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In questo periodo s’impose sempre più la necessità di internazionalizzare l’economia italiana, in vista della costituzione del Mercato Unico Europeo nel 1993.
Per la Confindustria l’esito della partita europea sarebbe dipeso dalle ristrutturazioni aziendali, dall’aggiornamento degli impianti e dei processi, dalla competitività complessiva del sistema Paese, da una maggiore dotazione di infrastrutture, dall’efficienza della macchina amministrativa, dall’ammodernamento dei servizi pubblici, da una nuova struttura del costo del lavoro e della contrattazione collettiva.
Grazie alla politica di accordi fra Governo, Confindustria e Sindacati – avviata sotto la presidenza di Sergio Pininfarina (1988-1992) – l’Italia seppe controllare l’inflazione e realizzare una sia pur imperfetta politica dei redditi, evitando i rischi di un’emarginazione dai Paesi più industrializzati.
Decisivo in tal senso fu l’Accordo del 10 dicembre 1991 sulla lotta all’inflazione, a seguito del quale, il 1° maggio del 1992, per la prima volta non venne pagato il “punto pesante” di contingenza.
Tale linea proseguì sotto la Presidenza di Luigi Abete (dal 1992 al 1996) con l’Accordo del 7 luglio 1992, che stabilì l’abolizione della scala mobile. Nel corso di quegli anni venne ribadita l’autonomia e l’apartiticità della Confindustria al di fuori di ogni collateralismo politico e furono adottati nuovi criteri partecipativi del sistema associativo.
Il processo d’integrazione dell’Italia nella Comunità europea si rivelò, tuttavia, assai più ricco di ostacoli di quanto si pensasse originariamente, a causa di una nuova difficile congiuntura economica.
Il Paese si trovò ad affrontare, negli anni di Tangentopoli, una grave crisi politica e istituzionale. Pur trovandosi a operare in acque così agitate, anche a causa di inchieste giudiziarie che coinvolsero alcune grandi imprese, la Confindustria riuscì a mantenere la rotta, all’insegna di una linea di condotta non corporativa e aperta al confronto con la società civile, sostenendo lo sforzo delle imprese italiane per aumentare i loro livelli di competitività e impegnandosi nell’ambito della concertazione con Governo e Sindacati che portò all’Accordo del luglio 1993 sulla politica dei redditi. Confindustria contribuì ad individuare le misure più appropriate per provvedere al risanamento finanziario e ridare ossigeno al sistema produttivo.
All’azione di Confindustria diede un forte contributo, come economista e manager, Innocenzo Cipolletta, chiamato nel 1990 a dirigere l’Associazione.
Nel corso degli anni Novanta si susseguono importanti innovazioni nel sistema industriale italiano con il passaggio al post-fordismo e la diffusione delle tecnologie elettroniche.
Nelle regioni del Centro-Nord si andò ampliando la rete dei distretti industriali, dei comprensori specializzati in particolari segmenti della produzione.
Numerose località del Mezzogiorno conobbero sviluppi significativi, grazie a nuove iniziative messe in cantiere dall’imprenditoria locale e da operazioni di decentramento di parte delle loro attività effettuate da alcuni grandi gruppi nazionali e stranieri.
Confindustria rafforzò le sue credenziali di istituzione capace di conciliare la tutela dei propri associati con gli interessi generali del Paese e lo sviluppo di una moderna cultura economica e sociale.
In questo ambito, significativo è il ruolo svolto tutt’oggi dal Sole 24 Ore e dalla LUISS.
Il quotidiano milanese, nato dalla fusione nel 1965 fra "Il Sole" (fondato cent'anni prima) e "24 Ore" (sorto nel 1946), ha assunto rilevanza e autorevolezza anche a livello internazionale, assicurando una più ampia e qualificata informazione economica e diffondendo i principi dell'impresa e le regole del mercato.
Istituita nel 1977 a Roma, la LUISS (specializzata nel campo dell'economia, del diritto e delle scienze politiche) è caratterizzata - sin dalla sua fondazione - da un modello didattico strutturato e aperto, attento alle sempre nuove e mutevoli esigenze del tessuto industriale.
Dal maggio 1996, con la presidenza di Giorgio Fossa, Confindustria ha contribuito con proprie indicazioni e proposte a un serie di interventi legislativi che hanno rappresentato profondi cambiamenti per il Paese: la riforma del sistema previdenziale e sanitario, gli interventi di semplificazione legislativa e amministrativa, lo sviluppo della formazione e della ricerca, la riduzione della pressione fiscale sulle imprese, le liberalizzazioni e privatizzazioni, la flessibilità del mercato del lavoro e dei fattori produttivi, la creazione al Sud di condizioni più idonee per l'incremento degli investimenti e dell'occupazione.
Sempre in quegli anni, all'interno della Confindustria la presenza a livello territoriale del Gruppo dei Giovani Imprenditori e della Piccola Industria si è rafforzata, acquisendo maggior consistenza nelle strutture associative.
Sono inoltre entrate a far parte del sistema imprese privatizzate, o in via di privatizzazione, facenti capo all'Eni e all'Iri, a seguito dello scioglimento delle rispettive rappresentanze associative imprenditoriali, Asap e Intersind (come previsto dall'esito del referendum del 18 aprile 1993 sull'abolizione del Ministero delle Partecipazioni statali).
Infine, è del 1999 l’approvazione e pubblicazione della Carta dei valori associativi che sancisce i principi ispiratori su cui si basa il comune sentire delle aziende che riconoscono a Confindustria un ruolo fondamentale nella rappresentanza e nell'associazionismo imprenditoriale, nella poliedricità che da sempre la contraddistingue e la arricchisce.