Archivio Position Paper

Quote rosa negli organi societari. Risposta di Confindustria alla consultazione ...

11 giugno 2012



 

Il 5 marzo scorso la Commissione europea ha avviato una consultazione diretta a verificare l’opportunità di un intervento a livello UE per favorire l’equilibrio tra i generi nei consigli di amministrazione delle società e a individuare i principali elementi che dovrebbero caratterizzare tali misure.

 

Confindustria ha risposto alla consultazione (v. all.), sottolineando l’importanza del tema, ma evidenziando anche che la questione della modesta rappresentanza femminile nelle posizioni aziendali di vertice dovrebbe essere affrontata con lo strumento dell’autoregolamentazione. Quest'ultima, infatti, rappresenta la soluzione più adeguata per assicurare una composizione equilibrata degli assetti di governance, in termini di caratteristiche sia personali che professionali dei componenti. Inoltre, l'autodisciplina può indurre le società a considerare l’equilibrio tra i generi come un valore aggiunto e, quindi, incoraggia una selezione effettivamente basata sul merito.

 

Pertanto, Confindustria si è dichiarata contraria a un intervento normativo europeo che introduca regole vincolanti in materia, aprendo a possibili misure di soft law qualora la Commissione ritenesse comunque di dover fornire indicazioni agli Stati membri. Un'eventuale intervento UE dovrebbe limitarsi a dare impulso a politiche societarie dirette a rafforzare la partecipazione femminile, coordinandosi con le iniziative assunte sul tema nei diversi contesti nazionali. In questo senso, si è proposto di valutare quale valido punto di riferimento l’impostazione della Legge italiana n. 120/2011, che ha introdotto un sistema temporaneo e graduale per l’applicazione delle quote di genere. Inoltre, la Commissione dovrebbe valorizzare il principio comply or explain, che è in grado di assicurare adeguata trasparenza delle politiche societarie adottate in questo campo.

Direttiva Prospetto e semplificazione di alcuni oneri per le società. ...

11 giugno 2012



Il Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha posto in consultazione uno schema di decreto che contiene alcuni interventi sul TUF diretti a recepire nel nostro ordinamento la direttiva 2010/73/UE, che modifica la precedente 2003/71/CE relativa alla pubblicazione del prospetto in caso di offerta al pubblico di strumenti finanziari e di ammissione alla negoziazione sui mercati regolamentati.

 

La delega legislativa offre l’occasione per alcuni interventi di modifica del TUF volti a ridurre gli oneri che gravano sugli emittenti: si tratta di una prospettiva condivisibile e apprezzabili sono i singoli interventi proposti dal Tesoro per darvi attuazione, anche al fine di superare casi di goldplating rispetto alle norme UE. Peraltro, come evidenziato da Confindustria nella risposta allegata, ulteriori misure sono auspicabili in questo campo.

 

Lo schema di decreto contiene anche alcune proposte di modifica alle disposizioni del Codice civile in materia di emissioni obbligazionarie da parte delle SpA non quotate, cui verrebbe riconosciuta la possibilità di superare i limiti patrimoniali imposti dal Codice civile nel caso in cui tali emissioni siano destinate alla quotazione su mercati regolamentati e sugli MTF. Confindustria ha espresso apprezzamento per questo correttivo, evidenziando inoltre l’opportunità di elevare il limite patrimoniale attualmente previsto per l’emissione di obbligazioni da parte delle SpA non quotate e che non intendano quotare i titoli emessi. Questo intervento potrebbe favorire ulteriormente il ricorso alle obbligazioni, senza alterare gli obiettivi di fondo della disciplina civilistica. Peraltro, nel documento allegato si evidenzia che l’emissione di prestiti obbligazionari da parte delle corporates italiane non quotate è fortemente disincentivata dalla disciplina fiscale: essa ostacola il ricorso alle obbligazioni con una serie di vincoli che, se non rimossi, rischiano di vanificare l’obiettivo perseguito dallo schema di decreto.

 

I correttivi proposti al Decreto Legislativo n. 231/2001 mirano invece a risolvere le criticità interpretative derivanti dalla stratificazione, spesso disordinata, di successivi interventi legislativi sulla materia. Tuttavia, nella risposta di Confindustria si evidenziano alcune incongruenze, che motivano la richiesta di ripensare le disposizioni proposte.

Dove siamo
Complementary Content
${loading}