La nuova politica commerciale

Cristina Pensa

Senior Economist

Scenari Geoeconomici

mercoledì 12 Febbraio 2025

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Dazi USA: uno scenario in continuo mutamento

 

ll secondo mandato Trump riapre uno scenario di guerra commerciale potenzialmente molto più ampio e profondo rispetto a quello che ha caratterizzato il primo, quando i dazi applicati e mantenuti avevano riguardato quasi esclusivamente la Cina, laddove quelli rivolti alla UE e ad altri paesi sono stati contenuti in termini di aliquote e/o mitigati da intese successive.
Tra il 2018 e il 2020, infatti, gli USA hanno introdotto dazi su due terzi dell’import dalla Cina, con un’imposizione media del 19,3% sul totale degli acquisti dalla Cina (da appena il 3,1% a inizio 2018), provocando contro-dazi di entità simile da parte cinese (su circa il 58% delle importazioni dagli USA, con una tariffa media salita dall’8,0% al 21,1%).

Le tariffe USA sugli acquisti dal resto del mondo, invece, sono aumentate in modo marginale, rimanendo su livelli molto bassi (dal 2,2% al 3,0% sul totale dell’import extra-Cina).
Tra queste, in particolare, figurano le tariffe del 25% e del 10% sulle importazioni USA, rispettivamente, di acciaio e alluminio (sospese per gli esportatori UE dall’amministrazione Biden a fine 2021). L’approccio del secondo mandato appare decisamente meno incline ad alleanze strategiche, deroghe, o esenzioni e fa strategicamente leva sugli annunci pressoché quotidiani di nuove misure rivolte anche a paesi “amici”, a iniziare da Canada e Messico: partner privilegiati, commerciali ed economici a cui gli USA sono legati dall’accordo USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement, in precedenza NAFTA). Il 1° febbraio 2025, infatti, il neopresidente USA ha annunciato l’introduzione di dazi addizionali del 25% su tutti i prodotti provenienti da Canada e Messico (ridotti al 10% per l’energia dal Canada) e del 10% sugli acquisti dalla Cina. La motivazione fa riferimento a emergenze di sicurezza nazionale: l’ingresso da questi paesi di droghe, come il fentanil, e di immigrazione illegale, in particolare dal confine messicano. Queste misure sono state sospese l’indomani per un mese, prima di essere applicate, a seguito di impegni da parte di questi paesi per un maggiore controllo sui flussi irregolari di confine e sul traffico di farmaci e sostanze illecite. Quelli addizionali sull’import dalla Cina, invece, sono entrati in vigore il 4 febbraio, provocando una reazione da parte delle autorità cinesi, sotto forma di contro-dazi su prodotti selezionati USA e controlli all’export di terre rare.

Inoltre, Trump ha ribadito di voler estendere a breve le barriere tariffarie ad altri paesi, tra cui quelli dell’UE. Il 10 febbraio ha annunciato la re-introduzione dei dazi erga omnes su acciaio e alluminio a partire dal prossimo 12 marzo , annullando tutte le sospensioni e le deroghe introdotte (oltre alla UE, ad Argentina, Australia, Brasile, Canada, Messico, Corea del Sud, Giappone Regno Unito e Ucraina) ed equiparando le tariffe al 25% su entrambi i materiali. In alcune occasioni, infine, ha minacciato anche dazi universali del 10-20% su tutte le importazioni statunitensi. Se tutte queste misure saranno effettivamente applicate, è assai probabile che si attiverà una vera e propria escalation.

Canada e Messico avevano già annunciato contro-dazi e la Commissione europea ha dichiarato di essere pronta a muoversi nella stessa direzione. L’elevatissima incertezza generata dalla sola minaccia di precipitare le relazioni commerciali ed economiche in spirali ritorsive è in grado, da sé, di produrre effetti profondi sul commercio e sulle connessioni economiche mondiali. Particolarmente esposte a queste tensioni sono le economie europee, specie quella italiana, molto aperte agli scambi con l’estero, integrate nelle catene globali del valore e strettamente connesse all’economia USA.

La seguente analisi è divisa in due parti. Nella prima, passiamo in rassegna motivazioni e strumenti della politica commerciale americana e le sue possibili conseguenze economiche, negli Stati Uniti e nella configurazione degli scambi mondiali. Nella seconda parte, analizziamo i potenziali canali di trasmissione, diretti e indiretti, all’economia italiana, i settori maggiormente esposti e i prodotti potenzialmente più a rischio, anche in base alle priorità di policy identificate in precedenza.

Grafico 1

Aspettative delle imprese sul livello di produzione
nel mese corrente rispetto al precedente
(Quote %, imprese intervistate)

llsecondo mandato Trump riapre uno scenario di guerra commerciale potenzialmente molto più ampio e profondo rispetto a quello che ha caratterizzato il primo, quando i dazi applicati e mantenuti avevano riguardato quasi esclusivamente la Cina, laddove quelli rivolti alla UE e ad altri paesi sono stati contenuti in termini di aliquote e/o mitigati da intese successive. 
Tra il 2018 e il 2020, infatti, gli USA hanno introdotto dazi su due terzi dell’import dalla Cina, con un’imposizione media del 19,3% sul totale degli acquisti dalla Cina (da appena il 3,1% a inizio 2018), provocando contro-dazi di entità simile da parte cinese (su circa il 58% delle importazioni dagli USA, con una tariffa media salita dall’8,0% al 21,1%).

Grafico 2

Aspettative delle imprese sul livello di produzione
nel mese corrente rispetto al precedente
(Quote %, imprese intervistate)

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