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Stirpe al Corriere: Salario minimo non sia per legge. Contratti da rinnovare con il Patto della Fabbrica

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Stirpe al Corriere: Salario minimo non sia per legge. Contratti da rinnovare con il Patto della Fabbrica

21 agosto 2020 | Vice Presidente, Lavoro e Relazioni Industriali

“Siamo sempre convinti che nessun salario minimo vada fissato per legge. Il salario minimo di fatto esiste già ed è definito dai contratti. Corrisponde al TEM, il Trattamento economico minimo come definito dal “Patto della Fabbrica, l’accordo che abbiamo firmato con Cgil, Cisl e Uil”.

Il Vice Presidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe risponde al Corriere della Sera su salario e minimo e contratti in vista di un autunno di incontri.

“Il vero problema è individuare criteri per stabilire quali siano le associazioni d’impresa rappresentative. Non troverei irragionevole se il governo desse un periodo di tempo alle associazioni per trovare un accordo. Diciamo sei mesi, d’altra parte abbiamo superato i 900 contratti di categoria.”

Se l’accordo tra le associazioni che rappresentano le imprese non arrivasse “allora sarebbe comprensibile un intervento del governo - prosegue Stirpe - diversi esecutivi hanno minacciato mosse unilaterali sul salario minimo.

Avrebbe più senso che Palazzo Chigi usasse la sua moral suasion per raggiungere un chiaro accordo sulla rappresentanza delle imprese. In questo modo, tra l’altro, si avrebbe per ogni categoria un unico TEM, il Trattamento economico minimo, regolato dai contratti, che è parte del TEC, il Trattamento economico complessivo”.

E sui contratti scaduti e in attesa di rinnovo aggiunge: “Noi non siamo contrari al rinnovo dei contratti. Riteniamo però che si debbano rinnovare nell’ambito del Patto della Fabbrica con un Trattamento economico minimo agganciato all’indice Ipca e un trattamento economico complessivo in cui si tiene conto della congiuntura del settore e dei possibili incrementi di produttività”.

Anche se l’inflazione cumulata per il 2020 è negativa precisa: “Questo non vuol dire che non si possano rinnovare i contratti. Certo eventuali aumenti devono essere giustificati da qualcosa che vada oltre l’aumento dei prezzi: incrementi di produttività, crescita del settore, riorganizzazione degli inquadramenti, nuovi elementi di autonomia e responsabilità delle persone, orari. Gli esempi possono essere diversi. “Diciamo che con l’inflazione a 0 non c’è nulla di automatico, ma si può fare”.

 

 

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