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Orsini a Economy: Il crollo del cash flow ha fatto crescere il debito delle imprese

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Orsini a Economy: Il crollo del cash flow ha fatto crescere il debito delle imprese

09 febbraio 2021 | Vice Presidente


“I prestiti emergenziali con garanzie pubbliche hanno arginato il problema di liquidità che le imprese nel 2020 si sono trovate a fronteggiare in seguito al crollo dei fatturati determinato dalle misure restrittive imposte dalla pandemia. E va ricordato anche che, nella situazione pre-Covid, il debito bancario poteva essere ripagato dalle imprese in modo ragionevolmente rapido grazie al rafforzamento dei bilanci realizzato in Italia nel precedente decennio: 2,2 anni di cash flow nell’industria e 1,9 nei servizi. Tuttavia, la somma dei prestiti emergenziali del 2020 e del crollo del cash flow, ha fatto crescere sensibilmente il peso del debito (+ 47 miliardi nel solo settore dell’industria). Così Emanuele Orsini, Vice Presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco, in una lunga intervista al mensile Economy.

 

Analizzando il tema del debito nei singoli comparti, Orsini ha spiegato: “Nell’industria la situazione debitoria è peggiorata in tutti i settori, anche nell’alimentare e chimico-farmaceutico, dove comunque il maggior debito si confronta con risorse interne di poco inferiori ai valori precedenti. All’estremo opposto troviamo comparti come automotive, metallurgia e macchinari, in cui non è neanche possibile stimare il numero di anni in termini di risorse interne che serviranno per estinguere il debito. Anche nei servizi si registra un indebitamento massiccio e per i settori del commercio, ospitalità e della ristorazione i numeri sono pesantissimi. Nelle costruzioni poi, il peso del debito è più che raddoppiato, da 3 a quasi 7 anni di cash flow. Una situazione che nel tempo rischia di diventare insostenibile”.

 

“Prima della pandemia, il flusso annuo di investimenti delle imprese in beni materiali era di 35 miliardi nel manifatturiero, 51 nei servizi, 5 nelle costruzioni. È chiaro che il cash flow, nella realtà operativa, non può essere impiegato solo per rimborsare il debito - ha osservato il Vice Presidente – perché, se così fosse, come purtroppo sta accadendo in alcuni settori, l’impresa non avrebbe risorse per nuovi progetti. Nel 2021 si prevede che la situazione resti tesa, anche se meno critica. Il fatturato dovrebbe registrare una risalita parziale e il cash flow tornerebbe positivo nella manifattura. Tuttavia, rispetto al 2019 il debito resterebbe più pesante. Quindi si può dire che in tutti i settori la situazione sarebbe peggiore rispetto al pre-Covid, con l’onere per interessi che sarebbe del 10% del cash flow. Decisamente troppo” – ha sottolineato.

 

Secondo il Vice Presidente quindi “è essenziale agire su due fronti, con diversi orizzonti temporali. Nell’immediato, si deve arginare l’emergenza e allentare le tensioni finanziarie subite dalle imprese a seguito del maggiore indebitamento, così da consentire loro di liberare risorse per nuovi investimenti necessari per competere e svilupparsi. A tal fine – ha continuato Orsini - si deve trovare una soluzione per consentire a tutte le imprese, non solo quelle che hanno contratto finanziamenti garantiti di importo fino a 30mila euro, un allungamento oltre i 6 anni del periodo di rimborso dei debiti di emergenza del 2020”. Inoltre, Il Vice Presidente ha osservato che la priorità per rilanciare la nostra economia sia il sostegno alla crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria, attraverso un più ampio accesso a fonti alternative e una maggiore patrimonializzazione. “È necessario rafforzare le misure già varate dal Governo all’inizio della crisi – ha chiarito - mettendo a punto una vera strategia ad ampio spettro, che comprenda interventi di natura fiscale, semplificazioni regolamentari e altre misure volte a favorire l’accesso delle imprese ai mercati finanziari. Si tratta di una questione di natura strutturale che va affrontata nell’ambito del Recovery Plan”.

