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L'intervista rilasciata al Sole 24 Ore dal Vice Presidente di Confindustria per le politiche di coesione territoriale Stefan Pan, in visita a Bruxelles questa settimana con il Consiglio delle Rappresentanze Regionali.
Si discute molto di una riforma delle politiche di coesione, che rappresentano tuttora quasi un terzo del bilancio comunitario (351,8 miliardi di euro). Cosa ne pensa?
Se mi permette il confronto, l'Europa è come un atleta che ha bisogno di un allenatore. Ha bisogno di qualcuno che guardi a tutto il corpo perché questo possa sprigionare tutte le sue energie. Le politiche di coesione sono lo strumento per garantire all'Europa di correre a pieno ritmo. Vorrei qui smentire due visioni erronee. La prima è che l'industria è una cosa vecchia. Così non è. E invece molto moderna, all'avanguardia tecnologica. L'altra visione è che i fondi nascondano un approccio assistenzialista. Anche qui bisogna smentire questa idea.
L'Italia è spesso criticata qui a Bruxelles. Per decenni i fondi europei sono stati utilizzati male epoco. Ci sono stati miglioramenti negli ultimi anni?
Si sta terminando il rendiconto del periodo 2007-2013. Il tasso di spesa certificata è al 99%. C'è stato un miglioramento oggettivo nell'uso delle risorse, e non sono state perse risorse, neppure nelle regioni più povere del Paese. Per quanto riguarda il bilancio 2014-2020, il livello di impegni è oggi superiore alla media europea. Di recente, la Confindustriaha notato in una indagine semestrale una nuova vitalità del Mezzogiorno. In effetti, il Sud da segnali di ripresa. E quindi l'occasione di utilizzare appieno i fondi europei per promuovere lacompetitività, infondere nuova fiducia nel tessuto territoriale, far emergere la capacità di fare sistema e quindi ridurre i divari persistenti tra le regioni europee.
Come valuta l'operato dell'Agenzia nazionale per la coesione territoriale, fondata nel 2013?
È un nostro partner nel portare avanti un progetto comune. Vi portiamo la nostra visione del Paese, una precondizione per una buona politica. Il dialogo è molto stretto e costruttivo, direi anche ricettivo su entrambi i fronti. L'Agenzia è stata molto utile per migliorare l'uso dei fondi europei, soprattutto nel Mezzogiorno. Anche grazie all'utilizzo di task force dell'Agenzia che lavorano con le regioni sul territorio. Dobbiamo rendere strutturale il miglioramento dell'amministrazione pubblica locale.
Si discute se condizionare l'uso dei fondi al rispetto delle raccomandazioni-Paese preparate ogni anno dalla Commissione europea. Confindustria è d'accordo?
Il Paese ha bisogno di uno scatto di orgoglio, e tutto ciò che può aiutare è benvenuto. Ciò detto, le raccomandazioni-Paese guardano al breve termine, mentre le politiche di coesione sono proiettate al lungo periodo. Bisogna immaginare accorgimenti per rendere compatibile un eventuale legame. Vi sono ambiti in cui in effetti si può immaginare l'uso di fondi europei per incentivare, facilitare riforme strutturali che hanno valenza economica, come per esempio la giustizia. Le politiche di coesione possono fare molto. Bisogna scegliere l'ambito di spesa accuratamente.
Quale sono le priorità di Confindustria per il prossimo bilancio comunitario?
Crediamo che i fondi di coesione debbano rafforzare l'Unione, come dicevo prima rafforzando l'intero corpo dell'atleta Europa; e incentivare un rinascimento industriale che diventi un punto di incontro di specializzazioni diverse. Bisogna altresì semplificare le procedure e rafforzare l'uso dei fondi in quanto leva finanziaria.
Una delle ipotesi per il bilancio comunitario 2021-2028 è di ridurre il capitolo di spesa dedicato all'agricoltura (oggi pari al 38% della spesa totale). Il denaro potrebbe confluire in altre direzioni, per esempio l'industria. Cosa ne pensa?
Dobbiamo dirigere il denaro là dove è capace di generare maggiore valore aggiunto, cercare i settori dove ci sono i migliori moltiplicatori di ricchezza. Crediamo che uno degli ambiti sia l'industria intelligente. Industria e agricoltura non sono antagonisti. Anzi. Ciò che beneficia all'industria beneficia anche all'agricoltura. Il concetto di Industria 4.0 è applicabile a molti settori produttivi.