Mazzuca e Grassi al Sole24Ore: Il Sud deve mettersi in Rete e puntare a ruolo chiave nel Mediterraneo

26 aprile 2021 | Vice Presidente

 

 

Il Pnrr è l’occasione per compiere un primo grande passo verso una politica organica nazionale sull’economia del mare. Una politica che finora è mancata, nonostante il peso economico del settore allargato (34,3 miliardi di valore aggiunto e 185mila unità lavorative dirette nell’ultimo Rapporto del mare del 2019) e l’idea più volte riproposta di fare dell’Italia una piattaforma logistica del Mediterraneo.

 

Confindustria, con la presidenza di Carlo Bonomi, ha scommesso su un progetto strategico complessivo per valorizzare al meglio la “risorsa mare” in tutte le sue articolazioni economiche e tradurla in una leva di sviluppo per l’intero Paese e ha avviato un lavoro che coinvolge le rappresentanze settoriali e territoriali di tutto il Mezzogiorno.

 

Il Piano strategico nazionale di Confindustria - che ha prodotto una prima proposta in occasione del Pnrr e sarà completato entro il 2021 - afferma l’importanza cruciale dell’economia del mare e mette in fila politiche e misure necessarie per dare concretezza al disegno. Il Pnrr, infatti, può essere l’anticipazione di un programma a lunga gittata, puntando proprio a piantare i pilastri di una politica industriale per la sostenibilità e l’innovazione della navigazione e della logistica portuale. Il pacchetto di misure proposte prevede, in particolare: incentivi a investimenti di adeguamento e rinnovo delle unità di navigazione esistenti e delle dotazioni logistiche portuali; sostegno finanziario, con la creazione di un Fondo Economia del Mare per il credito a medio-lungo termine e interventi di garanzia, nell’ambito del Fondo dei Fondi previsto dal Pnrr; integrazione delle misure di ricerca, sviluppo e innovazione già previste nel Recovery con altre dedicate alla navigazione e alla movimentazione logistica nei porti; utilizzo della domanda pubblica per favorire l’innovazione (procurement strategico) per le forniture pubbliche di tecnologie e mezzi di trasporto marittimo; integrazione delle tecnologie digitali, già presenti nel Progetto Transizione 4.0, con altre dedicate alla navigazione e alla movimentazione logistica nei porti; coordinamento con gli interventi per la transizione energetica applicata alla sostenibilità della mobilità marittima e della movimentazione logistica come produzione di fonti alternative a più basse (fino ad arrivare a zero) emissioni e infrastrutture di trasporto e distribuzione.

 

Se queste sono le linee orizzontali del progetto confindustriale, un’attenzione territoriale specifica è riservata al Mezzogiorno, nella convinzione che «qualsiasi prospettiva di ripartenza per l’Italia passa attraverso la risoluzione dello storico divario fra il Sud e il resto del Paese e, sempre più, tra le diverse aree del Sud». Un Southern Range logistico euromediterraneo competitivo, green, sostenibile e socialmente inclusivo”, una messa in rete del Meridione, partendo dall’integrazione delle Zes e dei relativi porti che, in questa chiave, possono divenire “potenziali nodi territoriali di sviluppo anche per le aree interne”. Si tratta di “Costruire il Mediterraneo”, il progetto proposto dalle Confindustrie meridionali per fare del Sud un sistema unitario di promozione dello sviluppo, in una prospettiva di integrazione con il sistema logistico-portuale del centro-nord, utilizzando come perno l’economia del mare. Un piano di nuovi investimenti e nuove tecnologie, per centrare gli obiettivi europei della transizione energetica, digitale e della resilienza e, al tempo stesso, una proposta per orientare verso un progetto di sviluppo la programmazione delle tre leve finanziarie date da Pnrr, Fondo sviluppo coesione e fondi strutturali europei 2021-27.

 

In questa sfida che mira a far decollare il Sud e il Paese, anche attraverso le Zes e una rete di infrastrutture integrata, si muovono all’unisono Natale Mazzuca, Vice Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare e Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale, che hanno parlato di questi temi in un’ampia intervista a due voci sul Sole 24 Ore.

