esse hanno sui rapporti economico-sociali. Si attualizzerà poi il tema delle riforme istituzionali nel quadro del PNRR. Infine, si guarderà nello specifico alla questione della giustizia e del suo rapporto con la crescita e la stabilità economica del Paese.

JEL Classification: K40, O52, P17.
Keywords: structural reforms, constitutional reforms, competitiveness, justice, economic growth.

Un approccio strategico alle pubbliche amministrazioni nello sviluppo del sistema Italia

di Edoardo Ongaro

  •  Si delineano i contenuti di un approccio strategico al contributo che le pubbliche amministrazioni possono offrire nello sviluppo del sistema Italia. Esso si articola in tre livelli. Il primo livello riguarda la definizione di cosa significhi gestire strategicamente un’amministrazione pubblica e cosa differenzi l’agire strategico dall’assenza di strategia. Il secondo livello consiste nell’introduzione del concetto di strategy management at scale, di una gestione della strategia che sia alla scala (ordine di grandezza e complessità) delle sfide che l’Italia e l’Europa debbono affrontare oggi. Il terzo livello consiste nell’esaminare il ruolo strategico delle amministrazioni pubbliche nello sviluppo del sistema paese.
  • Si adotta l’approccio delle cosiddette scuole di pensiero nella gestione strategica: “strategia” è vista come un concetto polivalente e sfaccettato, che richiede di integrare una pluralità di lenti concettuali per essere compreso, definito e reso operativo.
  • Vengono introdotti e brevemente descritti i seguenti approcci alla formazione della strategia: design school, planning school, positioning school, learning school, cultural school, resource-based view e dynamic capabilities; network-based strategy; public value approach.
  • Vengono esaminati i concetti chiave per adattare i modelli di formazione della strategia al livello delle sfide che richiede di operare come sistema. Le dimensioni di analisi considerate sono: i) quali stakeholder debbano essere coinvolti nel processo strategico; ii) quale ruolo ciascun attore svolge nella formazione della strategia e quale sistema di interazioni si viene a configurare (dinamicamente) fra gli attori del processo; iii) quale orizzonte strategico rende possibile lo sviluppo di una strategia adeguata.
  • Il messaggio chiave di questo contributo è che le amministrazioni pubbliche devono agire strategicamente per contribuire alla capacità del sistema paese di affrontare le sfide che ha dinnanzi, e, cosa fondamentale, devono fare strategia al livello di governance richiesto dalla natura delle sfide contemporanee che debbono affrontare.
JEL Classification: H1, H7, H83.
Keywords: pubblica amministrazione, strategia, sistema paese/Italia, sfide globali.

Il ritorno della politica industriale in Italia e in Europa. Questioni aperte di political economy

di Marco Simoni

  • L’acquisizione di una quota di controllo di TIM da parte di Poste Ita- liane, invertendo simbolicamente la storica privatizzazione, sancisce il ritorno della politica industriale come strategia ormai condivisa e non più contestata. Questo pone interrogativi aperti riguardo alle modalità di intervento, alla governance e agli obiettivi strategici dell’azione pubblica.
  • L’attivismo statale crescente, sia a livello globale che europeo, è motivato da molteplici fattori evidenziati dalla recente letteratura: crescita economica, transizione verde, sicurezza nazionale e competizione geopolitica. Tuttavia, emergono temi di governance particolarmente rilevanti per l’Unione europea, dove prevale la frammentazione dovuta a interventi nazionali poco coordinati tra loro
  • L’esperienza recente degli Stati Uniti invita alla prudenza rispetto agli effetti macroeconomici di politiche industriali ambiziose, evidenziando rischi di spinte inflazionistiche e difficoltà nel conciliarle con differenti modelli di capitalismo. Queste criticità restano rilevanti anche per l’Europa, rendendo essenziale pensare nuovi strumenti di coordinamento.
  • Per l’Italia, appare configurarsi un rafforzamento delle istituzioni di capitalismo coordinato nel settore della finanza (Cdp, SACE) men- tre appaiono ancora insufficienti quelle dedicate alla formazione delle competenze tecnico-scientifiche. Infine, emerge la possibilità di superare l’approccio delle politiche industriali orizzontali, individuando settori strategici e investendo in maniera mirata per affrontare le persistenti debolezze strutturali del sistema produttivo nazionale.
JEL Classifications: L52, O25, P16 .
Keywords: politica industriale, intervento pubblico, governance economica.

La scuola in Italia: criticità e priorità di intervento

di Andrea Gavosto, Marco Gioannini

  • L’articolo descrive le principali criticità della scuola italiana oggi, molte delle quali accentuate dalla pandemia, definendo alcune priorità d’intervento.
  • Dopo il Covid, le competenze degli studenti sono peggiorate, come mostrano INVALSI e le indagini internazionali, né ancora si vede una significativa inversione di tendenza. L’emergenza sanitaria ha esacerbato problemi strutturali già presenti: ritardi e divari di apprendimento, disuguaglianze territoriali e sociali, limiti delle metodologie didattiche, carenze nella formazione degli insegnanti.
  • La scuola italiana fatica a garantire equità, penalizzando gli studenti del Sud, quelli provenienti da background familiari svantaggiati e le ragazze nelle discipline STEM.
  • A ciò si aggiunge il drammatico declino della popolazione studentesca, che rischia di svuotare le aule e interroga su dimensione e impiego del corpo docente.
  • Vengono suggeriti cinque ambiti prioritari di riforma: orientamento scolastico più efficace, soprattutto da medie a superiori, riforma della filiera tecnico-professionale, rinnovamento dell’edilizia scolastica, aggiornamento dei curricoli e, soprattutto, riforma della formazione e selezione dei docenti. Per quest’ultima, la Legge 79/2022 avrebbe potuto segnare un cambio di passo nella qualità dell’insegnamento, ma è stata svuotata nei contenuti, ostacolata da logiche corporative. Lo stesso PNRR rischia di rimanere un’occasione mancata, nonostante le ingenti risorse investite.
JEL Classification: I2, I210, I240, I260, I280 .
Keywords: apprendimenti, declino demografico, dispersione esplicita e implicita, divari, docenti, edilizia scolastica, formazione dei docenti, istruzione tecnica e professionale, orientamento, pandemi, PNRR, STEM .

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