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Le attuali multi-crisi globali sono innervate da una fitta rete di interessi che avvolgono commercio, investimenti, politica estera, difesa, sicurezza, materie prime energetiche, minerarie, industriali, alimentari, componenti e semilavorati necessari per le transizioni epocali che stiamo affrontando.
Da un lato, ciò impedisce di trattare isolatamente una o più di queste dimensioni, costringendoci a lenti caleidoscopiche che pongono l’analisi a rischio di ovvietà o di iperbole. Dall’altro, il lessico delle relazioni internazionali si arricchisce di neologismi per descrivere la deriva dell’ordine mondiale da un modello che abbiamo conosciuto, indagato, apprezzato e criticato: la “globalizzazione”, verso una polarizzazione tanto incerta quanto potenzialmente insidiosa per un’economia trasformatrice come quella italiana.
La loro genesi è invariabilmente politica e, visti i nessi di cui sopra, il mondo delle imprese deve interrogarsi circa la loro opportunità e realizzabilità.
Il documento riflette questa esigenza con riguardo all’istanza emersa nel dibattito internazionale di orientare le decisioni di investimento, quindi le catene di fornitura, in base a criteri altri da quelli tipicamente aziendali.