 

Economia e geopolitica rappresentano “un progetto trasversale strategico che coinvolge tutto il Paese. Le nostre coste e l’economia del mare sono una risorsa da cui partire per mettere in connessione i territori, rendendoli competitivi e attraendo investimenti», ha detto Natale Mazzuca, Vice Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare al Sole 24 Ore. “L’economia del mare è un cluster che ha potenzialità enormi. La logistica e i trasporti sono vitali per l’economia e determinanti nei processi produttivi. Non a caso si parla di secolo della logistica, l’industria delle industrie, sottolineandone la valenza strategica in un mondo ormai globalizzato, che ha spostato i confini economici dei paesi ben oltre quelli geografici. L’Italia rispetto alla Germania, che a fine anno recupererà il pil perso a causa del Covid, è indietro di 20 punti. È paradossale – ha fatto notare Mazzuca – che l’Italia si trovi al 19° posto nella logistica”.

 

“Il Mezzogiorno è un hub naturale, un’area proiettata nel Mediterraneo, capace di assumere, nuovamente, un ruolo di leadership economico-territoriale, trattenere le sue risorse umane ed economiche, attrarre quelle esterne, tutelare e valorizzare l’ambiente, generare conoscenza e innovazione”, ha affermato Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale, al Sole24Ore. “Se il Sud non cresce, non cresce l’Italia. Investire nelle aree meridionali e nella risorsa mare è fondamentale per un progetto unitario di ripresa del Paese. In questa fase di crisi – ha continuato Grassi – le otto Confindustrie regionali del Sud si sono messe insieme per la prima volta, decise a integrare i sistemi portuali, tra di loro e con il Centro-Nord, e a ragionare in una visione di sistema paese e di coesione nazionale”.

 

Secondo Mazzuca, “Costruire il Mediterraneo” è una grande armatura infrastrutturale che integra le aree interne, in cui ogni intervento è funzionale all’aumento della competitività”. Inoltre per il Vice Presidente ha anche un valore geopolitico: “l’Europa, grazie alla posizione strategica dell’Italia, può recuperare un ruolo decisivo nel Mediterraneo, dove oggi sono forti le influenze di Cina, Russia e Turchia. Il sistema portuale italiano ha potenzialità uniche ma manca ancora una politica unitaria. Resta ancorato a logiche localistiche che bisogna superare. La portualità deve essere l’asset per generare efficienza e forza competitiva”.

 

E Vito Grassi, come Presidente di Confindustria Campania, ha dato concretamente il senso delle proposte di Confindustria guardando alle criticità e alle aree d’intervento nella sua regione: “carenza nella manutenzione ed efficienza delle reti ferroviarie urbane e regionali; scarse ed incomplete connessioni ferroviarie e stradali di ultimo miglio con porti, retroporti e aeroporti (come ad esempio il collegamento della metropolitana di Napoli con Capodichino). Inoltre, sono da completare l’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari, implementando le fermate intermedie, l’alta velocità fino a Reggio Calabria, la nuova pista dell’aeroporto di Salerno, il collegamento autostradale Salerno nord/A3, il progetto di Waterfront del porto di Napoli e l’intermodalità ferroviaria per il trasporto merci verso Roma e Bari”. Un quadro esplicativo per il quale, secondo Grassi, “serve la visione espressa nel volume presentato da Confindustria all’Assemblea di fine settembre, “Il coraggio del futuro”: occorrono più industria e più infrastrutture per combattere la disoccupazione, il malaffare e la fuga di cervelli”.  

 

Natale Mazzuca infine ha sottolineato che “non bisogna andare in ordine sparso, ma avere un’idea integrata di sviluppo perché le potenzialità sono enormi, il commercio mondiale sta crescendo, le catene del valore si accorciano, e quindi le ZES possono diventare vere e proprie calamite per riportare le industrie in Italia. Dal Canale di Suez passa il 10% del traffico mondiale di merci che può arrivare nel Mediterraneo ed essere intercettato dai nostri porti; nel mare Nostro si incrociano 15mila miliardi del pil europeo che, con quello dei paesi del Medio Oriente, arriva a 18mila miliardi. Serve quindi agire su questo tema con una regia unica per essere più incisivi nell’interlocuzione con le Istituzioni”, ha concluso il Vice Presidente.



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