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“Siamo tutti molto preoccupati”, ha detto la Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti Barbara Cimmino in un’intervista a Repubblica alla vigilia del 2 aprile, data in cui il presidente americano Donald Trump annuncerà una serie di nuovi dazi commerciali ipotizzati intorno al 20%. “L’impatto è incalcolabile finché non avremo i dettagli, ma più ci avviciniamo più la triste sensazione è che colpiranno in modo trasversale tutti i prodotti".
In Italia il settore moda “è uno dei più esposti insieme a farmaceutica, alimentare, ovviamente all’automotive. Per il nostro export sarebbe un duro colpo, il mercato americano è insostituibile, ma lo sarebbe anche per la catene commerciali americane che vendono i nostri prodotti. Questo rende tutto ancora più paradossale”, ha detto Cimmino sottolineando che non crede che per il presidente degli Stati Uniti i dazi siano solo uno strumento negoziale: “Se ascoltiamo le sue parole, la narrazione distorsiva per cui l’Europa ha fregato gli Stati Uniti, l’ossessione di ribilanciare il deficit commerciale, non si direbbe. Ma poi penso anche che Trump abbia il gusto della trattativa”.
Guardando all’Europa, la Vice Presidente di Confindustria è convinta che debba arrivare al tavolo “per prima cosa con una voce unica, fughe in avanti dei singoli Paesi sarebbero pericolose, con Trump l’amicizia conta poco. Bisogna da un lato mostrarsi forti e dall’altro predisporsi a trattare, anche in modo creativo. Siamo un mercato di 450 milioni di consumatori, abbiamo delle leve da giocare”. E poi che applicare “una ritorsione proporzionale sarebbe autolesionista, nella storia le escalation commerciali hanno sempre avuto impatti devastanti sulle società e creato conflitti. Non credo esista una soluzione unica: su certi prodotti si può rispondere con dazi reciproci, altri come quelli a indicazione geografica vanno difesi a ogni costo, anche coinvolgendo i consumatori americani, che li conoscono e apprezzano”.
Su cosa potrebbe fermare Trump dall’andare avanti su questa linea è che “senza dubbio i dazi porteranno inflazione, in un Paese molto indebitato, anche se questo non accadrà subito. Wall Street potrebbe reagire prima e mandare un segnale”.
A proposito della strategia del governo di promuovere l’export verso nuove destinazioni, Cimmino ha ripetuto che “gli Stati Uniti sono insostituibili. E poi trovare nuovi mercati richiede tempo. Ma il senso di rafforzarci in Paesi maturi o emergenti, iniziativa a cui Confindustria partecipa, è ridurre le dipendenze e rafforzare il tessuto di imprese esportatrici. Io sono appena tornata dal Cile, a breve andrò in India e Giappone. Promuovere accordi di libero scambio è una risposta efficace a Trump e all’incertezza che crea. Penso ad esempio a quello con il Mercosur, 250 milioni di consumatori".
Proprio sul Mercosur il governo non ha ancora sciolto le riserve, preoccupato dall’opposizione degli agricoltori: “Alcuni Paesi come la Spagna sono stati molto più netti nel dire che va firmato. E anche noi industriali lo pensiamo”.