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Bonomi al Sef 2021: Italia prigioniera di una visione che non riesce a cambiare. Preoccupazione per sostenibilità sociale.

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Bonomi al Sef 2021: Italia prigioniera di una visione che non riesce a cambiare. Preoccupazione per sostenibilità sociale

08 aprile 2021 | Presidente

"Un tema che mi preoccupa, non solo come imprenditore ma come cittadino italiano, è la sostenibilità sociale. La nostra Italia vive da 25 anni prigioniera di una visione che non riesce a cambiare e che ha concorso a ogni crisi e torna a farci perdere più PIL dei nostri partner e a impiegare più anni di loro per recuperarlo, a una produttività stagnante, a un reddito medio pro capite che depurato dalla componente nominale è tornato indietro a quello di 26 anni fa”.

Così il Presidente Carlo Bonomi, nel suo intervento di apertura del Sustainable Economy Forum 2021, evento internazionale che Confindustria ha organizzato insieme a San Patrignano.

Il conto di questo grave stato di cose, ha spiegato il Presidente “è riversato sui soggetti deboli della nostra società: i giovani, le donne le famiglie a minor reddito”. Inoltre, “si sono aggravate tutte le fratture orizzontali quelle tra aree del Paese", ha aggiunto.

Il Presidente ha proseguito il suo intervento con una analisi della gestione dell’emergenza e sulle conseguenze difficilissime che i cittadini italiani stanno affrontando, fra le quali, la pesantissima perdita di posti di lavoro.  “È spaventoso – ha spiegato Bonomi - che l'Italia ci avesse messo 6 anni per realizzare 850mila occupati in più e nel solo 2020 ne abbiamo persi oltre la metà, malgrado il cosiddetto blocco dei licenziamenti”.

Bonomi ha ricordato inoltre che “si sono aggiunti un milione di poveri assoluti, e nel Nord Italia la maggior parte non è coperta dal Reddito di cittadinanza perché è assegnato in base a standard di reddito uguali nazionalmente, mentre la povertà assoluta considera correttamente soglie diverse da regione e regione e aree metropolitane”.

E ha aggiunto: “Vorremmo che la sostenibilità sociale compromessa dal nostro Paese, la bassa partecipazione al mercato del lavoro, la rottura dell'ascensore sociale, l'integrazione di donne, giovani e famiglie provocassero nella politica e nelle istituzioni lo stesso giustificato senso di emergenza permanente che ci vede impegnati a battere il Covid. Purtroppo, non sembra affatto che sia così'', ha osservato.

La soluzione alla doppia crisi sanitaria ed economica si trova in una revisione generale dell’intervento dello Stato.

“La mia preoccupazione – ha argomentato Bonomi - deriva dal fatto che le fratture sociali italiane in continua crescita richiedono una revisione generale dell'intervento dello Stato e di alcuni pilastri fondamentali del nostro vivere come comunità che richiedono una modifica dell'offerta formativa pubblica, della sanità, basata sull'adozione del modello Long Life Care, necessario in una società sempre più anziana e che chiede più medicina territoriale e telemedicina e una reimpostazione della previdenza".

Occorre, invece, una "reimpostazione della previdenza perché la nostra spesa pubblica sociale è, sì, nella media europea ma paurosamente sbilanciata a favore delle pensioni. Il problema - ha proseguito - diventa allora quello di misure atte a mantenere al lavoro le coorti più anziane, magari cambiandone le mansioni e volgendole alla formazione dei neo-addetti e insieme di alzare l’occupabilità dei giovani attraverso un nuovo ammortizzatore sociale universale e politiche attive del lavoro basate entrambe su formazione permanente e rioccupabilità", ha indicato.

Interventi che hanno bisogno, per essere attuati, anche di una complessiva "revisione dell'Irpef che sani le attuali gravi iniquità orizzontali e verticali accumulate con bonus e forfait, senza un generale riordino delle detrazioni e deduzioni per imprese e famiglie, senza una valutazione unitaria dei disincentivi al lavoro e al reddito posti in essere dall'attuale fisco del nostro Paese,  noi continueremo a disporre decine e decine di miliardi di benefici che non vanno a chi davvero soffre il prezzo di 25 anni di scelte sbagliate", ha spiegato il Presidente.

Diverse, invece, le prospettive sulla sostenibilità ambientale e sulla transizione tecnologica e digitale che affronta il nostro Paese.

"Sono ragionevolmente molto ottimista su come l'Italia può affrontare e affronterà il potenziamento degli obiettivi della maggiore sostenibilità ambientale affidateci dell'Europa. Senza alcun ottimismo di maniera – ha detto il Presidente – la sfida su ambiente, digitale, finanza sostenibile ha solo bisogno di una cornice chiara e meditata da parte dello Stato”.

L'Italia, infatti, “è già in testa alle graduatorie europee sia per il tetto agevolmente raggiunto di riduzione di emissioni, sia in molte filiere che ci vedono alla testa del ranking europeo per il successo di avere avviato da molti anni l'economia circolare", ha aggiunto.

Tra tre settimane apprenderemo dal governo Draghi come propone di recuperare il tempo perduto sul PNRR e la chiarezza di scelte che nelle bozze precedenti, a nostro giudizio, mancava", ha concluso.


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