 

Nell’intervista è stato affrontato anche il tema della moratoria di legge per le PMI e Orsini ha spiegato che “è stata una misura fondamentale per le imprese, che abbiamo fortemente voluto e della quale con altrettanta determinazione abbiamo chiesto la proroga, che è stata prevista dalla Legge di Bilancio. Ma è una misura in via di esaurimento, anche a seguito dell’aggiornamento delle Linee Guida dell’Autorità Bancaria Europea sul trattamento prudenziale delle moratorie. Quindi – ha sottolineato il vicepresidente – è necessario trovare delle soluzioni alternative, per allentare le tensioni finanziarie delle imprese legate alla loro situazione debitoria. In questo senso, è essenziale un allungamento delle scadenze dei nuovi finanziamenti garantiti”.

 

Secondo Orsini “la strada maestra resta la ripartenza dell’economia e i fattori che potranno rilanciarla sono due: una vaccinazione di massa in tempi ragionevoli, che consenta di attenuare le restrizioni che penalizzano consumi e fatturato, procedendo spediti per avere un impatto positivo sul PIL del 2021; il Recovery Plan e gli ingenti investimenti che potrebbe finanziare, cruciali nel breve e nel lungo termine, su cui occorre accelerare nell’implementazione”. E su questo tema il vicepresidente ha ricordato che “va in questa direzione il superbonus 110%, una misura cardine di rilancio degli investimenti e della domanda nel Paese, rispetto alla quale serve però un orizzonte temporale più lungo, quindi almeno dicembre 2023, considerata la complessità degli interventi agevolati”.

 

Nel colloquio con Economy si è parlato anche del tema del risparmio e il Vice Presidente ha fatto notare come “nelle situazioni di forte incertezza, come quella che stiamo vivendo, l’aumento del risparmio è un segnale tipico ma, anche nel momento in cui sarà superata questa fase, resterà un tema di fondo sul quale siamo impegnati da tempo, tanto più alla luce dello scenario di tassi bassi. Va incentivato l’afflusso di risparmio delle famiglie e degli investitori istituzionali verso le PMI. Per questo occorre riprendere il percorso di rafforzamento dei canali di finanziamento per le imprese alternativi al credito bancario, realizzato dal 2010 nel nostro Paese puntando sui diversi mercati del capitale proprio (private equity, venture capital, azionario AIM, etc) e sull’emissione di debito non bancario”. E su questo Orsini ha tenuto a sottolineare che “il tema della governance è cruciale per l’accesso delle imprese ai mercati finanziari e dei capitali. Gli investitori chiedono alle imprese una governance solida, oltre che modelli organizzativi efficienti in grado di presidiare i rischi, una comunicazione trasparente e un management competente in tutte le funzioni aziendali. È un tema sia organizzativo che culturale su cui il nostro sistema ha fatto grandi progressi negli ultimi anni. Anche grazie a programmi di formazione e tutoraggio, incentivi per l’inserimento di temporary CFO e iniziative di autodisciplina sulla governance. La pandemia ha inevitabilmente rallentato questo percorso, ma ho fiducia che riprenderà con più vigore di prima”.

 

Infine, il vicepresidente Emanuele Orsini è tornato ad esprimere la perplessità di Confindustria in merito alle nuove regole dell’Eba, in vigore da inizio gennaio, in tema di default, sin da quando è stata posta per la prima volta in consultazione nel 2015. “Una volta entrata in vigore, con regole che abbiamo sempre giudicato eccessivamente stringenti, abbiamo eseguito una massiccia e tempestiva operazione di informazione tra le imprese - ha detto - mettendo a disposizione del nostro sistema una Guida preparata con l’ABI. Con l’avvento della pandemia siamo tornati a segnalare alle Autorità europee la criticità di quella definizione, da ultimo attraverso una lettera congiunta con ABI e altre Associazioni. Occorre comprendere che regole pensate in uno scenario molto diverso dall’attuale rischiano di ostacolare le possibilità di ripresa dell’economia e quindi è necessaria una revisione o un rinvio. Questo vale per il default come per altre regole, ad esempio la riforma di Basilea e le norme sugli NPL” – ha concluso Emanuele Orsini.


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