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L’espansione globale prosegue. La velocità è la più alta dal 2010 ed è in accelerazione sul finire del 2017. In Italia si rafforza la ripresa. Confindustria rivede al rialzo il Pil del 2018 all’1,5% (dall'1,3% di settembre). Prevede una crescita dell'1,2% per il 2019, ma si tratta di una stima prudenziale: saranno determinanti infatti investimenti e credito.
L’Italia, quindi, partecipa pienamente al maggiore impeto della crescita globale, da un lato attraverso l’ottima perfomance dell’export (che da alcuni anni sta guadagnando quote di mercato), dall’altro attraverso l’incremento degli investimenti (incentivati dalle misure governative). È riuscita a restringere, ma non a chiudere, il divario nell’incremento del Pil con il resto dell’Euro area. Resta comunque ampia la distanza dal picco pre-crisi. Nel 2019 il Pil italiano sarà ancora al di sotto del 2,9% rispetto al livello del 2007. Con un tasso di crescita dell’1,0%, il recupero completo avverrebbe nel 2021.
Viene rivista all’insù anche l'occupazione, l’unica variabile economica insieme all’export ad aver superato il picco pre-crisi. Ciò non significa che il peggio sia alle spalle: a 7,7 milioni di persone manca ancora lavoro, in tutto o in parte. Soprattutto allarmante è la questione della bassa occupazione giovanile che, diversamente dal passato, si trasforma in emigrazione. L’uscita di giovani dal Paese, molti dei quali diplomati e laureati, è proseguita anche nel 2016 e con flussi accresciuti significativamente: 61mila tra i 18 e i 39 anni, con +19,1% sul 2015. I laureati di ogni età che se ne sono andati sono stati 25mila, solo nel 2016.
La forza della crescita globale sta ridimensionando l’importanza dell’incertezza politica sulla stessa congiuntura economica. Ma l’instabilità politica e le misure demagogiche, prese per motivi di consenso, rischiano di abbassare il potenziale di crescita. Per questo le prossime elezioni in Italia segnano un bivio tra andare avanti sulla strada delle riforme o tornare indietro.
Tra le sfide di medio-lungo periodo per l’Italia, ha un posto importante la sua relazione con l’Africa. Il continente cresce demograficamente a ritmi molto elevati e si rende decisiva la gestione dei rapporti futuri, economici e finanziari, che il CSC prende in esame nella parte monografica.
"I dati - ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia - confermano l' inversione di tendenza dell'economia italiana che però è ancora debole e, quind dobbiamo continuare su questa strada. Alcuni provvedimenti del Governo, dal Jobs act a Industria 4.0, stanno dando effetti su economia reale. Il messaggio è: non depotenziamoli, andiamo avanti".